Intervista
ad Anne-Clémence de Grolée #2
Da diversi anni noi di Balloon project seguiamo con interesse il lavoro di Anne-Clémence de Grolée incuriositi dal suo legame con la Sicilia. L’occhio di un artista che non è nato e cresciuto in Italia è uno spunto di riflessione fondamentale per leggere, con rinnovato interesse, la complessità della nostra terra.
La incontriamo ancora una volta per conoscere come si sta evolvendo la sua ricerca e il suo lavoro in occasione della prossima personale alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Cara Anne Clémence non è la prima volta che racconti il tuo lavoro qui su Balloon. Già nel giugno 2013 Cristina Costanzo ti aveva intervistato per la nostra rubrica I’m a sicilian artist… Cosa è cambiato nel tuo lavoro e nella tua ricerca da allora?
Ho riallacciato, negli ultimi anni, con la ricerca sull’identità femminile –il tema che mi ha portata in Italia- ma cambiandone la prospettiva e arricchendola di riferimenti iconografici diversi. Momento fulcro di questo periodo è stato la morte di mia madre, da cui sono nate riflessioni sull’invecchiamento e la perdita, sul tramandare tra madre e figlia e, infine, la ciclicità dell’esistenza. Ho ritrovato in particolare, nell’elaborare una serie di Abiti/spoglie, figure archetipiche come le Madonne dipinte da Piero Della Francesca, oppure miti potenti come quello di Demetra e Persefone, uno dei culti più sentiti nella Sicilia greca, che mi ha ispirato recenti sculture di terracotta (Le Segrete).
Il tuo legame con questa terra è cresciuto? È cambiato? Oppure rimasto invariato?
Il mio legame con la Sicilia è sempre intenso e, con gli anni, forse misuro meglio quanto questa terra sia stata, e sia ancora, per me fertile. Il mio (volontario) sradicamento fuori dal paese natio mi ha proiettata non solo in un contesto geografico alieno ma in una dimensione temporale praticamente inesauribile. Alludo alla stratificazione storica, antropologica che uno non finisce mai di sondare e a cui attingono varie mie ricerche. E’ come se attraverso la complessità dell’Isola, riuscissi meglio ad indagare e quindi capire la mia propria complessità. Da cui il titolo della mostra Une île à soi, ossia l’isola come luogo mentale, dove sedimentare il proprio vissuto e fare emergere la propria visione del mondo.
Della tua esperienza artistica in Sicilia conservi un momento o un ricordo determinante o comunque importante per la tua ricerca artistica?
Sono tanti i momenti e i ricordi salienti… ne scelgo qui due che si possono leggere in parallele: certamente l’approdo in Sicilia presso la Fiumara d’Arte e la scoperta del pays des hommes-fleuve (dal titolo della prima mostra al Centro Culturale Francese di Palermo e alla galleria Prati), il sentimento vivido della comunione tra corpo e elementi naturali ma anche la curiosità per le usanze sociali; e poi, circa 5 anni fa, il progetto Cortile/curtigghiu svolto a Favara col sostegno di Farm Cultural Park, dal taglio antropologico poiché imperniato sulla memoria della vita nei cortili-gineceo del centro storico e nutrito dai tanti colloqui con gli anziani della cittadina. Si tratta di due esperienze di residenze d’artista e non è un caso che le citi entrambi perché queste sono situazioni eccezionali in cui uno può dedicarsi pienamente ad una ricerca, a contatto con una realtà estranea, senza altra preoccupazione contingente.
Fino al 18 Febbraio presso il muRa – Museo d’arte contemporanea di Racalmuto/Castello Chiaramontano è possibile visitare il primo step espositivo della tua personale Une île à soi – Anne-Clémence de Grolée: vent’anni di ricerca in Sicilia a cura di Giulia Ingarao. Una mostra che racconta il tuo lavoro e la tua ricerca su quest’isola che porti avanti da un ventennio. Come si snoda il percorso espositivo?
A Racalmuto, con Giulia Ingarao, abbiamo scelto di dare maggiore spazio al corpus di ricerca che esplora l’identità femminile. Sarà stato anche il Genius loci a suggerircelo, essendo il MuRA un’ala del castello chiaramontano dove sono ben visibili le tracce di vissuto di una casa ottocentesca. E queste stanze piene di memoria, forse anche di fantasmi, hanno accolto perfettamente queste opere che alludono alla vita intima delle donne e alle sue varie età.
Il secondo step, invece, ti vedrà in mostra presso la GAM – Galleria d’Arte Moderna di Palermo. Cosa vedremo in quell’occasione?
Alla GAM, cercheremo invece di rintracciare ed esporre le tre tematiche intorno alle quali si è sviluppata la mia ricerca –oltre alla questione del femminile, il degrado ambientale e la migrazione- in questi 20 anni. Si tratterà quindi di un percorso articolato attraverso una scelta di opere che faremo dialogare tra di loro per rivelare inaspettate connessioni tra temi, solo apparentemente distanti. La città in effetti costituisce ai miei occhi un organismo la cui crescita/il cui degrado ha molto a che vedere con le metamorfosi del corpo umano. Nella stessa ottica, le barche di legnetti erosi dal mare dell’installazione Esodo, (nata per Hôtel des Etrangers, a cura di Giusi Diana), troveranno eco nelle sagome a ponte di sculture di stoffa. Questa mostra ad ambizione antologica è proprio l’occasione per riconoscere i punti di contatto (o di separazione) tra le opere di questi anni e proporre una lettura di quella che manifestamente è un’esperienza esistenziale, oltre che artistica.