Editoriale

I’m Feeling Good

 

Per la cover di febbraio 2024 proponiamo un’immagine dalla performance di Martina Rota Don’t Fight The Feelings, tenutasi lo scorso dicembre 2023 alla Fabbrica Bini di Milano, a cura di spazioSERRA e da un invito di Cloe Piccoli.

 

Martina Rota, Don’t Fight The Feelings, performance. 2023.

 

Intercorre al giorno d’oggi l’esigenza profonda e analitica di vedere e non guardare, prendere e non toccare, dire e non parlare, sentire e non ascoltare.
Il ruolo dell’artista si schianta secolarmente e a tutta velocità contro l’accettazione, l’incomprensione e la rassegnazione; l’artista e il suo operato emergono da tale scontro non come rottami, ma come vittoriosi e attenti anelli indispensabili di una catena contemporanea che è parte dell’essere.

La descrizione dell’attuale è affidata a davvero pochi modelli di particelle luminose impazzite che comunicano a raffica, e chi vuole intendere intenda; e poi c’è una sfumatura, quella performativa, quella che coinvolge e perplime, quella da guardare, da toccare, da parlare e da ascoltare.
Il corpo, il movimento, lo sfioramento, l’espressione di una sensazione; quale idea cardine di una performance?

La relazione!

E Martina Rota?

Lei agisce da sovrana delle relazioni, anzi, della descrizione delle relazioni; con le sue performance, i suoi cicli icono-perfoma-grafici, ci ingloba in una dimensione che mostra esattamente, così come è, il flusso di coscienza che la attraversa.

Partendo dallo studio accademico del movimento, e quindi della danza, la ricerca di Martina Rota avviene non solamente in prima persona ideale, ma anche in prima persona fisica e concreta; ogni fibra dell’artista ha investito nella comunicazione e quindi nella creazione, sempre puntualmente riuscita, di nuovi linguaggi.

Nuovi linguaggi?

Sì, quelli della relazione, del corpo, della volontà di creare unione, di creare intimità. Tale intimità è stata un crescendo; ogni forma, ogni perfezione, ogni linea pulita è stata pensata e custodita dentro un diario segreto che, una volta liberato dai suoi concetti nascosti, ha donato quello che la stessa Martina Rota definisce come il terzo capitolo di un’espressione che cammina a braccetto con la realtà.

Il ciclo formato dai tre momenti (capitoli), inizia nel 2020 con I Can Still Taste You, – Archivio ViaFarini – un duetto, un passo a due, una dichiarazione di trasformazione, di adattamento che vede le due protagoniste creare uno spazio, farlo loro, suggellandolo con un bacio… e due ghiaccioli, l’uno per l’altro e l’altro per l’uno!
Il secondo capitolo di queste “dichiarazioni” appare nel 2021 con il titolo Don’t fuck with my hunger, dentro Spazio Serra e nell’ambito della stagione di mostre Venerazione Mutante; i ghiaccioli iniziano a diventare la vera tara di ogni movimento, di ogni intenzione, di ogni azione o di ogni non azione.

 

 

Attraverso la mutazione del ghiacciolo si assiste a un crescendo e un diminuendo propri di una relazione che adesso necessità di sostentamento, fisiologico e biologico, e spesso aggredisce lo squilibrio inevitabile.

Decadenza? Modifica di un qualche algoritmo? Risultato volontario? Effetto involontario?

La risposta è una soltanto: natura, selezione, nuove concezioni, nuove tolleranze e condizioni e convenzioni che modificano la visione delle cose, delle persone, delle relazioni, in maniera inevitabile in una invo-evoluzione tangibile.

 

Martina Rota, Don’t Fight The Feelings, performance. 2023.

Dont’ fight the feelings – Associazione Mercurio e Fabbrica Bini, a cura di Spazio Serra – è la performance che nel 2023 ha posto un accento importante, già dal titolo, sulla reale difficoltà che c’è nel creare relazione, unione, collettività

 

Associazione Mercurio, impegnata dal 2014 al fianco delle scuole di Milano e Lombardia nel contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, ad aprirsi all’ascolto del proprio mondo interiore e delle emozioni di chi ci circonda.” (da SpazioSERRA)

 

Non più due performers, è quindi un gruppo quello che si muove, che crea forme e che si relaziona; 10 giovani si sfiorano e si muovono, ascendono attenti ai tecnicismi, con cura costruiscono e modificano il loro intorno e il loro farne parte. E poi, potenti delle unioni generate, certi delle relazioni create, accolgono il ghiacciolo, ben 150 in verità… Arrivano come schegge, si inglobano alla situazione in atto e, mentre si sciolgono, diventano definitivamente parte integrante di quella composizione che l’artista ha generato, ha ricercato e ha ottenuto.

 

Perché combattere contro le sensazioni, contro i sentimenti? perché evitare il contatto e bloccare ogni costruzione possibile e magnifica dell’altro, con l’altro e per l’altro?

 

Ph Flavio Pescatori e Beatrice Perego.