Questo è il nostro giardino:
corso di Nuovi Linguaggi della Pittura ABA Catania
Intervista a Marcella Barone e Gianluca Lombardo
«A noi non piacciano le cose brutte, coltiviamo (e vogliano continuare a farlo) il bello, l’armonia, l’arte, l’originalità, la creatività: questo è il nostro giardino», pensiero che racchiude la missione che dal 1967 accompagna l’Accademia di Belle Arti di Catania, Istituzione di Alta Formazione Artistica, oggi fra le tre maggiori Accademie per numero di studenti, dopo Milano e Napoli. La sua mission è promuovere la ricerca artistica, professionalizzare l’attitudine di ogni singolo studente, formando operatori culturali competenti e aggiornati, oltre che appassionati, grazie anche alle collaborazioni con realtà locali e nazionali di alto profilo, quali: la Fondazione Brodbeck, la Fondazione Puglisi Cosentino, la Fondazione Teatro Massimo Bellini, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Fondazione Modena per le Arti Visive. Dal 2000 partecipa al progetto Erasmus ed è partner di venticinque Accademie e Università in ambito internazionale.
A partire dagli anni Sessanta, la costituzione dell’Accademia ha contenuto la fuga dei talenti, inaugurando una nuova fase che ha visto, tra i protagonisti, Nunzio Sciavarello, Guido La Regina, Domenico Danzuso, Elio Romano, Tano Brancato, Enzo Indaco, Giorgio Di Genova e Piero Guccione. Nel corso degli anni, il patrimonio di opere è cresciuto in modo esponenziale e dal 2013 è stato conferito, al Fondo di arti contemporanee (FAC), il compito di raccogliere i lavori di docenti e alunni che hanno operato nel mondo dell’arte e del design. L’Accademia di Catania gestisce, inoltre, la collezione di Giovanna Giordano e i diritti d’autore della sua diffusione, ove vi sono raccolti dodicimila positivi, che abbracciano la storia della fotografia dal 1840 al 1915. Nel maggio del 2013, negli spazi dell’Accademia è stata inaugurata la Galleria di Arti Contemporanee e Design (GAD), le cui attività espositive e didattiche si sono fuse in un unico progetto formativo. Oggi, l’offerta educativa si presenta molto ricca, e si compone di ben dodici percorsi formativi di primo e secondo livello. Della Scuola di Pittura, abbiamo intervistato Marcella Barone e Gianluca Lombardo che ci illustrano il corso Nuovi Linguaggi della Pittura.
Da cosa nasce l’esigenza di un percorso formativo come “Nuovi linguaggi della pittura”?
M.B.– La scuola di Nuovi linguaggi della pittura, di recente attivazione, nasce dall’esigenza di fornire agli studenti un’offerta formativa che guardi con attenzione alle arti visive contemporanee. Nello specifico, la materia annuale di Nuovi linguaggi della pittura, si basa su un percorso teorico-laboratoriale in continuo divenire, così come lo sono l’arte e la vita stessa, per adeguarsi al carattere “liquido” della contemporaneità caratterizzato da continui ripensamenti, rivoluzioni e ridefinizioni. Questo corso prevede quindi una specifica metodologia didattica e tutta una serie di processi educativi ed esperienziali che aiutino gli studenti ad acquisire un repertorio di strumenti, informazioni e pratiche utili alla comprensione delle nuove realtà artistiche.
Qual è la differenza con un corso di pittura tradizionale?
M.B.- Lo studente di Nuovi linguaggi della pittura si renderà subito conto che la prerogativa del corso non è quella del raggiungimento di un’abilità tecnica fine a sé stessa o dell’utilizzo della pittura come unico mezzo espressivo, ma è un percorso che ha come obiettivo quello di delineare gradualmente l’identità artistica di ogni studente. Questo avviene attraverso un’intensa attività di ricerca e di informazione, privilegiando la pratica del “pensiero”, dall’elaborazione delle idee alla loro realizzazione, attraverso progetti sempre più complessi e strutturati. Si forniscono quindi gli strumenti necessari all’acquisizione della conoscenza delle più recenti produzioni artistiche contemporanee e di tutti quei media e linguaggi differenti da quelli convenzionali.
In questo senso si organizzano anche momenti di confronto con artisti, galleristi, curatori e altre figure chiave del sistema dell’arte. Inoltre, il lavoro dei nostri studenti risulterebbe incompleto se non facessimo in modo di mettere in pratica tutte le fasi progettuali di una mostra. Questo avviene analizzando tutte le tipologie di contenitori dell’arte, dalla piccola galleria, agli spazi indipendenti, alle fondazioni, ai grandi musei; ma anche tutti quegli spazi non convenzionalmente deputati all’arte che diventano sede di particolari progetti o residenze artistiche. A quel punto, ogni anno, organizziamo delle mostre didattiche in collaborazione con alcuni di questi spazi in cui gli studenti possono relazionarsi con lo spazio espositivo e con tutte le problematiche relative alla messa in scena delle opere. Lo spazio espositivo assume infatti particolare importanza in quanto luogo reale, fisico e relazionale, e come spazio in cui si cercano di ristabilire nuove circolazioni di senso.
Com’è strutturato il piano di studi?
G.L.– Il piano di studi presenta una serie di nuove materie che ci sono sembrate funzionali alla formazione di un allievo che intenda affrontare il sistema dell’arte contemporanea. Le materie presenti nei piani di studio rientrano, in parte, nell’ambito della formazione di base, andando dai corsi di storia dell’arte a quelli di sociologia e antropologia, dall’anatomia al disegno. Ma gli allievi avranno modo di approfondire un insieme didattico articolato su alcuni aspetti che riteniamo importanti per Nuovi Linguaggi: dalla Museologia del contemporaneo alla Computer art, dall’Estetica alle Tecniche performative per le arti visive, dalle Installazioni multimediali alla Videoarte, da Fotografia a Fondamenti di marketing culturale. Queste, fin qui presentate, sono le materie del percorso di Primo Livello, e possiamo riconoscerne subito il carattere dinamico, agile, che abbiamo voluto per i nostri corsi.
Non volevamo formare solo dei giovani artisti, capaci di sviluppare una coscienza critica e operativa dentro una ricerca strutturata, ma operatori del settore che potessero muoversi in più direzioni nel panorama professionale. Analogo discorso possiamo descrivere per il Secondo Livello, anche se oggettivamente più serrato nel formulare un’offerta formativa ulteriore e di livello più alto. Basta dare un’occhiata al piano di studi per capire in che modo materie, quali Storia e metodologia della critica d’arte, Management per l’arte, Drammaturgia multimediale, o Estetica dei new media, vadano ad arricchire e completare il programma del corso principale incentrato sulla conoscenza del sistema dell’arte.
Quali prospettive occupazionali?
G.L.– Le prospettive lavorative che presentiamo ai nostri allievi spaziano dalla personale attività, alle molteplici forme di gestione culturale. Oggi, se si vuole fare dell’arte una professione, gli ambiti occupazionali sono diversi: figure vecchie si sono rinnovate con declinazioni inedite, pensiamo alle figure curatoriali o a quelle gestionali e dirigenziali del patrimonio museale; sono apparse figure inedite, con nuove mansioni e nuove responsabilità: i registrar; i consulenti di marketing e di comunicazione; gli allestitori museali; i tecnici restauratori; coloro che si occupano della didattica; gli addetti stampa e PR; coloro che movimentano le opere con la professionalità adeguata ad un sistema sempre più mobile; gli advisor; gli assistenti di galleria; gli agenti che accompagnano i collezionisti in operazioni di strategie anche di investimento economico (senza tralasciare i nuovi orizzonti di valutazione compiuta dalle banche per la cessione di prestiti dietro garanzia); gli addetti ai sistemi di conservazione delle opere (non escludendo i caveau, gli archivi e i depositi specializzati); gli addetti a tutti gli aspetti burocratici e legali che occorre gestire in un museo o in una fondazione. Di sicuro dimentico alcune professioni possibili, ma anche con questo rapido elenco comprendiamo che una conoscenza più approfondita del sistema dell’arte permette di individuare più facilmente le eventuali prospettive occupazionali possibili. Conoscenza del sistema che è una delle nostre mission e uno dei principali compiti che ci siamo assunti dentro il corso di Nuovi Linguaggi.
PIANI DI STUDIO
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In copertina : Giona Messina – OBLIO – pastello su carta, 128×80 cm.