Intervista a Vanessa Viscogliosi
di Tribeart
Chi è Vanessa? Raccontaci brevemente di te.
Brevemente? Sono una giornalista con l’emicrania d’assalto. Ma soprattutto una donna – timida, insicura, sensibile, ironica, curiosa – che se avesse più coraggio girerebbe il mondo a piedi in compagnia della sua solitudine o di qualche pazzo/a che voglia condividere con lei cieli stellati e camminate affamate di vita, suoni, colori, odori e meraviglia.
Tribeart da quale presupposti nasce e quali forme ha preso dai suoi inizi ad oggi?
Vivo TRIBEART come un qualcosa che c’è sempre stato. Come un pezzo di me che vive, muta e si trasforma dipendentemente e indipendentemente dalla mia esistenza. Nasce come costola di TRIBENET.IT, un sito d’arte – fra i primi in Italia – a cui ho dedicato giornate e nottate di lavoro fin dai tempi dell’università e che proprio agli studenti si rivolgeva. Da sola aggiornavo rubriche dedicate agli artisti, alla storia dell’arte, alle mostre e agli eventi. TRIBENET.IT era allora uno spazio virtuale ibrido che mi permetteva di fondere le mie passioni più grandi, il giornalismo, la scrittura e le arti visive. Ma TRIBENET.IT è anche la storia di un amore meraviglioso, quello fra me e Giacomo Alessandro Fangano. Un amore puro che ci ha uniti parlando di arte, di sogni, di progetti. Ecco da questi presupposti nasce TRIBEART, nel 2003, a un mese dal mio trasferimento a Catania e a distanza di 6 anni dal mio progetto in solitaria. Inizialmente ci proponiamo come una semplice guida agli eventi d’arte ma, poi, la voglia di raccontare e approfondire le dinamiche del territorio ha preso il sopravvento. Un’evoluzione di contenuti accompagnata anche da una rivoluzione delle forme. Nel corso degli anni il cartaceo ha subito diverse trasformazioni fisiche: dalla stampa di un pieghevole siamo arrivati a quella di un tabloid. Ci sono volute ben 60 pubblicazioni mensili per giungere a questo obiettivo. E, la commozione, non ti nego, fu tantissima. Dallo scorso settembre, causa grossa crisi economica, TRIBEART prosegue la sua attività solo on line e, per fortuna, con ottimi risultati.
Punti di forza e punti deboli di dare origine a un progetto editoriale in Sicilia, nello specifico un progetto che si occupa di cultura e arte contemporanea?
La Sicilia, terra di lutto e di luce, non poteva che rendere tortuoso il nostro cammino. I viaggi in salita, tuttavia, mi sono sempre piaciuti: rafforzano le gambe, temprano gli animi, ridanno tono a sguardi stanchi, ma mai sconfitti. Di errori ne abbiamo commessi tanti, così come tante sono state le porte chiuse in faccia per diffidenza/snobismo/provincialismo. Ma pure le gratificazioni. Fra tutte la mostra/asta “Artisti per TRIBEART” che l’anno scorso è stata organizzata affinché potessimo proseguire con la stampa della nostra rivista. Un attestato enorme di stima e affetto che ci ha inondati, illuminati e responsabilizzati maggiormente.
Credo comunque che a prescindere dalle nostre difficoltà, non sia affatto facile avviare e poi mantenere in vita, in questo paese, qualsiasi progetto imprenditoriale che segua appieno le regole. La pressione fiscale è altissima, l’Iva si paga in anticipo su fatture che forse non incasserai mai, recuperare il credito dai clienti è sempre un’impresa. Non credo ci voglia un esperto in materia per capire che, in questo modo, l’economia non può affatto ripartire. Ci parlano di spread, di pil, di bond. Ma l’Italia ha bisogno di parole come responsabilità, lavoro, futuro, giovani, sviluppo, ricerca, innovazione, tutela. E, soprattutto, Cultura. Parole, queste, che in Sicilia hanno un peso/significato maggiore.
Chi legge Tribeart?
Abbiamo un pubblico eterogeno: studenti, professionisti, addetti ai lavori, appassionati d’arte. E visto che la rete non pone confini geografici, naturalmente, i nostri lettori non sono solo siciliani.
Come definireste il panorama artistico siciliano? Esiste una rete o un sistema dell’arte dove lo scambio tra individui, operatori e istituzioni pubbliche e private possa definirsi maturo?
Da cronista attenta, almeno credo, registro tante isole nell’isola. Spesso si lavora in maniera individuale e individualista, senza aperture o volontà di inclusione. Ci si muove per il “sistema”, ma non per il territorio. Questa autoreferenzialità, a mio avviso, rischia di aumentare la distanza tra l’arte contemporanea e il pubblico. Ma questo non è un problema solo siciliano. Lo scollamento poi fra le politiche culturali siciliane e le pratiche del contemporaneo è notevole. Come ho scritto di recente «si procede grossolanamente per tentativi, destreggiandosi tra consenso elettorale e necessità di fare cassa».
Da pochissimo avete presentato il vostro nuovo progetto “latienda”… Di cosa si tratta?
latienda è il nome del nostro shop d’autore. Un progetto ad alto contenuto siciliano e a basso impatto ambientale. Così potrei sintetizzare questa nuova esperienza. Il negozio è suddiviso in quattro sezioni: lalinea, lacollezione, lanica e lamacro. L’offerta è frutto di un accurato lavoro di ricerca, di selezione e di coinvolgimento attivo degli artisti, dai grandi nomi ai talenti emergenti della scena locale. Il catalogo comprendrà pezzi unici e prodotti a tiratura limitata, edizioni di piccolo e grande formato, e-book, ma anche posters, taccuini, spillette e paper goods.
Sensibili alle tematiche ambientali, ai processi produttivi ecologici e a un’economia eticamente responsabile, abbiamo deciso di utilizzare per i prodotti editoriali solo carte e inchiostri ecologici, di privilegiare i servizi offerti da fornitori locali e di preferire materiale riciclato per l’imballaggio e la spedizione.
Lo scorso 14 dicembre, durante la serata inaugurale della mostra “Amici miei” allo Spazio Cannatella di Palermo, abbiamo presentato in anteprima un piccolo nucleo di articoli latienda. Decisamente un debutto fortunato e accolto da grande entusiasmo e reso possibile anche grazie al sostegno incondizionato di Cosimo Piediscalzi, Andrea Buglisi, Francesco Lauretta ed Elisa Anfuso, i primi artisti da me selezionati e inseriti nel progetto quasi a scatola chiusa e che, per questo, non finirò mai di ringraziare.
Dal 23 febbraio, in occasione del decimo anno di attività di TRIBEART, la saracinesca virtuale dello shop sarà finalmente alzata. Sul sito saranno anche indicati gli stores per gli acquisti fuori dalla rete. Insomma, non ci sono scuse per non comprare i nostri bellissimi prodotti.
(1) Copertina n°81 di Tribeart con un dipinto di Andrea Di Marco.
(2) Alessandro Fangano e Vanessa viscogliosi.
(3) I taccuini d’autore di Latienda.
(4) Il marchio di Latienda.