Intervista a Lorenzo Canova
di Cristina Costanzo
Lorenzo Canova è storico dell’arte, curatore e critico d’arte. Si occupa di arte moderna e contemporanea, e in particolare dell’arte del Cinquecento romano e dell’arte della seconda metà del Novecento e delle ultime generazioni italiane e internazionali. È fondatore e direttore dell’ARATRO – Archivio delle Arti Elettroniche- Laboratorio per l’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise, Campobasso.
Ha curato numerosi saggi e volumi tra cui ricordiamo “Visione romana. Percorsi incrociati nell’arte del Novecento” (Edizioni ETS, Pisa 2008); “Nelle ombre lucenti di De Chirico”, (DEd’A edizioni, Roma 2010); la sezione Il Moderno, Il Contemporaneo, il Postmoderno del volume di aggiornamento dell’Enciclopedia Universale dell’Arte (De Agostini, Milano, 2000) e, in collaborazione con Maurizio Calvesi, i volumi “Arte a Roma, pittura scultura, architettura negli anni dei Giubilei” (edizione italiana e inglese, Rizzoli, Milano e Rizzoli, New York, 1999).
Ha fatto parte della commissione inviti della XV Quadriennale di Roma del 2008 e ha curato mostre in musei e spazi pubblici italiani e internazionali tra cui ricordiamo almeno “Futuro Italiano”, Parlamento Europeo di Bruxelles, evento ufficiale organizzato dal Ministero degli Affari Esteri per il Semestre Italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, “Masterpieces from the Farnesina Collection, Arte Italiana 1950-1970. Capolavori dalla Collezione Farnesina)”, curata con Maurizio Calvesi e Renato Miracco, National Gallery of Modern Art, New Delhi (India), febbraio-marzo 2005; “On the Edge of Vision. New Idioms in Indian & Italian Contemporary Art”, curata con Rajeev Lochan Kolkata, India, Victoria Memorial Hall, Febbraio 2007.
Lo incontriamo per parlare della sua attività di curatore.
Da quanto tempo fai il curatore? Vuoi parlarci del tuo iter formativo e lavorativo?
Gli anni avanzano e ho curato molte mostre in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero. La mia prima mostra risale al 1993, anche se poi la mia attività ha assunto un certa costanza a partire dal 1998, ho studiato storia dell’arte alla facoltà di Lettere e Filosofia de “La Sapienza” di Roma, mi sono laureato con Maurizio Calvesi con una tesi sugli affreschi di Castel Sant’Angelo e nella stessa facoltà ho poi ultimato il mio dottorato di ricerca e il successivo post-dottorato. Il mio interesse per l’arte contemporanea è legato infatti anche alla mia formazione nella scuola romana di storia dell’arte che, da Lionello Venturi a Brandi, da Argan a Calvesi, ha sempre visto gli studiosi attivi anche sul versante del contemporaneo. Devo dire che nell’arte contemporanea sono nato e cresciuto anche grazie alla mia formazione familiare, i miei genitori si sono conosciuti a una mostra curata da mia madre dove mio padre, Bruno Canova, esponeva un quadro. Mio padre era un artista e un piccolo collezionista d’arte legato a molti artisti della Scuola Romana, come Mario Mafai, Antonietta Raphaël, Alberto Ziveri, a esponenti del realismo come Renato Guttuso o Renzo Vespignani, ma anche a Salvatore Scarpitta, Alberto Burri e molti altri. Un’esperienza importante per me è stata la creazione della d’AC, la galleria d’arte contemporanea comunale che con le amiche Tiziana D’Acchille e Licinia Mirabelli inventammo e portammo avanti a Ciampino dal 1998, io ci ho lavorato fino al 2000 e la galleria divenne una piccola kunsthalle, chiusa malauguratamente dalla miopia dell’amministrazione qualche anno dopo. Il mio grande battesimo del fuoco è stata però la mostra Novecento. Arte e storia in Italia alle Scuderie del Quirinale e ai Mercati di Traiano di Roma (dicembre 2000- maggio 2001), curata per la sezione arte da Maurizio Calvesi, il mio maestro con cui ho avuto l’onore di collaborare a lungo e di cui sono poi diventato amico, un progetto monumentale che partiva dai primi anni del XX secolo per arrivare al contemporaneo e di cui ho curato il catalogo insieme a Federica Pirani, una storica dell’arte di eccezionale qualità che oggi dirige le mostre del comune di Roma. Un’altra grande esperienza è stata la cura della collezione Farnesina insieme a Maurizio Calvesi dal 2001 al 2010, la raccolta d’arte contemporanea italiana nel palazzo del Ministero degli Esteri a Roma, sede quotidiana di incontri internazionali e di grande rappresentanza. Partendo dalla collezione abbiamo realizzato anche importanti progetti museali internazionali, come una grande mostra in India (a New Delhi e Mumbai) nel 2005, e un progetto itinerante in tutto l’Est Europeo e in America Latina nel 2008. Parallelamente nella stessa sede della Farnesina ho curato due collezione di giovani artisti: “Arte italiana per il XXI secolo” del 2003-2004 ed “Experimenta” (curata con Marco Meneguzzo e Marisa Vescovo) del 2008-2009. In collaborazione col Ministero degli Esteri ho poi curato il grande progetto “Futuro Italiano” (Parlamento Europeo, Bruxelles, 2003) che univa maestri storici e giovani artisti per tracciare due linee forti dell’arte italiana del secondo Novecento e “On the Edge of Vision” (2007I) una grande mostra che univa giovani artisti italiani a quasi tutti i maggiori artisti indiani delle ultime generazioni nella suggestiva e maestosa sede storica del Victoria Memorial di Calcutta. Un’altra esperienza importante è stata la Quadriennale di Roma del 2008 dove (con Chiara Bertola, Bruno Corà, Claudio Spadoni, Daniela Lancioni e grazie al sapiente coordinamento di Gino Agnese) presentammo al Palazzo delle Esposizioni di Roma una selezione (ovviamente discutibile, come tutte le selezioni) dell’arte italiana all’insegna della qualità, del rigore e del rispetto della sua poliedrica complessità. Un’esperienza che continua ancora e a cui sono molto legato è l’ARATRO, archivio delle arti elettroniche- laboratorio per l’arte contemporanea dell’Università del Molise a Campobasso, dove insegno, fondato grazie all’entusiasmo del Rettore Giovanni Cannata e che abbiamo inaugurato nel 2007 con una mostra di Gino Marotta che regalò alla sua città natale una delle sue mostre più belle con opere degli anni sessanta. Il centro per il contemporaneo è tuttora attivo e sopravviviamo anche grazie alla passione del suo giovane curatore Piernicola Maria Di Iorio.
Qual è il ruolo del curatore oggi e quale si accinge a ricoprire, secondo te, in futuro all’interno del “sistema dell’arte”?
Il ruolo del curatore oggi è, per fortuna, in grande trasformazione: spesso troviamo degli artisti a curare mostre, come accadeva un tempo. Io sono uno storico dell’arte che cura mostre, anche se mi occupo del presente lo faccio con lo sguardo dello storico, può essere un vantaggio o un limite ma non ne posso fare a meno, del resto anche uno dei massimi curatori italiani, Germano Celant, qualche tempo fa salutava come un fatto positivo la diffusione delle cattedre di storia dell’arte contemporanea nelle università italiane per la formazione di nuove generazioni di studiosi e curatori che possano lavorare sul contemporaneo con l’occhio dello storico senza farsi tradire dalla natura spesso effimera delle contingenze presenti. Forse il ruolo del curatore dovrebbe essere quello di tentare (forse utopisticamente) di dare un ordine possibile alla complessità del labirinto affascinante e intrecciato dell’arte di oggi.
Quali caratteristiche sono indispensabili per fare questo lavoro? Vuoi dare un consiglio a chi voglia intraprendere questa professione?
I consigli servono sempre a poco, è ovvio però che per fare il curatore seriamente siano necessarie una grande preparazione storica, una cultura che sappia dare un impianto teorico e una visione aperta, una conoscenza, difficile ma fondamentale, delle dinamiche e delle tendenze , complesse e stratificate, del presente, curiosità ed entusiasmo, io ho sempre dato valore, forse sbagliando, ai rapporti umani e alla creazione collettiva di un progetto di cui il curatore è solo il regista, ma che senza tutti gli altri non potrebbe neanche nascere.
Credi che il ruolo del curatore sia trasversalmente riconosciuto? Perché?
Credo di sì, tuttavia forse dovremmo tutti ripensarlo, almeno un po’, credo che l’arte di oggi mostri evidenti segni di crisi, soprattutto in occidente, dovremmo tentare di approfondire questi segnali magari servendoci seriamente di un dialogo con altre discipline umanistiche, sociali ed economiche e, magari, cercando di superare alcuni comodi stereotipi che stanno paradossalmente rendendo le arti visive un sistema statico e poco aperto a istanze innovative.
Quando curi una mostra da cosa parti? Come scegli gli artisti, il tema, ecc? Spiegaci, per sommi capi, il tuo metodo di lavoro.
Non ho un solo metodo, posso partire da un’idea progettuale basata su un tema, ma anche sull’attenzione per certi artisti che magari vedo molto bene in una mostra insieme, diciamo che ritengo essenziale possedere una visione aperta, adeguati strumenti culturali e molte possibilità metodologiche.
Parlaci di un progetto o di un incontro, per te, significativo.
Per mia fortuna ho avuto tanti incontri importanti e ho realizzato tanti progetti; tuttavia il progetto più importante per me, è quello di vedere al lavoro come meritano le persone che formo come docente, gli studiosi, i professionisti e gli artisti che stimo e poter contribuire, anche modestamente, alla crescita collettiva culturale, sociale ed economica di Roma, dove sono nato, del Molise, dove lavoro come professore, e del nostro sofferente Paese; forse sembrerò retorico, ma mi sembra l’esigenza più urgente.
Puoi anticipare ai lettori di Balloon i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando a diversi progetti: alcune mostre di artisti più o meno giovani; una grande mostra di mio padre, dal suo ciclo “L’arte della guerra” degli anni settanta con opere sulla Shoah, le Leggi Razziali, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra di Liberazione, la mostra è stata voluta e sarà curata da Maurizio Calvesi e sarà presentata in un museo romano, io la coordino come responsabile dell’Archivio Bruno Canova; un nuovo libro su Giorgio de Chirico, a cui ho già dedicato un volume nel 2010. Sono poi molto felice che il 16 novembre si apra la grande mostra, purtroppo postuma, di Gino Marotta nella sua Campobasso nei magnifici spazi della ex Gil, oggi sede della Fondazione Molise Cultura, un progetto a cui l’artista teneva moltissimo e del quale avevamo discusso a lungo insieme, sarà il migliore modo di onorarlo e di ricordarlo a un anno dalla sua scomparsa.
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(1)/(4) Opere della mostra “Gino Marotta”, Palazzo EX GIL- Fondazione Molise Cultura, Campobasso, 16 novembre 2013 – 28 febbraio 2014, Fotografie Civico 32
(5) Lorenzo Canova, fotografia di Cosimo Paiano