Persefone di Tiziana Cera Rosco
Talk e Studio Visit con Cristina Costanzo e Serena Ribaudo
In occasione del Festival Metamorphosis, martedì 6 settembre si è tenuto all’Orto Botanico di Palermo il Talk e lo Studio Visit della residenza d’artista di Tiziana Cera Rosco in dialogo con la curatrice Cristina Costanzo e la storica dell’arte Serena Ribaudo.
Artista visiva e poetessa, Cera Rosco si distingue per una ricerca intermediale concentrata sulla relazione arte-natura. Il lavoro verte sulla ricerca intorno alla figura di Persefone, che si traduce in un ciclo di lavori connessi alla metamorfosi e alla natura dei materiali.
Il talk inizia con una breve introduzione della curatrice Cristina Costanzo che racconta come questo segmento della produzione dell’artista affronta il tema della femminilità a partire dal dato corporale attraverso un’originale quanto toccante insieme di figure umane e vegetali che riflettono sui temi della sessualità, della tenuta del tempo nel vuoto, della formulazione del linguaggio e dell’orientarsi nell’oscurità.
La residenza ha iniziato a prendere forma nel dicembre del 2021 e la scelta del luogo non è stata casuale: tutto è connesso alla stagionalità e alla ciclicità. Questi due temi sono fondamentali per comprendere una Persefone che si discosta dall’iconografia nota, per rivelarsi in una Persefone adulta.
Secondo il mito, dopo il rapimento da parte di Ade dio dell’oltretomba, Persefone per sopravvivere mangia sei chicchi di melograno: è così costretta a passare sei mesi dell’anno nel regno dei morti e altri sei mesi nel regno dei vivi, periodo in cui la terra rifiorisce al suo passaggio.
Il mito si incarna nell’artista in modo profondamente personale e inedito, che permette di riflettere su una diversa lettura della figura di Persefone: non più innocente, ma consapevole. È proprio la ricerca della consapevolezza interiore il filo rosso che connette le tematiche chiave di questo emozionante lavoro. La metamorfosi di Persefone gira attorno ad un punto: per sopravvivere deve ritornare al dato proprio. Restringersi per ritornare a pulsazione. Ritornare al sangue come elemento temporale, al ciclo che restituisce la cedevolezza, la fatica e il ritorno.
Gli elementi naturali trovati all’interno dell’Orto Botanico, come ad esempio i melograni o e delle grandi foglie cadute per terra, assumono una valenza organica. La loro naturale trasformazione nel tempo diventa una forma abitabile attraverso la scansione del tempo. Ma per contarlo, bisogna che tutto diventi ripetitivo. L’artista quindi sceglie di raccontare l’ossessività del tempo attraverso l’Erbario dell’Emersione: una raccolta di 490 pezzi di alghe stese ad asciugare il cui colore e la forma cambia in relazione al proprio processo di essiccamento. Ogni elemento possiede quindi una propria scansione ritmica del tempo.
È proprio a partire dalla sua temporalità che Persefone ricrea la sua dimora nel sottosuolo, approdando così al tema dell’abitare: il linguaggio che parte dall’essere. Dimorare significa quindi stabilire un’origine per avere un posto di resa e per poter ritornare sempre ad esso. I Tempari della Nostalgia sono le opere che danno vita a questo concetto e che rappresentano la misura temporale di un regno a cui tornare dentro.
Emblematica di questa serie Parla mio fiore, la rappresentazione di un organo genitale femminile, dal forte impatto carnale, eseguita con pigmenti vegetali realizzati dall’artista impiegando il colore del melograno.
Sarà possibile visitare nuovamente la residenza d’artista l’8 ottobre 2022 dalle ore 17.00, in occasione della XVIII Giornata del Contemporaneo di AMACI, info e dettagli qui.