Non lasciarmi andare
dialogo con Cinzia Laliscia
Abbiamo incontrato Cinzia Laliscia (1999), fotografa intimista italiana che nella sua ricerca, mescola, similmente a un montaggio cinematografico, successioni di ricordi e sogni che ci vengono restituiti come stills di un cinema emotivo. Nel 2021 si laurea in Arti Visive presso l’Istituto Europeo di Design di Roma e dal 2022 il suo lavoro è esposto in Italia, Spagna, Grecia, Belgio, Cambogia e Germania. È stata anche citata da Vogue, The Guardian, Der Greif, Black Camera Italy, PhMuseum, Perimetro.
“Lo spirito si ritrova nelle cose”
A cavallo tra ottocento e novecento, il filosofo e teologo francese Henri Bergson scriveva questa frase dalla sua celebre opera L’évolution crèatrice:
“In linea di massima, la realtà è ordinata nell’esatta misura in cui soddisfa il nostro pensiero. L’ordine quindi è un certo accordo fra il soggetto e l’oggetto. È lo spirito che si ritrova nelle cose.”
Il lavoro fotografico di Cinzia Laliscia ci riporta a questa concezione filosofica riguardante l’immagine, soprattutto ci fa capire quanto sia importante trovare quell’appunto di emozione e ricordo e tramutarlo in qualcosa di estremamente luminoso ed evocativo, dove il tempo e lo spazio sembrano non avere molta importanza. Si fanno da parte, trasmutano la locazione temporale e geografica in un rosario melodico e allucinatorio. Di fatto, le opere fotografiche di Cinzia ci arrivano come invocazioni, preghiere: le fotografie diventano echi emotivi di ricordi amatissimi e lontani. La sua pratica artistica è collegata profondamente alla natura e ai suoi abitanti rurali, alle passeggiate e agli attimi di vita che lei stessa compie per rilevare l’anima dei luoghi e delle figure a lei care e familiari.
Il suo tempo
Finalmente posso andare (2020-ongoing), In Case I Forget About You (2018-ongoing) Sleepless Lullaby (2020-ongoing) sono appunti visivi che l’artista costruisce nell’arcaica natura e società rurale che circonda il territorio Umbro. In questi progetti gli animali giocano un ruolo chiave: sono estensione stessa dell’espressione umana e appunto rurale che Cinzia celebra, protegge, fa continuare nel tempo; tempo che assume un valore cruciale, poiché è come se non esistesse. L’artista comprende il pericolo che minaccia la scomparsa di questo suo mondo, combatte per non farlo distruggere per tale ragione non considera mai davvero concluso nessuno dei suoi lavori.
Nel progetto Finalmente posso andare l’artista continua ad affrontare il tema della sacralità della natura e della dimensione rurale ma in questo caso innestando un’altra tematica forte: la perdita. Durante la prima ondata pandemica, a seguito della perdita di due persone a lei care, Cinzia genera una riflessione che formalizza in questo lavoro: “È stato il mio modo personale e creativo di dire loro addio, un momento di riflessione e spazio che mi sono presa non potendo salutare adeguatamente chi se ne era andato per sempre.”
Nel progetto In Case I Forget About You, l’artista ci racconta del titolo scelto “Il titolo è stato scelto in inglese poiché, in questa lingua, you si riferisce sia al tu che al voi. “Tu” è significante al mondo contadino e rurale, mentre il voi è riferito alla mia famiglia, alle mie radici. È presente un dualismo nel titolo che ricollega questi due mondi a me vicini.”
Per quanto riguarda Sleepless Lullaby, Cinzia ci segnala che è un livello d’introspezione successivo: “È un lavoro partito per indagare ll’adolescenza, ma con gli anni ha subito dei forti cambiamenti, poiché anche le stesse persone che ho fotografato nel progetto sono cambiate e cresciute in concomitanza di esso. Mi sono dunque fermata più sulle sensazioni che sui singoli individui, raccontando scorci di memoria e di emozione.”
Appunti visivi
Cinzia mi racconta di quanto sia importante per lei il concetto di appunto e scrittura: è solita, infatti, annotare i suoi stessi pensieri e sogni per poi concretizzarli in immagine. L’appunto, infatti, non è di per sé un’annotazione decisiva: vuole essere una partenza non ben definita dove l’artista riesce a sviluppare la poetica fotografica al suo mondo (interiore). Volendo raccogliere i tre progetti autoriali di questa giovane artista ho voluto indagare lo statuto identitario degli appunti visivi di Cinzia: una successione indefinita e fiabesca di paesaggio e ritratto umano che forma in immagini lievissime colline, rocce millenarie, uova, misteriosi fumi, piante arcaiche e risate bambinesche.
Due domande all’artista:
Qual’è il tuo approccio alle persone e più in generale all’ambiente circostante quando sviluppi un progetto?
Quando creo un nuovo progetto fotografico parto dallo studio dei luoghi e degli spazi in cui vorrei ambientare il racconto e, successivamente, aggiungo i “personaggi”. Vado alla ricerca di somiglianze, di dettagli che possano creare punti di incontro tra il mondo naturale e quello umano. La coerenza, sia narrativa che visiva, è uno degli aspetti più importanti della mia ricerca fotografica. Dare la possibilità di far immergere le persone nella propria realtà è fondamentale.
Mi piacerebbe che tu mi parlassi della scelta cromatica dei tuoi progetti.
La scelta cromatica di ogni singolo progetto è un passaggio essenziale del processo creativo in quanto fornisce il tono al racconto, crea l’impatto visivo ed estetico e regala le prime impressioni al pubblico. La post – produzione deve seguire l’identità che si vuole dare alla storia e infatti, di solito, la sviluppo contemporaneamente alla selezione delle immagini. Il bianco e nero è per me la visualizzazione della parte più intima dell’inconscio (Finalmente posso andare, Sleepless Lullaby) mentre il colore rappresenta la realtà di tutti i giorni (In case I forget about you).
Attraversando il lavoro di questa artista ci viene subito alla mente che il mondo di oggi tende più al grigio, al meccanico e al tecnologico, al contrario di quello presentato in queste immagini. È un mondo invaso dal traffico, dall’ansia e da produzioni in larga scala. Le fotografie di Cinzia ci segnalano che ci sono ancora dei luoghi antichi e tranquilli dove poter tornare a respirare. I suoi lavori creano un ponte tra il mondo di oggi e quello di ieri.