La seconda chance fa bene ed è cool
In un momento e in una generazione sempre più attenta alle scelte quotidiane per diminuire la propria impronta di carbonio nel pianeta, dobbiamo imparare a difenderci dalle altisonanti cause ecosostenibili e dalle trappole del green washing. Per questo motivo è bene capire l’etimologia del termine “riciclo”: re-immettere qualcosa o qualcuno in un ciclo, in un sistema, in circolazione. Il ri-uso intelligente evita ulteriori sprechi nella sua seconda vita e perpetua nuovi benefici.
DUE CASI ITALIANI
Partendo da questa definizione parliamo di due progetti, tutti italiani, che si ispirano alla filosofia del riciclo in maniera dottrinale. In entrambe le esperienze ci si occupa di riciclo di materiale di scarto e di re-inserimento nel ciclo, nel sistema, dei detenuti.
Il fil-rouge che lega le due iniziative oltre ad essere quello evidente dell’upcycling è anche l’apertura ad approfondire il mero ri-utilizzo e trasformarlo in ulteriore beneficio per tutti. I carcerati potranno re-inserirsi attraverso laboratori di sensibilizzazione ambientale. Un ri-ciclo virtuoso e auspicatamente vorticoso.
Infine, secondo uno studio, i casi di recidiva dei detenuti che hanno partecipato ad un programma di reinserimento ammontano al 10%.
Di conseguenza nel restante 90% nessuno ha preso parte a un programma durante la carcerazione.
Dunque non si tratta solo di scelte individuali, ma anche dell’inaccessibilità a tali programmi.
Si tratta di un laboratorio di reinserimento dei detenuti del carcere di Santa Maria Maggiore attraverso attività di riciclo di PVC nato dalla cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri, nella città di Venezia.
Il percorso formativo offerto ai detenuti consiste nella realizzazione di borse, zaini e accessori in PVC riciclato, pezzi unici, irripetibili e fatti a mano. Scopi dell’iniziativa sono la ricerca di un’alternativa al fast fashion inquinante e ormai saturo e proporre un profitto culturale per il riscatto personale di chi produce. Tutte le borse e gli accessori nascono dalla lavorazione di banner pubblicitari dismessi in PVC. Dare una seconda vita a tale materiale attraverso la lavorazione di accessori è un modo per allungare il processo di smaltimento e fare bene all’ambiente.
Un vero fashion hub, una sartoria etica e sostenibile, Palingen nasce con l’obiettivo di dare una seconda possibilità a donne detenute nella casa circondariale femminile di Pozzuoli (NA), utilizzando tessuti destinati allo scarto commissionate da importanti brand e aziende del settore
“Il nostro obiettivo è questo: diventare una sartoria sociale di riferimento per aziende e designer che desiderano dare un valore aggiunto alle loro creazioni contribuendo positivamente alla società e all’ambiente nonché quello di assumere e formare un sempre maggior numero di detenute”, parla Marco Maria Mazio, fondatore della start-up sociale.
RITRATTE LIBERE
Recentemente Palingen ha collaborato con il brand di moda sostenibile Handle With Freedom nella realizzazione del progetto Ritratte Libere. Il punto di partenza del progetto è stato chiedere alle detenute di scrivere delle lettere in cui esprimere la loro visione di libertà. Queste parole sono poi state integrate nel design del prodotto realizzato handmade dalle stesse detenute.
Il concetto di second chances è il proprio il filo conduttore che unisce le donne e i tessuti che lavorano: una seconda chance per il futuro delle detenute, una seconda chance per i materiali, Perché per Palingen e Handle With Freedom non esistono scarti, ma solo opportunità perse.