1. Museo Hendrick Andersen
Fra l’eterno e l’assoluto, il primo dei tre luoghi
atipici dell’arte da visitare a Roma
A pochi passi da Porta del Popolo si trova Villa Helene, edificio in stile eclettico neo-rinascimentale, che ospita il Museo Hendrik Christian Andersen.
Costruita tra il 1922 e il 1925 su disegno dello stesso artista, si divide a piano terra tra la Galleria e l’Atelier.
Seguendo il vasto pavimento a veneziana si entra dapprima nella Galleria, che accoglie una grande quantità di sculture di ispirazione classica, tutte interamente incentrate attorno all’idea utopica di un’arte salvifica che potesse portare al mondo pace e armonia. Alla base di questa concezione vi era un più grande progetto, quello della creazione di un World Center of Communication, ovvero un laboratorio di idee, inteso come organismo divino, attraverso il quale si sarebbe potuta diffondere la conoscenza di tutta l’umanità.
È qui che è possibile ammirarne i disegni di progetto. Lunghissime planimetrie e prospettive a volo d’uccello, minuziosamente disegnate a china, che non lasciano al caso il benché minimo spazio. Risalta una cura per il dettaglio e per l’estetica del disegno architettonico più puro, inevitabile rimando al grande progetto della Città Contemporanea di Le Corbusier: lo spazio non è più concepito in termini di differenze, ma in termini eterni ed assoluti.
Il nucleo della sala è composto invece da una vasta collezione di sculture in bronzo e gesso. Alcune raccontano le trame della memoria familiare di Andersen (cfr. Amore, Saltino 1926; gesso conglomerato di cemento, policromo con mosaico e foglia di alloro), altre invece sono figure importanti per la vita dell’artista, Busto di Henry James ne è un esempio.
“[…] stringerti e lasciarti posare su di me come fratello e amante, sostenerti, lentamente confortarti o almeno toglierti l’amarezza del dolore – questo io cerco di immaginare, come fosse pensabile, fattibile, non totalmente fuori questione.”
Il frutto dei teneri e intensi scambi epistolari tra i due trova forma nelle monumentali sculture dai corpi attorcigliati o dalle braccia all’insù, a voler inseguire quell’idea pura di arte libera.
Villa Hélène dopo la morte dell’artista è stata donata al Governo Italiano e, situata a piazzale Flaminio, è aperta al pubblico da lunedì a sabato. Oltre ai numerosi lavori di Andersen, il museo ospita spesso al primo piano mostre temporanee di vario genere.L’etereo e lo spirituale si fondono nelle opere dell’artista, la cui più grande collezione si trova nell’Atelier. Luogo più asettico in termini architettonici, in cui il bianco puro del gesso delle sculture fa da protagonista. Corpi nudi e sinuosi, che sfuggono da qualsiasi convenzione sull’amore e sull’eros, compongono un’opera ancor più grande, la Fontana della Vita. Questa era stata pensata per essere collocata in mezzo al Centro Mondiale di Comunicazione: in principio doveva essere costituita da tre terrazze poste a livelli differenti, da cui dall’alto l’acqua avrebbe formato una cascata ininterrotta. Andersen riuscì a realizzare solo poche opere, di cui ad esempio il trittico comprendente Il Mattino, La Sera, La Notte.
Villa Hélène dopo la morte dell’artista è stata donata al Governo Italiano e, situata a piazzale Flaminio, è aperta al pubblico da lunedì a sabato. Oltre ai numerosi lavori di Andersen, il museo ospita spesso al primo piano mostre temporanee di vario genere.
Un’incredibile viaggio cosmopolita attraverso la contaminazione tra culture.