Intervista ad Alfredo Sciuto
Chi è Alfredo Sciuto? Raccontaci brevemente di te…
Da piccolo volevo diventare astronauta, pianista, tennista e sommozzatore… viaggiare ed essere invisibile, poi crescendo pensavo di fare l’architetto ma ero svogliato e allora optai per l’artigianato: falegname nelle intenzioni, marmista nei fatti… A 18 anni mi iscrissi all’Istituto d’Arte collaborando part-time con un’azienda di progettazione e realizzazione di arredi e conseguendo la maturità come disegnatore d’interni.
L’iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Catania e, nel 1996, la conclusione degli studi con Anna Guillot, aprirono ad altri interessi… il segno, il colore, la composizione, il contesto, la materia, la tecnica, il caso, la luce, il suono concreto… Qualche mostra collettiva, poi il contatto coi Mutoid Waste Company allora arrivati dalla Germania a Santarcangelo di Romagna, la formazione al corso di Trattamento Artistico Metalli – TAM, con Arnaldo Pomodoro seguito da un’altra esperienza formativa a Roma presso l’associazione per l’arte contemporanea Zerynthia di Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier, e la collaborazione con Fiumara d’Arte e Famiglia Sfuggita, in Sicilia… tutto confluiva verso l’assemblaggio, l’installazione e la performance…
Berlino mi è arrivata come suggerimento in un momento di crisi creativa ed esistenziale. La metropoli mitteleuropea, la scena alternativa fuori dal sistema dell’arte, lavorare “in collettivo”, le prime mostre spontanee, qualche comparsa nel teatro di strada, poi la performance… la sperimentazione di uno stile di vita “altro” all’interno di un’area occupata con case-carrozzoni e infrastrutture autocostruite e aperta al pubblico nel cuore della zona urbana berlinese… Niente mura domestiche, affitto e bollette…, la stufa a legna e il carrozzone su ruote gommate piazzato su “terra di nessuno”, accampamento urbano stanziale…: una comunitá a cielo aperto sopra Berlino. Forse è stata questa la condizione – insieme al fascino per l’estetica aerospaziale – che mi ha poi portato a realizzare ambienti gonfiabili e oggetti d’arredo… Da piccolo volevo diventare astronauta…
Che musica ascolti? Qual è l’ultimo libro che hai letto? Chi sono gli artisti che ami?
Il silenzio mi inquieta… la radio mi consola in parte con musica elettronica e classica. Trovo interessanti le forme di ricerca sonora sperimentale e concreta.
“Messaggi dai Maestri” è il libro che ho appena finito di leggere. L’autore, il terapeuta americano Brian Weiss, spiega attraverso il suo metodo di terapia regressiva, che «[…] in vite precedenti, eventi cruciali continuano ad influenzare il nostro quotidiano […] siamo anime immortali, destinati a reincarnarci più volte nel corso della storia […] e l’amore è il motore dell’universo». Piú che gli artisti amo le loro opere. Ce ne sono talmente tante che non ci provo nemmeno ad iniziare una lista… che tra l’altro è sempre aperta.
Come definisci il tuo lavoro?
Definirei il mio lavoro con gli aggettivi: minimalista e sostenibile. Il progetto – come analisi delle condizioni date e definizione della rappresentazione grafica – occupa un ruolo fondamentale nella mia ricerca. Detesto sprecare tempo e materiali. Citando Argan su Christo nel 1973, : «Senza progetto l’ideologia si riduce ad Utopia […] e l’Utopia non è pericolosa»…
C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Nel 2000 mi recai a Basilea per visitare la Fiera… in quei giorni, presso la Fondazione Tinguely, si era appena aperta una retrospettiva dell’artista belga Panamarenko; il pezzo che più colpí la mia attenzione fu “The Aeromodeller”, un dirigibile di 20 metri di lunghezza sospeso con delle sottili funi al soffitto dello spazio espositivo… la cabina passeggeri, appoggiata al suolo, era stata realizzata in buona parte con materiali di recupero… sembrava un relitto dal futuro… Fu un’esperienza folgorante… una sottile membrana plastica strutturata da nastro adesivo e sostenuta dal flusso d’aria di un paio di speciali ventilatori… Quattro anni dopo sperimentai in Sicilia “Bob Project” il primo di una serie di ambienti gonfiabili che hanno caratterizzato buona parte della mia ricerca di questi ultimi anni…
Il 6 Ottobre 2012, in occasione della Giornata del Contemporaneo AMACI, hai proposto al pubblico “Domus Aurea”, un grandioso progetto site specific nella Torre di Federico II ad Enna, progetto nato da un’idea di Anna Guillot egregiamente espresso da te… ci parli di questa installazione immersiva?
“Immersivo” è il termine giusto… ci si immerge, appunto, a piedi scalzi attraverso una fenditura verticale in corrispondenza dell’ingresso leggermente asimmetrico della Torre ottagonale… Al centro, da un ottagono di vetro, la luce si diffonde verso l’alto riflettendosi sulla superficie dorata della volta per rifrangersi poi nell’intero ambiente… A coinvolgere i visitatori, anche la scrittura di suoni composta appositamente da Federico Leocata ne accompagna la fruizione con enfasi sospesa… Un flusso d’aria costante sostiene la grande volta mantenendo l’involucro dorato aderente all’ormai invisibile storica massa muraria… Avevo visitato la Torre di Federico diversi anni prima e quando Anna Guillot mi ha proposto un intervento al suo interno ho visualizzato da subito quello che avrei realizzato… Citando G.C. Argan nel descrivere le basiliche bizantine è stato come dissimulare la massiccia struttura muraria con una sorta di mosaico di oro e luce destinata a smussare gli angoli e a dare continuitá alle superfici… “Domus Aurea” è stato un omaggio a Federico II che ordinò la costruzione della struttura medievale anche come luogo di incontro con Artisti e Poeti della sua epoca…
Come definiresti il panorama artistico siciliano se lo conosci?
Non conosco il panorama artistico siciliano se non attraverso il contatto con amici artisti dei quali ricevo news… Mi interesso sempre meno alla ‘localitá’, cosí come, devo dire, alla scena globale… Mi sto isolando sempre piú ma apro ogni tanto porte e finestre, in rete soprattutto. Berlino come tutte le grandi metropoli offre comunque e sempre tante occasioni di reale fruizione del contemporaneo.
Che progetti hai per i prossimi mesi? A cosa stai lavorando?
Ho in mente da settimane ormai, un progetto da realizzare in una piscina in disuso o magari mai finita… una superficie riflettente… una pozza d’oro e un bagno di luce subacquea… chissá dove e chissá se, e quando…
Alfredo Sciuto è nato ad Acireale (CT) nel 1968, vive ed opera a Berlino.