Permacrisis
Attraversare le paure
Vi raccontiamo i primi tre appuntamenti di Permacrisis, una serie di mostre sul tema delle fobie sociali, ambientate nel corridoio della Manic a lunga della Accademia di Belle Arti Albertina di Torino, a cura di Geraldina Albegiani e Marta Montoni, sotto la direzione della docente di Decorazione Monica Saccomandi.
Permacrisis è stato riconosciuto come termine dell’anno 2022 dalla redazione del dizionario Collins. Il termine indica “un periodo esteso di instabilità e insicurezza” ed è divenuto il punto di partenza di una call rivolta ai e alle studenti dell’Accademia Albertina di Torino. Il progetto è stato pensato e curato da Geraldina Albegiani e Marta Montoni, su invito e coordinamento di Monica Saccomandi, docente di Decorazione e Tecniche e Tecnologie della Decorazione.
Le curatrici hanno selezionato undici progetti tra quelli proposti tramite la Don’t Panic Box, custode delle candidature anonime. La consegna consisteva nel dare forma e/o performare una delle seguenti ansie sociali: FOPO, Fear of other People’s Opinion; FORO, Fear of Running out (dalle risorse naturali); FONO, Fear of Normal (nata nel periodo pandemico) e FOJI, Fear of Joining (la vita digitalizzata). L’ultima delle tematiche proposte consiste invece nella gioia di disconnettersi dalla vita social (JOMO, Joy of missing out). I progetti proposti sono stati pensati site-specific per la Manica Lunga, il corridoio stretto e lungo antistante i laboratori di Decorazione dell’Accademia, che sarà abitato alternatamente dagli undici progetti sino al 29 giugno 2023. La natura di luogo di passaggio e di uscita d’emergenza costituisce la peculiarità del contesto scelto. Il corridoio è stato così riconfigurato come luogo sicuro e sfidante in cui gli e le studenti avrebbero potuto mettersi in gioco a livello allestitivo ed emotivo.
Il lavoro che ha inaugurato Permacrisis è quello di Fabio Cipolla (Gorizia 1998), dal titolo My place, porzioni di spazio. L’artista ha disegnato col metallo sull’ambiente claustrofobico della Manica Lunga, abitandolo all’interno di strutture vuote, costruite a misura del proprio corpo. Durante la performance di un’ora e mezza, Cipolla si è mosso attraverso le sagome di ferro per poi farsi chiudere in un bozzolo dai piedi alla fronte, tramite una lunghissima corda.
Il pubblico è stato invitato a interagire con l’ambiente così costruito, di cui l’artista era diventato parte integrante. Il lavoro ha preso le mosse dal senso di costrizione fisica e sociale che ha raggiunto il suo apice durante l’emergenza sanitaria. Lo spettatore anche solo abitando lo spazio e il tempo della performance è stato portato a rivivere una sensazione simile, osservato dagli astanti e dall’artista che, silenzioso, cercava un contatto. La ricerca di Cipolla nasce dalla necessità di sondare la realtà attraverso uno studio di sé attraverso la materia; un tipo di conoscenza che è paragonabile e in parte deriva dalle pratiche di mindfullness.
L’interrelazione ha quindi tre soggetti: l’artista, il pubblico e i materiali. La corda di canapa infatti lascia tracce sulla pelle, ma conserva anch’essa memoria visibile del contatto. Un paradosso coerente del lavoro è che l’ansia sociale abbia avuto bisogno di una collaborazione esterna per essere rappresentata. L’artista infatti ha chiesto al pubblico di relazionarsi con lo spazio e ad alcuni suoi colleghi di aiutarlo non solo a diventare parte dell’ambiente, ma anche a cambiare posizione e infine a slegarsi, ridiventando persona.
Chan Cao (Henan 1998) è la seconda artista della rassegna. Il suo lavoro 被讨厌的勇气/ The Courage to Be Disliked: How to free yourself, change your life and achieve real happiness, prende il titolo dal libro di I. Kishimi e F. Koga che riscontrano nel coraggio di non piacere la chiave della felicità. L’artista cinese, che si è trasferita in Italia per motivi di studio senza conoscere né l’inglese né l’italiano, ha accolto, fatto suo e condiviso con tutti e tutte il segreto per affrontare la propria ansia sociale, centrata sulla difficoltà del comunicare verbalmente e quindi di integrarsi.
Affascinata dall’arte antica, soprattutto egizia, dagli affreschi medievali e rinascimentali, l’artista ha unito Oriente e Occidente tramite la tecnica xilografica e nella rappresentazione del serpente. Il rettile infatti rappresenta in Cina un simbolo del potere maschile che l’artista sovrappone al simbolo della tentazione femminile, che nell’altro emisfero, è suggerito dalla storia di Adamo ed Eva. Il rettile diventa così un ibrido tra la paura e il metodo con cui affrontarla, prendendo infine il ruolo di nume protettore. Si difende da sola e Ascolta con attenzione!, le due xilografie in carta cinese, esprimono bene questo dualismo. Le stampe bianche a secco, realizzate col torchio non hanno titolo e invitano a trovare un modo di comunicare alternativo alla parola. Il suggerimento è quello di usare i sensi – rappresentati da un naso, un occhio, un orecchio, una lingua – in modo empatico e per questo il sesto senso è simboleggiato dal cuore. La sfida è quella di abbracciare e condividere le proprie vulnerabilità, al di là della comunicazione verbale.
La terza artista di Permacrisis è Diana Sonetto (1997 Schlieren) che con il lavoro Loop ludico porta il pubblico a riflettere su due fondamentali dipendenze della società contemporanea: il guadagno e l’attenzione social(e).
Il cupo e brillante blu elettrico in cui è stato immerso il corridoio della Manica lunga si combinava con il tintinnio delle slot-machine, alternato al suono tipico della messaggistica istantanea parte del nostro immaginario sonoro collettivo.
L’inquinamento sonoro incontra qui la dipendenza tecnologica. Uno studio ha dimostrato che il movimento del rullo del jackpot crea dipendenza tanto quanto il gesto dello scrolling sullo screen dei telefoni. La luce blu induce calma, rilassa, innescando però l’insonnia, l’ansia di perdersi qualcosa e la paura di non avere un feedback adeguato allo standard. Surveillance instruments // Instruments of submission // Effective instruments// Likes are an amen // Likes are our blessing //Likes are salvation // Generate a digital addiction// sono gli estratti da un discorso in cui Wun Chul Han presenta La società della stanchezza, pronunciata dalla voce robotica di Martina Greco. Le frasi costituiscono il momento di disvelamento dell’inganno blue ludico e l’invito alla catarsi.
Ieri si è concluso I’M BLUE (Da ba dee), l’evento di tre giorni durante i quali l’artista Rachele Montoro ha raccontato tre favole al telefono ad ogni visitatore/trice prenotato/a, a partire da altrettanti suoi dipinti sul tema dell’accettazione delle differenze.
Gli appuntamenti a seguire avranno come protagonisti: Han Zhou (22-23 maggio), Camilla Delsignore (29-30 maggio), Fabrizio Fiore (5-6 giugno), Clarissa Sorvino (12-13 giugno), Claudia Capri (19-20 giugno), Annamaria Nicolussi Principe (26-27 giugno), COLLETTIVO 1 CM (28-29 giugno).