Corpo e/in relazione nel terzo volume di LOOK AT ME
Venerdì prossimo, 16 febbraio 2024 dalle 00.30 e fino alle 5.00 del mattino, torna LOOK AT ME il terzo capito della serie di progetti espositivi pensati per spazi non convenzionali e sopratutto non tipicamente contemplativi delle arti visive.
Si tratta dell’ultima di 3 mostre che si configurano come un approfondimento sulle tematiche del corpo, della libertà di espressione e del mondo della notte.
Questo terzo volume della trilogia si svolgerà all’interno della sauna gay Royal Hammam di via Plezzo 16 a Milano e vedrà coinvolti 4 artist*: Beatrice Favaretto, Tommaso Ottomano, Daan Couzijn e Salomé Chatriot con la curatela di Sara Van Bussel e la direzione artistica di Manuela Nobile.
Anche questa volta al centro delle riflessioni degli artist* c’è il corpo nella sua funzione estetica, erotica e fisiologica. I lavori in mostra – dai diversi linguaggi espressivi e dai diversi approcci estetici – si confronteranno con uno spazio non tipicamente destinato alla fruizione di opere visive ma che pone, per sua natura, il corpo al centro di dinamiche estetiche, relazionali e culturali.
Siamo tutti curiosi di sapere quale cortocircuito si genererà da questo accostamento.
Per noi è importante avere il coraggio di sposare delle cause che non sono del tutto nostre – dichiarano Sara e Manuela curatrice e direttrice artistica dell’evento – non siamo frequentatrici assidue degli strip club (o almeno non lo eravamo) e soprattutto non siamo frequentatrici della sauna gay di LOOK AT ME 3, che è per prassi chiusa al pubblico femminile.[…] siamo tutti sempre presi dalle nostre vite e dalla nostra bolla e abbiamo perso un po’ la curiosità di andare oltre ai nostri limiti.
Lavorando per questa tipologia di mostre e in questi spazi così ricchi di simbolismo, speriamo che il visitatore trovi la scusa per entrare finalmente in un nuovo luogo inesplorato e rivalutarlo dal suo interno.
Abbiamo posto agli artisti in mostra 3 domande per conoscere meglio la loro ricerca, anche e sopratutto in relazione all’esperienza che vivranno (e vivremo) in questo ultimo volume di LOOK AT ME.
Il tema del corpo che peso ha nella tua ricerca artistica attuale?
Beatrice Favaretto: Questo tema riveste un ruolo centrale nella mia ricerca, sia dal punto di vista visivo che teorico. Il corpo è per me uno strumento di attivismo personale e intimo. È un mezzo per instaurare una relazione profonda con sé stessi e con gli altri. Costituisce un linguaggio invisibile e un potente strumento di liberazione politica.
Tommaso Ottomano: Il corpo non è un tema ricorrente nei miei lavori. Nel 2021 ho approfondito l’argomento realizzando BODY, un cortometraggio sperimentale prodotto da NSS Magazine.
Daan Couzijn: Essendo cresciuto come queer ma identificandomi come maschio-cis, spesso ho percepito che le aspettative della società nei confronti degli uomini aderiscono ad un certo modello; un modello di maschio privo di qualsiasi vulnerabilità. Trovo la cosa opprimente e innaturale. Così, nel momento in cui ho creato queste opere, ho messo in discussione la nozione stessa di mascolinità o meglio ciò che viene generalmente percepito come maschile nelle società contemporanea. Sentivo che la mia innata emotività e sensibilità non fosse in linea con le aspettative riposte negli uomini e che quindi non mi adattassi al modello di mascolinità. In generale vedo il corpo come una rappresentazione di quel modello.
Salomé Chatriot: Per molto tempo ho descritto la mia pratica come un grande paesaggio in cui elementi corporei organici e artificiali si fondono insieme; ora mi rendo conto che questo rivela l’intimità più del corpo stesso. Sono interessata a questo momento intermedio tra la carne, il respiro, l’armonia come un momento fragile che è in realtà cristallizzato nella nostra pelle. Sono incapace di descriverlo e credo che sia il motivo per cui ho creato questa performance.
Considero il mio lavoro come un corpo totale in cui tutti i mezzi che uso si collegano per fondersi insieme: le mie sculture respirano, pompano ossigeno con l’aiuto di computer nervosi che inviano segnali sensibili e creano immagini attraverso i dati; io le dipingo e poi respiro di nuovo insieme alle mie macchine… È un ciclo infinito in cui ogni elemento ha un impatto sull’altro: come un corpo esteriorizzato.
Il corpo si svela a diversi livelli, a volte esplode per diventare plurale, espandersi, per meglio unirsi e fondersi di nuovo come un tutt’uno.
Potresti darci qualche anticipazione sul lavoro che presenterai a LOOK AT ME?
Beatrice Favaretto: I lavori che presenterò a LOOK AT ME comprendono il primo e l’ultimo capitolo (almeno per ora) sulla sessualità e la sua rappresentazione. Liquid Sounds racconta il mondo del porno mainstream e del suo backstage utilizzando le mani di una rumorista come veicolo per esplorare il medium pornografico ed il suo linguaggio. In Miss Italia, invece, partendo dallo studio del post-porno, c’è un primo tentativo di ritrarre la sessualità in tutti i suoi elementi attraverso il corpo e la storia di Ludovica Bertucci, fotografa e modella queer napoletana.
Tommaso Ottomano: A LOOK AT ME ripropongo proprio BODY. È la mia personale ricerca sul tema; un’ispezione anatomica ed emotiva di sette personaggi che si mettono a nudo, nel vero senso della parola, davanti alla cinepresa. Ognuno di loro racconta la propria personale percezione del corpo, addentrandosi nella più intima relazione dell’essere umano ovvero quella tra l’Io, la propria fisicità e il mondo.
Daan Couzijn: Nel 2019 mi è stato chiesto di creare nuovi lavori per una mostra incentrata sulle opere fotografiche di Robert Mapplethorpe. Mapplethorpe è diventato famoso negli anni ’70 e ’80 per le sue immagini di nudo maschile e per le fotografie gay sessualmente esplicite. All’epoca, il suo lavoro era considerato osceno. Ho iniziato così a ricercare l’essenza della pratica artistica di Mapplethorpe e ho capito che la caratteristica principale del suo lavoro – oltre al linguaggio omoerotico esplicito – è la sensibilità che riesce a catturare. I suoi soggetti sono rappresentati come forti e sicuri di sé, ma allo stesso tempo appaiono incredibilmente vulnerabili. Con le opere che ho creato e che saranno esposte durante questo volume di LOOK AT ME; ho voluto esplorare una gamma simile di emozioni che, ancora oggi, risultano assenti nella rappresentazione degli uomini e della mascolinità.
Salomé Chatriot: Dal 2019 ho impiegato il mio respiro nel Fragile Ecosystem, una serie di performance nelle quali interagisco con un dispositivo medico che registra il mio respiro in tempo reale.
Inizio ad interagire con questo sensore come se fosse un portale che consente al mio corpo umano di annullarsi per accogliere un ospite che respiri attraverso di me. Quest’ospite è un dispositivo che ho scoperto nel 2018, un’enorme ninfa metallica che è divenuta un personaggio centrale del mio lavoro, quasi un alter ego. Questa relazione è estremamente delicata e intensa al tempo stesso: siamo come sospesi in un equilibrio che contagia, si diffonde nei nostri sistemi con respiro vitale, desiderio carnale ed energia empatica. Di recente mi sono resa conto che questa esibizione è come una tragica storia d’amore tra due entità che devono costantemente rubarsi l’un l’altro il proprio respiro per prendere vita.
Quali riflessioni possono emergere nel pubblico grazie a questo tipo di manifestazioni e sopratutto grazie al lavoro che presenterai?
Beatrice Favaretto: Vorrei stimolare lo spettatore ad interrogarsi sull’immagine, sulla sessualità e su ciò che essa rappresenta. Partendo dagli immaginari che consuma quotidianamente, attraverso la pornografia, fino all’elaborazione di un suo proprio pensiero ed immaginario erotico. Il lavoro è un invito a cercare di scoprire i propri desideri attraverso l’analisi quotidiana in un processo di auto definizione.
Tommaso Ottomano: Non saprei rispondere a questa domanda, solitamente non penso a come il pubblico possa reagire ai miei lavori.
Daan Couzijn: Mi incuriosisce che l’evento si svolga in una sauna gay, un contesto con cui le opere esposte entrano inevitabilmente in dialogo. Le mie opere non riguardano esclusivamente l’omoerotismo; non riguardano solo il sesso e non riguardano solo l’amore queer. Spero che i miei lavori invitino il pubblico a riflettere criticamente sulla domanda: perché molti hanno considerato oscena l’opera di Mapplethorpe? Forse non solo per il linguaggio omoerotico esplicito, ma piuttosto per la capacità di rivelarne un’emotività incarnata dagli uomini. Poiché queste opere vengono presentate in un ambiente che ha una certa familiarità con tali rappresentazioni, sono curioso di scoprire in che misura ciò rafforzerà o trasformerà il messaggio che sto cercando di trasmettere.
Salomé Chatriot: Ho eseguito Fragile Ecosystem in diversi contesti: al chiuso o all’aperto, sotto una cascata a Basilea o a Gstaad innevata, e ogni volta il mio respiro in combinazione con le macchine risuona con il respiro degli spettatori e dell’ambiente circostante. L’installazione varia a seconda della performance, a volte generando suoni interattivi, a volte solo luce nelle sculture, ma sempre mantenendo questa tenue relazione che unisce il vivente e il non vivente, fondendosi, appunto, in un fragile ecosistema.
L’intimità del pubblico è proiettata nella performance dal suo sguardo, attraverso i suoi respiri.
Per partecipare gratuitamente alla mostra occorre registrarsi qui; la sauna all’interno non sarà attiva ma si consiglia di vestirsi leggeri poiché la temperatura sarà comunque alta.
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