Piazza Connection | Intervista a Kantos/David
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VLB_ “Piazza Connection” è un progetto di ricerca artistica italo-tedesco, presentato lo scorso 14 settembre a Palermo – vi ha visti coinvolti in prima linea insieme ad altri artisti quali: Mariella Maier, Andrea Messner. Ci parlereste di questa video-installazione? Com’è nata e come si è evoluta questa riflessione sulla piazza di cui inevitabilmente la vostra ricerca mostra il suo divenire da agorà a alter ego dei social?
Andrea Kantos – Gandolfo Gabriele David_ A Dimora OZ, il gruppo curatoriale/artistico di cui facciamo parte abbiamo la consuetudine di aprire le riunioni al pubblico, spesso su invito o anche casualmente. È qui che abbiamo incontrato per la prima volta Mariella Maier che, a sua volta, aveva già condiviso con Andrea Messner l’idea di un progetto che approfondisse Palermo e il suo aspetto sociale. Ogni artista ha lavorato con alcune specificità: noi abbiamo fatto da facilitatori e mediatori culturali, con competenze pregresse elaborate attraverso attitudini, ricerche artistiche e una buona conoscenza del territorio. Le artiste tedesche invece hanno apportato uno sguardo fresco, professionale e appassionato. Mariella Maier conosce da molti anni la città e anche molti operatori che lavorano in essa, mentre invece Andrea Messner ha lavorato in produzioni audiovideo e ha alle spalle una formazione teoretica in filosofia dell’arte. Entrambe per motivi personali, di scelta e interesse hanno intrapreso una relazione col Sud. Due visioni, quella locale e quella internazionale, che hanno approfondito il tema della piazza, il quale comporta problemi e dinamiche sfaccettate, al nord come al Sud. A partire dal primo incontro di lavoro abbiamo riflettuto tutti insieme su varie modalità di produzione (direi realizzazione), relativamente alla flessibilità del budget, degli impegni e degli obiettivi. Akademieverein e Kulturreferat Monaco di Baviera si sono dimostrate da subito interessate a sostenere un progetto che mettesse in correlazione varie piazze all’interno di una cornice concettuale. Entrando nello specifico del progetto e delle scelte operate, abbiamo preso in considerazione tre piazze tipologicamente differenti: Piazza Magione (dove ha sede KaOZ, Dimora OZ, la sede di Manifesta 12), piazzetta Bagnasco e Largo Alfano a Borgo Vecchio. Pur avendo caratteristiche urbanistiche e sociali completamente diverse, nelle riprese e nelle domande fatte agli abitanti delle piazze sono sorte problematiche simili. Siamo partiti quindi dalle intuizioni provenienti dal materiale stesso, cercando di elaborarlo attraverso un lungo lavoro di montaggio. Abbiamo scelto una lunghezza agile, che racchiudesse l’essenza di colloqui eterogenei ed estremamente ricchi. Non volevamo fare un documentario e non volevamo fare un’indagine sociologica ma partire dal tessuto sociale e dall’approccio audiovideo per raccogliere le voci e i visi, alcuni incontrati in questi mesi, altri conosciuti proprio durante le giornate di lavoro. L’indagine delle piazze, i primi confronti, le riprese, la selezione, il montaggio, la post-produzione, sono avvenute in tempo reale, lungo quasi dieci giorni. L’installazione è stata presentata sul prospetto di Kaoz, che si affaccia direttamente su piazza Magione, con una possibilità di fruizione libera dall’apertura dello spazio espositivo. L’ultima tappa del progetto è stata la proiezione al Teatro Garibaldi, dentro la sede ufficiale di Manifesta, dove abbiamo invitato esercenti, abitanti e operatori culturali legati a Piazza Magione o all’area della Kalsa, per discutere tutti insieme del futuro di una piazza la cui progettazione culturale ed economica avvenga attraverso un modello diffuso e partecipato.
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VLB_ Piazza Connection rientra all’interno della programmazione di KaOZ, Evento collaterale di Manifesta 12, che ha come obiettivo quello di elaborare progetti e incontri all’interno di piazza Magione, indagandone processi, dinamiche, possibilità e azioni. In che modo avete strutturato la vostra proposta. Spiegateci il vostro programma e lanciate i prossimi appuntamenti.
Andrea Kantos_ KaOZ è un mio progetto, che in qualche modo riprende molte dinamiche di Dimora Oz, di cui ne è uno spin off. Il progetto è stato selezionato come evento collaterale di Manifesta 12 e vede la collaborazione appunto di Dimora OZ, Collective Intelligence e Analogique, il patrocinio del Comune di Palermo e la partnership di Arca/INTERREG-MED CreativeWear, Atelier Studio Associato e Myymälä2 Contemporary Art Gallery. I Collective intelligence sono stati due volte in residenza in Sicilia, e torneranno per Traffico, un evento selezionato da Manifesta per i 5x5x5. All’interno di Traffico sono stati invitati diversi artisti presenti a Dimora OZ. Analogique è uno studio di architettura catanese, che lavora su pratiche di progettazione multidisciplinare e di ricerca sul paesaggio urbano. La transdisciplinarietà e l’ambito relazionale sono sempre stato un aspetto importante di Dimora OZ; in KaOZ tale aspetto ha visto il contributo di altri tre eventi collaterali: Border Crossing, un progetto a cura di Bridge Art in collaborazione con Dimora OZ e Casa Sponge; Art & Connectography, un progetto di Rikke Jørgensen e Valentina Gioia Levy; Liminaria 18, a cura di Leandro Pisano, Beatrice Ferrara, Dimora OZ in collaborazione con Bridge Art. Ognuno di questi progetti ha trovato in KaOZ e in Piazza Magione la convergenza di numerosissimi artisti e produzioni, realizzati con interventi site specific, talk, e installazioni effimere sul prato o nei prospetti degli edifici. Parliamo di numerosi contributi e solo a nominarli può rendere l’entità del progetto generale e specifico: Barbara Cammarata, Daniele Di Luca, Fabio R. Lattuca, Gandolfo Gabriele David, Michele Vaccaro, Francesco Cucchiara, Egle Oddo, Analogique, Rita Elvira Adamo, Florian Siegel, Matteo Blandford, Nicolo Spina Timo Tuhkanen, Egle Oddo, Johanna Fredriksson, Alan Bulfin, Erika De Martino, Ionas Amelung,, Marjatta Oja, Milla Martikainen, Antti Ahonen, Saša Nemec, Leonardo Ruvolo, VacuaMœnia, Canecapovolto, Lori Adragna, Bridge Art, Fernando Godoy, Alejandro Cornejo Montibeller, Alessandra Eramo, Kenneth A. Balfelt + Kwame Aidoo, Lisa Batacchi, Nasr-eddine Bennacer, Nadine Bilong, Romina De Novellis, Nanna Debois Buhl, Stefano Cagol, Chim Pom, Manohar Chiluveru, Gery De Smet, Jeannette Ehlers + La Vaughn Belle, Beya Gille Gacha, Richard Fleming + Jake Nussbaum, Hesselholdt & Mejlvang, Hou Hanru, Rikke Jorgensen, Mehdi-Georges Lahlou, Valentina Gioia Levy, Alnoor Mitha, Sumesh Sharma. Fra gli spazi invitati durante il talk dell’opening di Manifesta abbiamo A Cielo Aperto, Atla(s)Now, Bridge Art, Casa Sponge, Dimora OZ, Dolomiti Contemporanee, Liminaria, Nosadella-due, Random, Rave, Site Specific, Spazio Y, Tenuta dello Scompiglio. Dopo l’opening KaOZ ha ospitato diversi progetti, fra cui Conjunctive Tissue di Marco Giordano a cura di Giulia Colletti, La Solitudine del Curatore, a cura di Katiuscia Pompili in co-curatela con Dimora OZ e Sasvati Santamaria, con la presenza degli artisti Lia Cecchin, Giuseppina Giordano, Filippo Leonardi, Leonardo Remor, Davide Sgambaro, g. olmo stuppia. I prossimi appuntamenti saranno con la calendarizzazione dei progetti di Border Crossing sempre in collaborazione con Bridge Art, e quindi avremo la presentazione di Leonardo Caffo, la proiezione di Tamar Hayduke e l’installazione di Bianco Valente. Ospiteremo anche Canecapovolto all’interno per Liminaria e Border Crossing. Ho già parlato di Traffico dei Collective Intelligence, realizzato per 5x5x5 in parte a KaOZ e in altre sedi. A ottobre chiuderemo con Collision degli Analogique e il Vestino, in collaborazione con Arca e Creativewear, un progetto finanziato da Creative Europe per una riflessione collettiva e partecipata da diversi paesi, sul tema del tessile e del suo uso in ambiti creativi ed etici. Finiremo a novembre con Liminaria, l’ultimo evento collaterale. Spero di non essermi dimenticato di niente e di nessuno, però già la mole rende evidente la fatica di un anno densissimo, complesso, e speriamo che in parte il lavoro svolto possa risvegliare l’urgenza e il supporto da parte del Comune, della Regione, dei privati e delle istituzioni per lavorare insieme in quello che sarà sicuramente il terreno per le prossime progettualità
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VLB_ Gandolfo e Andrea, entrambi siete co-fondatori di Dimora Oz. Artista visivo, architetto e designer, il primo; artista, creativo, project manager, art director, curatore, cultural designer, il secondo: raccontateci le vostre ricerche individuali e come queste si sono declinate all’interno del laboratorio trans-disciplinare di arti visive, performative e multimediali, quale è Dimora Oz.
Gandolfo Gabriele David_ La mia formazione di architetto ha sicuramente influito molto sul mio lavoro, mi porto come bagaglio un certo rigore progettuale, una forma mentis che mi ha portato a lavorare con materiali eterogenei, a indagare il patrimonio materiale e immateriale della terra in cui vivo, coglierne l’essenza. Il mio impegno sociale e le mie competenze si sono intrecciate grazie a un’attitudine verso l’altro che ha permesso la creazione di progetti articolati con il coinvolgimento di persone spesso slegate dal mondo dell’arte. Credo che le pratiche artistiche debbano “‘andare verso il pubblico” e uscire da una certa autoreferenzialità grazie anche a metodologie e temi partecipati. Ho lavorato in territori diversi, connotati tutti dall’essere o rappresentare sempre un “Sud”, in particolare Lampedusa, la Sicilia e Marsiglia. In tutti questi progetti mi sono confrontato con antropologi, istituti di ricerca, fondazioni, università, centri di accoglienza, cercando proprio di portare una pratica artistica efficace, chiara, comprensibile, partecipata, che in qualche modo potesse vivere grazie al contributo delle persone incontrate. Un esempio ne sono due progetti itineranti realizzati in questi due anni: Nous Sommes Ici e La Casa del Pane; quest’ultimo ha visto la partecipazione di varie comunità, residenti e non, con diverse produzioni fra Salemi e Palermo, fino all’ultima edizione ospitata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Il pane, la casa, così come le bandiere, i ricami tradizionali, il grano, sono diventati vettori per riportare alla contemporaneità dei simboli importanti e universali. Per quanto riguarda Dimora OZ per me rappresenta una tappa fondamentale grazie a un confronto serrato, straordinario, ricchissimo. Dimora Oz costituisce una entusiasmante ma faticosa palestra, dove linguaggi distanti si scontrano o si incontrano sino a produrre corti circuiti che possono mettere, a volte, in crisi il proprio lavoro ma sono occasione di crescita e maturazione.
Andrea Kantos_ Prima Gandolfo parlava di crisi, conflitti e fatiche, io aggiungerei l’importanza dei fallimenti e dei comportamenti. Dimora OZ è un gruppo di ricerca che si fonda su comportamenti e sulle pratiche relazionali, un’attenzione e un rispetto reciproco che sono pregresse a qualsiasi produzione artistica. Lì dove è possibile occorre un grande impegno, presenza, costanza e confronto. Senza questi quattro elementi è difficile lavorare insieme e formare una comunità molto eterogenea per età, discipline, caratteri, economie, fortune e sfortune. Dimora OZ è appunto un esercizio felice di pratiche relazionali, obiettivi professionali e grande spirito di disponibilità, il che comporta anche un’educazione, una formazione all’altro. Per certi versi coordino il gruppo di Dimora OZ, mi occupo di relazionalità solo all’interno dei processi culturali o delle dinamiche di gruppo, ma forse proprio perchè già troppo carico preferisco indagare tematiche metafisiche, che sembrano disgiunte dalle dinamiche relazionali, dai fatti, e quindi dalla cronaca, mentre rappresentano per me la struttura con cui si manifestano gli accadimenti, sia sul piano umano, psicologico, emotivo, politico, culturale e sociale.
(1) Video-still tratti da Piazza Connection, video-istallazione di Mariella Maier, Andrea Messner, Gandolfo Gabriele David, Andrea Kantos_Foto_ Bernardo Giannone.
(2) Video-still tratti da Piazza Connection, video-istallazione di Mariella Maier, Andrea Messner, Gandolfo Gabriele David, Andrea Kantos_Foto_ Bernardo Giannone
(3) Video-still tratti da Piazza Connection, video-istallazione di Mariella Maier, Andrea Messner, Gandolfo Gabriele David, Andrea Kantos_Foto_ Bernardo Giannone