Il corpo della mente
incontro con Mara Palena
In vista delle mostre co-curate da Marta Cereda e Matilde Scaramellini in due spazi milanesi, – la prima, Il tempo entra ed esce ed io con lui che inaugurerà il 10 giugno da Careof e, la seconda, Posto al sicuro il 13 giugno da Pananti Atelier – abbiamo conversato con Mara Palena (1988), artista multidisciplinare che risiede e lavora a Milano. Sotto forma di fotografia, video, suono o installazione, nel suo lavoro emerge la costante ricerca dell’identità, del tempo e della memoria. Creando progetti esistenziali e vulnerabili, la sua sperimentazione artistica parte dal suo inconscio, nella speranza di interiorizzare e rintracciare un sentimento collettivo nel pubblico.
Intreccia collaborazioni con diversi curatori e artisti come Laura Lamonea, Matilde Scaramellini “fin dagli esordi” e Orio Vergani. Espone da Marsèll Paradise, MOPLA Los Angeles, Combat Prize, Pananti Atelier, Recontemporary a Torino e Guardian Art Center a Beijing. A Milano, assieme a Lino Palena ha co-fondato FIORIARTIFICIALI, uno spazio di produzione creativa e EXT. ANGST, un’etichetta cinematografica indipendente e sperimentale con Jessamine Bliss Bell.
Conversando con Mara, ci è subito molto chiaro che il suo lavoro non deve alla struttura sistematica del progetto il suo significato, infatti, non si forma attraverso una mappatura ben chiara di certi eventi o sensazioni. I lavori di cui scriviamo in questo articolo sono organizzati seguendo un approccio emotivo-sperimentale a priori che l’artista cerca profondamente di comprendere e di afferrare sottoponendo il suo inconscio a una riabilitazione e a un ulteriore livello di lettura. Parte cosciente e inconscia si uniscono e si scontrano, permettendole di creare un permafrost di memorie: emotivo ma inafferrabile.
Per una terapia della memoria
EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing – o desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari fa riferimento a una terapia psicologica utilizzata per trattare il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e altre condizioni legate a traumi emotivi. Durante le sessioni di EMDR, il paziente si concentra su ricordi traumatici mentre segue con gli occhi i movimenti del terapeuta o altri stimoli sensoriali. Si ritiene che questo aiuti a ridurre l’impatto emotivo dei ricordi e favorisca la rielaborazione emotiva. La tecnica è stata sviluppata negli anni ‘80 da Francine Shapiro ed è ora una pratica terapeutica ampiamente utilizzata, sebbene ci siano ancora dibattiti sulla sua efficacia comparata ad altre terapie. L’artista, sottoponendosi a questo trattamento, utilizza l’ordinamento della terapia per creare un progetto che la ricorda nella sua struttura. Partendo dapprima da immagini di archivio scattate da lei stessa, utilizza anche materiali audiovisivi di archivi pubblici, come quello dell’Archivio Prelinger raccogliendo un vastissimo materiale che le permette di realizzare un progetto che si ispira alle otto fasi del protocollo terapia EMDR. Il progetto si sviluppa in varie forme audio e visive, strutturandole ulteriormente, mediante l’installazione ed esposizione.
Come si sviluppa questo progetto a livello concettuale?
Questo lavoro è stato influenzato da diverse fonti di ispirazione. La terapia dell’EMDR è un approccio che ho scoperto per necessità personale, eppure mi sono ritrovata a esplorare i ricordi in modi completamente nuovi per me.
Mi ha affascinato sin dall’inizio la relazione tra la memoria, i suoi limiti e la sua natura mutevole, specialmente quando sperimentata all’interno di un metodo così rigoroso, suddiviso in fasi precise. Ho trattato l’archivio Prelinger come se fosse un vasto serbatoio di ricordi da esplorare, quasi come se fosse un paziente da analizzare durante una seduta di terapia. Ho utilizzato questa risorsa come un sogno lucido, attingendo a suggestioni e ispirazioni. Ho seguito il protocollo dell’EMDR, strutturando lo sviluppo del mio lavoro secondo le diverse fasi della terapia. In questo modo, il mio progetto ha preso forma attraverso l’uso di vari supporti e materiali.
Quali sono i medium, i materiali o comunque le varie forme in cui prende vita questo lavoro?
Mi preme formalizzare le opere in modo tale da poter racchiudere la molteplicità di concetti e sensazioni. Cerco di stratificare il pensiero, sintetizzandolo poi nella formalizzazione artistica. Nel corso dello sviluppo del progetto, ho utilizzato materiali delicati e trasparenti, quasi come proiezioni effimere destinati a svanire nel tempo. Questi materiali evocano la fugacità e la fluidità delle memorie, che possono essere tanto sfuggenti quanto tangibili. D’altra parte, ho anche impiegato materiali più pesanti e solidi, che rappresentano i ricordi incastonati, corrotti e congelati nell’esperienza.
Tutte queste forme visive ed espositive danno vita a un visuale quasi distopico e poco chiaro, dove la realtà e la memoria rimangono bloccati in un’esperienza che tenta di processare una grande quantità di soggetti e informazioni. Sono immagini spesso prodotte con il metodo di stratificazione, come spesso accade alla nostra memoria quando si congela nel tempo, venendo sovraesposta e sovraccaricata con altri ricordi, tenendoci ben lontani dalla limpidezza e chiarezza del ricordo appena nato. È un progetto che parla anche di collettività emotiva, dove il pubblico si rende partecipe all’opera d’arte in modo totalizzante. Qui notiamo come i diversi medium tecnologici, ricercati ed esposti attentamente anche attraverso l’esperienza mentale, hanno influenzato l’artista rendendo il suo lavoro fertile a un approccio universale e su più livelli interpretativi.
Un flusso visivo
OIKEIÔSIS è un lavoro pubblicato anche sotto forma di libro a novembre del 2023, edito da Witty Books, ma prende vita molti anni fa, quando Mara studiava ancora al liceo. Scattava istintivamente tantissime immagini, documentando il suo quotidiano, non molto sicura o cosciente di quello che stava producendo. Un approccio all’immagine istintivo, primordiale, che le ha permesso di creare un archivio visivo molto vasto. Nell’antica Grecia, per gli stoici, la parola Oikeiosis significa realizzazione come fine ultimo di noi esseri viventi. Ci indica la conoscenza del nostro sé interiore, riuscire ad abbracciare stoicamente la nostra condizione di umani, in tutte le sue sfumature meravigliose, disordinate o dolorose. Le immagini che vediamo in questo archivio impossibile sono immagini prodotte utilizzando la fotografia analogica: l’analogico permette all’artista di avere meno immediatezza rispetto al digitale, collaborando attivamente con il processo mentale e d’azione. In questo lavoro ci si sente come spettatori di un flusso di coscienza contenente immagini, colori ed emozioni: la forma libro diviene quasi forma-schermo, dove diventiamo effettivamente l’audience passiva, osservando ricordi appartenuti a qualcun altro. Nonostante ciò, in un certo modo ci permette di realizzare e collegare una mappatura del ricordo anche nel nostro inconscio, facendo nascere un vero e proprio sentimento collettivo. “Mi viene in mente l’opera di George Schrimpf intitolata “Martha”, del 1925” – commenta la curatrice Matilde Scaramellini nella prefazione del libro – “una donna moderna, appoggiata a un davanzale, è completamente assorta nella lettura di un foglio di carta. Il foglio è bianco. Se osservato abbastanza a lungo, il suo sguardo apparentemente catatonico sembra racchiudere un’assoluta imperturbabilità verso il mondo esterno, senza rivelare alcuna rigidità nella percezione di ciò che è scritto – la cui assenza rispecchia in qualche modo la sua (nostra) coscienza interiore. Il mio fascino per quest’opera non risiede tanto nella levigatezza delle forme, quanto nell’esperienza di verità che trovo in quello sguardo di accettazione.”
La sensibile lettura di questi tentativi di realizzazione emotiva e apprendimento della memoria dell’artista Mara Palena ci riconducono a un nascosto, delicatissimo rapporto con il corpo. Body Art. Il corpo come esperienza. Corpo mentale, come l’approccio alla psicoterapia e corpo esperienziale: memorie variegate che assumono moltitudini di forme. Passa tutto attraverso il nostro corpo, inizio imprescindibile di tutte le esperienze umane, passaggio fondamentale da idea a materia d’arte visiva e solida. Corpo come mondo ctonio, si fa transfert di qualunque emozione per trasformarsi. Il corpo diviene tempo ma anche memoria, come ci ricorda il drammaturgo americano Don DeLillo nel suo romanzo “Body Art”: “Passato, presente e futuro non sono ornamenti del linguaggio. Il tempo scorre dentro le giunture dell’essere.