Rea Art Fair 2022
Ibridare a potenza
La terza edizione di Rea! Art Fair, principale evento dell’associazione non-profit ReA Arte, si è svolta quest’anno dal 13 al 16 ottobre. L’evento di tre giorni dal 2020 si tiene presso la Fabbrica del Vapore di Milano. Il suo scopo primario è quello di coprire il gap del sistema dell’arte contemporanea che pone come esclusivo intermediario della vendita le gallerie.
Durante il periodo della fiera il pubblico e i collezionisti sono infatti inviati a visitare una mostra di 100 artisti emergenti, italiani e internazionali, provenienti da ambienti sia accademici sia freelance e selezionati tramite bando.
Il team, si compone di due gruppi: quello curatoriale e quello organizzativo, diretti rispettivamente da Pelin Zeytinci e Maryna Rybakova, le due fondatrici e direttrici artistiche del progetto.
Quest’anno il tema ricorrente è il ventaglio dei risultati derivanti dal rapporto tra le ultime novità tecnologiche e gli organismi, biologici e culturali, che continuano a esistere a prescindere da esse.
In Sa Sùrbile (2022) il gioco della campana, tracciato con il sale da Federica Murittu (1996, Sassari), quando viene attivato dal pubblico costituisce una protezione rituale all’inevitabile perdita della gioventù e dell’innocenza, rappresentate da un video in cui un rivolo di sangue, sgorga da una serratura, si trasforma in latte.
Anche i lavori Davide Zulli (1993, Italia; vive in Belgio), Steps of Humankind (2022) e Fuoco Fauto (2022), sono attraversati dall’idea di resistenza mistica al senso di fragilità diffuso nell’epoca attuale. La linfa della foresta ormai secca viene rinnovata dalla speranza trasmessa dagli amuleti, un fantasma errante che prende la forma di un ologramma errato.
Vita e morte arrivano a coincidere nel lavoro di Lorenzo Montinaro (1997, Taranto) che, incidendo su una lapide recuperata la propria data di nascita rivela con ironia come il fatto che una persona venga al mondo avvenga a condizione prima o poi se ne vada. Ma non ti salverà il ricordo (2022) è composta anche di un giradischi che riproduce Valzer Campestre di Gino Marinuzzi, conosciuto per essere stato il soundtrack della nascita di Fabrizio De André e per aver costituito la base per la composizione Valzer di un amore con cui il cantautore si è poi proposto alla sua futura moglie. Il brano assume così, simbolicamente, un valore generativo.
Sul tema dell’identità ragiona anche Alessio Barchitta (1991, Barcellona Pozzo di Gotto – Messina), il cui intervento in fiera è a cura di Balloon Project, media partener dell’evento. L’artista vive a Milano da più di dieci anni ma conserva il suo studio nella città d’origine. Alcun colore preferito (2022) è costituita da una serie di calchi della testa dell’artista che ha mescolato al gesso la polvere di vari materiali edili (marmo, intonaco, mattoni) e di alcune terre (tufo, sabbia dell’Etna) appartenenti a luoghi identitari, dove appunto Barchitta “lascia la testa”. Il detto assume qui una consistenza materica e biografica.
Nei suoi dipinti, Andrea Fiorino (1990, Augusta) attinge pure alla propria biografia personale, mettendone in scena alcuni episodi. I suoi personaggi si muovono in scenografie che stimolano l’immaginazione per via dei brillanti accordi cromatici e un linguaggio segnico che strizza l’occhio all’infanzia e gioca con le regole del linguaggio.
Anche il lavoro di Yingming Chen (1997, Cina) prende in analisi uno strumento linguistico – il dizionario di lingua cinese – estrapolandone alcuni termini che vengono divisi in significati e poi in sillabe. Il risultato è la completa decostruzione della loro forma e capacità di indottrinamento. Questo ribaltamento di uso e finalità è ribadito da Dictionary Duster. L’artista compone un piumino per la polvere, oggetto usato spesso in Cina per punire i bambini, tramite le parole ritagliate dallo strumento di coercizione cognitiva identificato nel dizionario.
Sui rapporti di potere si concentra anche la videoinstallazione di Cristina Lavosi (1993 Italia; vive nei Paesi Bassi). The was–is–ever–shall–be of cosmic reproducity (2022) contestualizza l’agency politica degli esseri umani e la sua preclusione agli animali non umani nel contesto del ciclo produttivo che li coinvolge entrambi.
Il girato in super 8 mostra la nascita di un agnello sull’isola e si combina a una serie di fotogrammi, estrapolati da video trovati online, che catturano alcuni momenti delle proteste dei pastori sardi. Dal 2019, i lavoratori lottano contro l’abbassamento del prezzo del latte da parte delle industrie produttrici di formaggio. A completare l’installazione, una serie di diapositive mostrano – come fossero impronte digitali – una serie di gocce di latte versate e lasciate asciugare sulla pellicola.
Visualizza questo post su Instagram