Ritorno alla Madre
la ricerca della genesis dell’arte
di Ado Brandimarte e Claudio Zorzi
Uno spazio scavato su muri non levigati, ma grezzi e vivi. Il buio e la luce. Il canto del merlo, La Siringe. È qui che ha luogo la mostra dello scultore Ado Brandimarte e del pittore Claudio Zorzi, il Ritorno alla Madre.
Nata come scambio culturale con i tre giovani artisti Enzo Calò, Gabriele Massaro e Davide Mineo, la mostra si compone di tre sole opere, due pittoriche e una scultorea, che si impongono nello spazio ricercando l’identità autentica. Questa può essere ritrovata unicamente attraverso l’azione, sia spaziale sia interiore, che conduce alla genesis dell’arte. Il ritorno alla pittura ha un’accezione magica, che richiama i dipinti rupestri degli uomini delle caverne; il ritorno alla scultura, invece, ha uno scopo propiziatorio, che rende la caverna luogo sacro.
È stato quindi inevitabile il dialogo con lo spazio circostante. Un luogo ostico, ma al tempo stesso accogliente, fatto di pareti grezze che portano il peso non indifferente di una storia che grida di essere raccontata. È proprio questa che guida le mani degli artisti e li spinge ad una riflessione più profonda ed interiore, come la siringe è per il merlo la traduzione di un istinto primordiale.
Si leggono quindi le tracce di uno scontro tra apollineo e dionisiaco, che conducono la nostra individualità all’unità originaria. Intuiamo così, non con parole, ma attraverso immagini molteplici, che l’arte è una sorgente materna, come afferma la curatrice Tabea Badami.
Il ritorno quindi non è nostalgico, ma è un richiamo alla spontaneità che si manifesta solo attraverso le mani degli artisti che, sfuggendo alle cose mutabili della vita, danno voce ad immagini pittoriche e corpi scultorei frammentati. Il ritorno è un chiaro riferimento al Narciso e Boccadoro di H. Hesse, la cui ricerca identitaria si traduce nell’azione, tra il timore di affondare nel mondo dei sensi e il pericolo di asfissiare nel vuoto, ritrovandosi infine nella fonte primigenia: il mondo materno.