Conversazione col duo Genuardi/Ruta
vincitore dell’edizione 2020 dell’Italian Council
Genuardi/Ruta sono tra i vincitori dell’ottava edizione dell’Italian Council Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, con un progetto di residenza realizzato in collaborazione con Emerge, associazione no profit situata a Torres Vedras nel distretto di Lisbona, Portogallo. Nell’intervista seguente il duo artistico ci racconta nei dettagli quest’esperienza.
L’Italian Council è tra i bandi a sostegno e produzione per talenti italiani più ambito a livello nazionale, intanto complimenti per il traguardo, la residenza si è svolta in Portogallo con una mostra conclusiva curata da Jorge Reis, com’è nata la collaborazione con l’associazione Emerge?
Abbiamo conosciuto Daniela Ambrósio, direttrice di Emerge – Association for the Promotion of Contemporary Art e Jorge Reis curatore della stessa a Palermo durante Manifesta11. In quel periodo organizzammo una mostra collettiva nel nostro studio e inaugurammo la nuova sede de L’Ascensore. Maria Gracia de Pedro ci mise in contatto e vennero a trovarci mostrando interesse per il lavoro. L’invito ufficiale per un progetto insieme avvenne dopo il nostro solo show presso la sede milanese della Galleria Francesco Pantaleone nel 2019.
Come si è svolto il vostro soggiorno a Casa Azul, sede della residenza di Torres Vedras? La vostra ricerca si è sviluppata partendo dall’osservazione dell’architettura circostante, quali sono stati, quindi, i vostri modelli di riferimento?
Una residenza è più che altro un viaggio di ricerca per noi, non identificabile in un solo luogo. Casa Azul è stato lo spazio in cui focalizzare il risultato degli appunti presi durante l’esplorazione. Abbiamo scelto Torres Vedras come punto di partenza per una ricerca sull’architettura.
Eravamo proprio nel mezzo dei capolavori architettonici degli ultimi 30 anni: Tra questi Casa das Historias Paula Rego a Cascais, una località marittima nei pressi di Lisbona, che ha vinto il Pritzker Prize nel 2011. Il Museo, progettato dall’architetto Eduardo Souto de Moura, è un complesso di solidi realizzati con cemento verniciato di rosso. Si trova al confine con la zona più antica della città, Costa Do Sol, dove le cinta murarie preesistenti recavano un vuoto al centro sul quale è stato eretto l’edificio. La cosa straordinaria è che è stato progettato tenendo conto della ricca vegetazione circostante conferendogli un aspetto molto familiare, rafforzando l’idea di casa; i tagli negli angoli da cui si ricavano le aperture vetrate, concedono l’ingresso alla luce naturale nelle aree espositive rendendolo un’eccellenza in ogni dettaglio.
Molte ricerche sull’architettura dei fratelli Mateus ci hanno spinti a scegliere queste località come approfondimento dell’uso delle forme, dove i vuoti e i pieni sono incastonati sapientemente e dove i vuoti stessi hanno un ruolo importante poiché diventano spazio, diventano materia. Le loro opere hanno un carattere fortemente scultoreo. Fra questi abbiamo visitato L’universidade Nova de Lisboa e il Farol Museu de Santa Marta a Cascais.
Durante la nostra permanenza in Portogallo abbiamo scoperto tanti altri luoghi meravigliosi, come il Champalimaud Foundation, centro di ricerca nei campi delle neuroscienze e oncologia composto da due edifici futuristici collegati da un tunnel di vetro o i tanti castelli, un tempo fortezze importanti per la difesa del territorio. Anche l’architettura antica aveva il suo fascino, Obidos per esempio è una cittadina medievale ricca di storia, nominata monumento nazionale, ciò vuol dire che continuerà ad essere conservata con la sua struttura originale.
A conclusione della residenza avete presentato il lavoro al pubblico con una mostra dal titolo Locomotive Breath, a me ricorda una famosa canzone dei Jetro Tull, c’è anche un’altra motivazione dietro a questo titolo?
Camminare lungo le coste dell’Oceano Atlantico vuol dire camminare senza poter vedere le cose in maniera nitida, essendo influenzato dalle correnti che soffiano sopra le acque formando la nebbia, la stessa nebbia che poi si confonde col vapore di un treno che attraversa la città alimentato dal carbone ardente.
Il rosso e il nero predominano in Locomotive Breath rivestendo le pareti, si modulano l’uno sull’altro per creare un ulteriore angolatura.
Se la struttura pittorica che si nota entrando nell’ambiente fosse stata messa davanti la parete sarebbe diventata un oggetto, come gli oggetti che Jasper Johns metteva davanti la tela.
Qui il passaggio logico di pensiero nasce da un’altra zona di interesse che è sempre legata alla pittura, ma che fa uso di forme sottili o meglio di materiali sottili che foderano un volume, un’architettura.
Usiamo di fatto la sottigliezza per dare un volume. Già dalla prima mostra personale alla cappella dell’incoronazione nel 2015 c’era l’interesse nel foderare elementi dello spazio e questo è visibile dalla sovrapposizione delle tre pitture.
Anche qui le forme si sovrappongono come in un dettaglio del quadro del pittore olandese Pieter Jansz Saenredam: The interior of the Grote Kerk.
Siamo dentro l’opera, la figura di fatto non esce dall’opera per farsi guardare ma ci conduce dentro lo spazio dell’architettura.
L’esperienza in Portogallo non si esaurisce soltanto nella ricerca artistica, ci sono diversi aneddoti, è stata una vera avventura, trekking montuosi, passeggiate tra i vigneti, scogliere da capogiro, vi va di raccontarci qualcosa?
Hai detto bene, è stata una vera avventura. Per la prima volta abbiamo attraversato una catena montuosa: Serra de Montejunto, un’area protetta sin dal 1999 con circa 400 specie di piante diverse e un vero e proprio santuario per la riproduzione di oltre 75 specie di uccelli.
Abbiamo passeggiato tra i profumati e colorati vigneti che collegano Torres Vedras ai villaggi circostanti visitando l’area archeologica Castro do Zambujal risalente al III millennio a.C.
Sentirsi piccoli di fronte al maestoso Oceano Atlantico in tempesta che nei secoli ha scolpito delle pittoresche scogliere come quelle della Praia de Santa Cruz o Boca do Inferno a Cascais, chiamata così perché quando il mare è mosso ed entra dentro la cavità della scogliera si infrange con forza sulle pareti rocciose e un soffio di acqua marina nebulizzata fuoriesce verso l’alto generando un suono roco simile a un gemito umano.
Siete partiti in un momento critico vista l’emergenza sanitaria, siete stati coraggiosi e perseveranti, credo che in arte siano dei requisiti essenziali per andare avanti, siete d’accordo?
D’accordissimo, costanza e perseveranza sono delle caratteristiche essenziali per raggiungere gli obiettivi che ci prefissiamo.
Negli anni, avete partecipato a numerose residenze sia in Italia sia all’estero, quanto è importante per gli artisti mettere in pratica questo nuovo modello di sviluppo per l’arte contemporanea?
Crediamo sia fondamentale mettersi in gioco in luoghi che non sono nella nostra comfort zone, lavorare in località culturalmente differenti dai nostri stimola visivamente e di conseguenza arricchisce la nostra ricerca. Le occasioni espositive sono sempre motori di riflessione ed evoluzione del lavoro. Vedere come e cosa fanno gli artisti in un’altra nazione e creare delle connessioni con loro è importante per la crescita dell’artista.
Quali sono stati i progetti maggiori a cui avete partecipato?
Quest’anno è stato intenso nonostante il momento particolare. A gennaio siamo stati in residenza presso CCA -Andratx, un enorme centro per l’arte contemporanea fatto costruire da una coppia di collezionisti danesi nel lato sud della Sierra de la Tramuntana a Palma di Maiorca. Dentro l’ubicato si trova la Kunstalle, la galleria e 4 appartamenti/studio per artisti provenienti da tutte le parti del mondo. Nonostante sia un luogo immerso nella natura è molto frequentato da figure dell’arte e collezionisti.
Tra giugno e luglio invece siamo stati a Torino, nel cuore di Porta Palazzo presso Via della Fucina 16 Condominio-Museo, un palazzo abitato da oltre 200 inquilini provenienti da 20 paesi e da 5 continenti. E’ il primo esperimento internazionale di Condominio-Museo, creato da Kaninchen-Haus nel 2016 da un’idea dell’artista Brice Coniglio (parte del duo Coniglio Viola). Gli artisti selezionati tramite open call erano invitati a trascorrere un periodo nel contesto del quartiere Aurora durante il quale realizzare interventi e opere negli spazi comuni del condominio grazie al sostegno di Mibact e Siae, nell’ambito dell’iniziativa Per chi crea. In quell’occasione abbiamo realizzato una pittura sagomata utilizzando tessuti brillanti. La forma traeva ispirazione da un dettaglio architettonico: il profilo/contenitore di un soffitto affrescato dal Tiepolo. Da questo progetto è nata la mostra collettiva Gentilivicini inaugurata a dicembre e visitabile solo dagli abitanti del condominio.
Qual è il consiglio che date alle nuove generazioni di artisti?
Crederci oltre ogni limite e lavorare tanto. Non tutti hanno le possibilità economiche per fare i salti ma con la determinazione tutto è possibile.
>> Leggi anche “Intervista a Genuardi Ruta” di Vittoria La Russa del 3 Giugno 2019.
“Progetto realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del programma Italian Council (2020)”
Ph. credits: Genuardi/Ruta, Marisa Bernardes, Roberta Randisi