ArtInterviews

 

NIHIL, Il nulla generatore

Intervista a Marco Mazzi

 

Il libro di scrittura concettuale di Marco Mazzi, pubblicato nell’ottobre 2023 da Gli Ori, è il risultato di 25 anni di ricerca dell’artista e racchiude diversi aspetti della sua indagine: il dialogo con la realtà digitale, il rapporto tra uomo-macchina e l’idea di usare il linguaggio come se fosse un “noise”, rumore spersonalizzato capace di portare in una dimensione altra il pensiero umano. Mazzi (Firenze, 1980) è un artista multimediale che lavora con diversi medium, dalla pittura alla fotografia. Attualmente vive e lavora tra Firenze, Tokyo e Tirana e sono numerose le sue esposizioni in Italia e all’estero. Nihil è l’opera letteraria che collega l’artista da una parte alla storia della poesia visiva fiorentina, dall’altra alla sperimentazione futuristica più astratta: è composta da due volumi (primo e secondo ciclo) ed è stata scritta usando interamente i programmi di scrittura online, dall’inizio della loro invenzione fino ad oggi. Nelle quasi 400 pagine del volume, ogni pensiero è stato affidato al web che lo ha tradotto e trattato; ciò che ne risulta è un insieme di immagini mentali, ricordi fasulli di una coscienza altra. Con questa comunicazione vi è però sicuramente qualcosa che sfugge alla razionalità e si sperimenta una sensazione del nulla. Questo nulla non è nichilista, ma liberatorio: un non posto che permette di non capire – finalmente – l’umano.

 

 

Nihil, (Ediz. bilingue) di Marco Mazzi.

 

 

Che cos’è Nihil e cosa significa?

Nihil è una parola che è arrivata improvvisamente, come un impulso. Una giornata di settembre del 1997, mentre attraversavo uno dei ponti di Firenze, vengo fulminato da questa parola che immediatamente si associa a delle immagini che mi ricordano una città indiana, una fascinazione lontana: resto stordito. Avevo 17 anni e non avevo mai scritto niente fino a quel momento: da allora sento una spinta a scrivere. Inizio una specie di diario filosofico e nel contempo a fare delle ricerche su questo termine. Nihil ha a che fare con il greco nulla e si lega a diverse interpretazioni filosofiche. Il mio “Nulla” non è una dissoluzione totale, una distruzione, ma un annullamento che conserva l’esperienza, che salva tutto, come un grande container.

 

Ad una prima lettura quest’opera sembra frutto di uno stream of consciusness personale, ma ad una lettura più attenta si percepisce che ciò che si legge non sono dei tuoi ricordi o pensieri, è così?

Esatto, in quest’opera nessun elemento è autobiografico.

C’è la volontà di ricreare la memoria di un’entità astratta, che non è donna, non è uomo e non ha età perché non ha presente, passato o futuro. È un concettuale trans-personale, che è appunto “nulla”. Ciò che cerco di esplorare è la memoria di un’esperienza, e questa non è filtrata da nessun giudizio, può essere letta senza un inizio e una fine, aprendo il testo in una qualsiasi pagina. Non vi è nessuna organizzazione semantica o sintattica, non ci sono punti di riferimento. Questa ricostruzione artificiale della memoria non ha legami, è un annullamento dei riferimenti, come una scultura che ha la materia ma non ha una forma: voglio saturare di dettagli un’immagine vuota, dove tutto è un insieme e non c’è nessun centro. La mia scrittura cerca un non luogo, una dimensione di liberazione concettuale, dove posso non capire, finalmente, ciò che succede.

Elemento fondamentale in questa ricerca furono alcuni programmi sul web, che entrarono a fare parte nella mia scrittura, cambiandola per sempre. Soprattutto i programmi di traduzione simultanea.

Quest’opera è cresciuta infatti in parallelo all’evoluzione di internet e dei suoi programmi, dalla fine degli anni novanta ad oggi, creando un continuo dialogo con la realtà virtuale. Il computer inteso come macchina, ha permesso di spersonalizzare tutto e di rapportarmi a questa come se fosse il mio interlocutore, dandomi perciò anche delle risposte.

 

Internet e il web hanno cambiato il tuo modo di scrivere, ma soprattutto hanno irreversibilmente mutato il mondo. Perché cerchi di spersonalizzare un mondo che invece oggi cerca di dare sempre più visione alla personalità?

Penso che il web sia un grande contenitore di personalità e di storie personali, ma mi affascina molto di più il fatto che questo porta ad un’inevitabile spersonalizzazione. Mi ha sempre conquistato una certa produzione scritta che non è ego-riferita, come è stato l’antico poema Architrenius rispetto alla Divina Commedia, testo dove l’epica assume una connotazione soggettiva.

Fondamentale per me è stato l’uso di molti traduttori simultanei dei quali ho visto la nascita ed evoluzione; questi sono stati degli strumenti rivoluzionari e sono tutt’ora fondamentali quando, ad esempio, vi è una barriera linguistica, pensiamo al mondo dei migranti. A me è capitato di usare un traduttore simultaneo per la prima volta a Prato nei primi anni duemila. Da quel momento non ne ho più fatto a meno, perché il traduttore mi porta in una dimensione organizzativa che è altra rispetto a quella della mia mente.

Se la lingua è imprescindibile da una struttura fatta di regole, in quest’opera e così anche nella mia ricerca, cerco di fare delle aperture della realtà, liberare dalle regole; questo perché penso che nella memoria non ci siano femminili, maschili, singolari, plurali, ma tutto è sospeso, come in uno stato di dormiveglia dove ci sono solo ricordi mescolati. A me interessa questo, e cerco di raccontare queste esperienze però non in modo vago, ma in modo estremamente preciso e dettagliato.

 

Nihil, (Ediz. bilingue) di Marco Mazzi.

 

C’è infatti la volontà di razionalizzare qualcosa che però non si riesce a capire, che sfugge, per cui permane un senso di non comprensione, di irrazionale.

Ciò che chiamiamo razionale è ciò che abbiamo imparato. Io penso ad un animale-uomo, ma anche ad un ibrido meccanico-umano. Penso ad una libertà e apertura totale. Mi chiedo come si forma un pensiero allo stato libero da ogni costrutto, e per questo in quest’opera c’è una fortissima volontà di esplorazione.

 

Nel leggere, sembra anche di avere a che fare con delle continue immagini mentali, come se stessimo “scrollando” qualcosa che continuamente cambia: muta nello stesso paragrafo o nella stessa frase.

Il testo, utilizzando il web, ha assunto le sue forme.

Inizialmente, il web era più come un libro, che raccontava tante storie come un grande contenitore. Oggi è diventato tutto più veloce, più analitico e documentato: troviamo, volendo, tantissime informazioni riservate ma accessibili. Io utilizzo internet come un elemento di creazione, e lo faccio come fosse un mixer, come se la parola fosse un noise. In questo testo, c’è una condensazione di tutta la mia ricerca, che è sonora, performativa e legata alla pittura digitale.

Non vedo nelle nuove tecnologie un pericolo, anzi un mondo complesso che crea nuove dimensioni, ancora aperte all’esplorazione della parola.

 

Nihil, (Ediz. bilingue) di Marco Mazzi.