Editoriale

Sorelle o sorellastre?

Moda è arte, moda e arte: per uno stato dell’arte

 

Sorelle o sorellastre? Titanomachia o Amazzoni dello stesso esercito? Quale di queste relazioni potrebbe essere la metafora più calzante per rappresentare il rapporto che unisce/allontana (?) la moda all’arte visiva, alla musica, al cinema, ecc…?

All’apertura della Milan Fashion Week 2022 (22/28 febbraio) e ancora digiuni di ciò che scopriremo nei prossimi giorni, non potevamo restare in disparte, così abbiamo provato a conoscere, analizzare e a raccontare alcuni fenomeni che hanno destato il nostro interesse.

 

Contaminazioni linguistiche e topografiche all’insegna di luminarie, di sale museali trasformate in quinte di sfilate e set fotografici, fashion films di haute couture con attori/modelli del cinema o delle serie tv, accesso in remoto alla prima fila delle passerelle più esclusive: gli anni che stiamo vivendo e i cambiamenti che da decenni sono stati, dapprima auspicati, e poi perorati da poche mosche bianche, oggi, vantano una comunità globale sempre più attenta alla causa dell’inclusività e democraticità delle arti tout court in nome di una simbiosi tra ecologia ed economia del nostro pianeta.

La figura dello stylist e la sua capacità di creare non solo outfit ma veri e propri racconti visivi, sculture viventi che trascendono l’arte stessa, trasmettendo messaggi ben precisi. Oggi più che mai la provocazione passa dall’Azione. Rispetto alle rivoluzioni precedenti, la possibilità di comunicare e di far sentire la propria voce ci ha consentito una divulgazione più veloce e massiva che, se da un lato ottimizza tempi e costi, dall’altro rende più vulnerabile la parola, anonimamente attaccabile e richiede l’azione, ossia, nuovi gesti e simboli cui ancorare narrazioni e rappresentazioni degli odierni rituali.

Il Voguing e la sua attualizzazione tramite la serie Pose di Netflix consacrano ancora una volta Vogue, come glossario ed enciclopedia della moda da consultare per conoscere il passato e anticipare il futuro. Guru cartaceo e digitale imprescindibile per far cadere il velo di Maya e per creare uno strappo nel cielo di carta della moda.

E ancora gli abiti scultura indossati durante le kermesse musicali, i concerti live delle pop star, o alle premiére dove il pretesto e il contesto diventano cornici degli otufit scelti dalle celebrità consapevoli che certi red carpet e certi palcoscenici abbiano una potenza mediatica globale capace di destare l’attenzione e le coscienze di milioni di persone.

La moda e gli NFT verso il metaverso che ritornano anche in questo secondo numero vista la loro rapidissima ascesa. Continua così la nostra ricerca su questo fenomeno e sulle declinazioni e implicazioni che assume nei vari ambiti della cultura digitale.

Come sta cambiando il rapporto tra queste arti sorelle? Si litiga ancora per ricevere l’assoluta attenzione genitoriale e ricoprire il posto di figlia prediletta? Sono ancora in corso giochi di potere e ataviche lotte tra Titani per determinare la reggenza dell’Olimpo? O siamo di fronte a un esercito di Amazzoni forti e determinate nel perseguire gli obiettivi prefissati? La nostra cover by Cristina Cucinotta (My little Heart, 2021. Ph Greta Bartuccio ©) e il titolo scelto sintetizzano bene la prospettiva nel tentativo di fare, a modo nostro, il punto della situazione: Moda è arte, moda e arte: per uno stato dell’arte.

 

 

SOMMARIO

 

Abiti d’artista: una collezione sui generis

di Geraldina Albegiani

 

Il Voguing, quando il mainstream è cultura

di Bianca Basile

 

Questioni di arte

di Laura Cantale

 

Digital victim: la moda nel ciclone del metaverso

di Alessandra Mazzeppi

 

Lo stylist quo

di Gloria Occhipinti

 

Do judge a book by its cover, please!

di Anna Papale

 

La (s)cultura della moda

di Alessandra Tomasello