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Ubuntu – I am beacuse we are

 

U-bu-ntu. Il suono delle lettere pronunciate da Nelson Mandela appare come un mantra universale a cui tutti noi apparteniamo, un invito al sentimento della fratellanza per abbattere i muri che ci dividono dalle separazioni. La parola di origine sudafricana conduce al ritmo di una danza, quella dell’umanità che si nutre del legame indissolubile tra gli individui e della corrispondenza delle loro esistenze.

«Io sono perché noi siamo»

Quando il designer di fama internazionale Armando Milani vide il luccichio di una graffetta sull’asfalto durante l’attesa di un taxi di ritorno da Nizza, ebbe l’idea di incastrarci dentro un cuore rosso e di sentire il battito dell’ubuntu. L’impegno che ormai da anni ha visto Milani interessato al sociale lo ha condotto a progettare una mostra collettiva, nata da una serie di workshop itineranti in tutto il mondo – Messico, Usa, Egitto, Sudafrica – che approda, dopo un debutto nel 2018 prima a Milano e poi a Madrid, anche all’Accademia di Belle Arti di Catania.

L’esposizione, rinviata nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica, è stata inaugurata il 18 giugno nell’aula magna Nunzio Sciavarrello della sede di Via Franchetti a cura di Milani in collaborazione con il Direttore dell’Aba di Catania Gianni Latino e rimarrà visitabile fino al 30 giugno. Il vernissage è stato motivo di incontro tra il designer e gli studenti e le studentesse dell’Accademia che hanno ascoltato con viva partecipazione la lectio magistralis del maestro.

 

 

Gli ottanta manifesti, realizzati dai 30 designer grafici di livello internazionale, dai 10 docenti di graphic design e dai 40 studenti del biennio specialistico in Design per l’editoria e Design della comunicazione visiva, vogliono comunicare i valori del dialogo, della condivisione, del rispetto e della tolleranza. La grafica non ha bisogno di spiegazioni se l’immagine è così potente da raggiungere immediatamente lo sguardo dello spettatore. «I caratteri devono parlare da soli, come le immagini», spiega Gianni Latino nel suo manifesto. Il segno e le linee riempiono i vuoti dell’indifferenza, colmano le mancanze e accolgono le diversità. Gli intrecci dei monogrammi, simili ad ancore a cui aggrapparsi, simboleggiano l’unione dei popoli e il supporto indispensabile per costruire una pace mondiale. È un racconto corale dove i messaggi dei singoli lavori fanno da cassa di risonanza agli altri.  La guerra può essere combattuta con il volo dell’amore e della speranza.