The Wall #7 – The new season
Stefano Perrone
The Wall Project, curato dalla designer Myriam Kühne Rauner e da Artoday nelle persone di Federico Montagna e Alessia Romano, torna dopo la pausa estiva con un nuovo format. Esposti accanto alla singola opera pittorica di un artista emergente, gli appuntamenti espositivi mostreranno anche alcuni bozzetti come focus efficace sul processo creativo dell’autore.
Stefano Perrone è un pittore autodidatta con anni di grafica alle spalle. Il suo segno è vettoriale, il colore è ad alto gradiente, lo stile si muove tra la ritrattistica tradizionale e l’astrattismo.
Tornato da una residenza artistica a Maiorca Perrone rielabora in chiave visivamente meno aggressiva e concettualmente più sottile il personaggio ispirato da una maschera carnevalesca tipica del posto: il Correfoc.
Il Giullare è ritratto di tre quarti, con la testa girata in senso opposto al busto. Anatomicamente figurativo ma umanamente alterato: la maschera che indossa è una diretta continuazione del viso, il costume monocromo non si distingue dal corpo che ne assume il colore verde; la stessa tinta conquista anche lo sfondo, immergendo la figura in un’atmosfera surreale.
Una volta ultimato il lavoro, Perrone lo contempla e ne dà un’interpretazione propria che compone in un testo creativo che sia nella forma sia nel contenuto esprime la contraddizione ripetitiva ed estenuante dell’essere un artista contemporaneo. Il tema è molto attuale, seppure già storicizzato: L.O.V.E di Cattelan così come S.A.C.R.E.D di Ai Weiwei hanno denunciato in precedenza la declinazione che la finanza e la politica veicolano sull’opera d’arte nell’epoca coeva.
Il pubblico vuole sempre la stessa cosa, perché è così sovra-stimolato dal mercato che non riesce più ad avere un gusto proprio, quindi ricicla quello degli “altri”. L’artista, giullare del pubblico, fantoccio del mercato si trova di fronte a due scelte: continuare ad essere la maschera di sé stesso o tagliarla via a suo modo, a costo di morire agli occhi dei suoi fruitori.
Photo Credits: Adriano Blarasin
Testo in immagine: Stefano Perrone