Rèlígo
Atto di dolore
Fino al 12 novembre 2023 presso Palazzo Scammacca a Catania è possibile visitare il progetto espositivo Rèlígo, personale di Simone Cerio. Cerio punta il suo obiettivo su un lato rimasto oscuro nel dibattito LGBT+ ossia la possibilità di redenzione spirituale. Contestualmente alla mostra è stata presentata anche l’omonima pubblicazione attraverso cui viene narrata l’indagine sociale e fotografica dell’artista con introduzione di Don Luigi Ciotti.
Per te non c’è posto in paradiso!
In collaborazione con 2Lab, la galleria ancora una volta accende una luce su questioni spinose per il nostro territorio. Simone Cerio punta il suo obiettivo su un lato forse volutamente rimasto oscuro nel dibattito LGBT+ ossia la possibilità di redenzione spirituale. In un sistema per cui ciò che non funziona viene relegato e rigettato, in pochi si impongono anche semplicemente il dubbio, la possibilità di resistere ai dogmi, al senso di colpa e alla emarginazione spirituale. Nella storia della Chiesa in fondo non c’è molto spazio per i cammini secondari.
«Per te – racconta Simone Cerio –non c’è posto in Paradiso, Ricorda!”, inizia con una maledizione l’indagine che ha condotto a partire da uno dei 30 gruppi LGBT credenti in Italia che offrono percorsi spirituali e di accoglienza a tutte le persone con identità sessuale e di genere diverse da quella comunemente accettata. “Lì è nato il mio desiderio di indagare la relazione tra fede e omosessualità presenti nella chiesa”.
L’allestimento
L’allestimento della prima sala permette di percepire sulla propria pelle l’atmosfera in cui Simone ha condotto la sua ricerca per quattro anni: si respira una certa solennità e rispetto, dalla pastorale di Don Barbero della comunità di Base di Pinerolo, scomunicato da Giovanni Paolo II nel 2003 a causa del suo sostegno al sacramento del matrimonio per le coppie omosessuali. Fino alla seconda sala con le immagini sacre come lo scatto delle mani giunte, reliquie che ricordano le cappelle affrescate presso cui pregare.
Nella sala successiva ci si rende conto di tutte le contraddizioni del tempo: si trova qui allestito un tavolo su cui sono stati poggiati dei quadretti con le citazioni degli unici tre documenti vaticani trattanti l’argomento datati 1986, 2008 e 2016 a dimostrazione di una teologia imperitura e immobile (definita “homosexualitatis problema” dall’allora cardinale Joseph Ratzinger in un documento sulla “cura delle persone omosessuali” del 1° ottobre 1986). A me hanno ricordato gli ex voto, un po’ più didascalici ma con la stessa potenza di avviso minaccioso e autoritario. Si legge:
“Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale”.
Tuttavia Simone Cerio non vuole sottolineare l’attività conservatrice della Chiesa bensì punta il suo obiettivo su quelle comunità che promuovono “un rinnovamento teologico in grado di aprire la scena ad un nuovo movimento socio-religioso in Italia che potrebbe cambiare la struttura gerarchica della Chiesa, riportandola da una dimensione piramidale ad una più umana e circolare.”
Infine, nell’ultima stanza l’atmosfera si distende, siamo circondati da Natività ed Estasi di famiglie LGBT che hanno accolto la rivincita spirituale di ogni suo membro. La composizione di ritratti e dettagli di braccia e – persino in assenza come lo spiazzante ritratto del letto vuoto, calco del corpo assente – fanno da contraltare all’espressione più severa delle prime sale. Il respiro è più sereno e i sorrisi colti da Simone sono profetici di una resistenza che si augura diventi presto atto.
Le storie
Simone Cerio ha scelto di non apporre didascalie accanto ai propri lavori con l’intento di avviare un dialogo, un confronto tra chi osserva quanto ha minuziosamente deciso di esporre nel suo racconto per immagini e documenti. Cerio vuole che se ne parli, vuole che si conosca la storia di chi da anni ricerca una comunità religiosa cui appartenere e di cui sentirsi parte integrante. Vuole raccontare i percorsi spirituali di tante famiglie LGBT e lo vuole fare con solennità e rispetto della loro intimità. Simone usa la macchina fotografica come uno strumento di accoglienza, di ascolto e di restituzione di emozioni, dettagli, e momenti importanti per le persone con cui è entrato in contatto.
Easter egg: (per restare in tema) album fotografico della famiglia di Andrea Rubera e Dario De Gregorio, un oggetto prezioso, intimo e indispensabile per comprendere la delicatezza del progetto, e soprattutto, come non si tratti solo dell’album di famiglia Rubera-De Gregorio bensì di molte altre come la loro.
Per approfondire la minuziosa ricerca di Simone Cerio vi invitiamo a visitare il sito del progetto: http://religo.it.