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Il segno e il ritmo del caso

 

Aitho Entertainment è un collettivo catanese transdisciplinare che dal 2018 promuove l’interazione tra musica contemporanea e arti visive. 2LAB è una project room creativa nata nel 2013 da un’idea di Carmelo e Mattia Stompo. Il 28 novembre è stato inaugurato un nuovo format artistico-musicale, frutto dell’incontro di queste due realtà, una serie di esperienze di Gallery Listening che associa alla tipologia di evento della mostra quella della performance musicale in una sincronia concettuale oltre che evenemenziale. La mostra è a cura di Marco Architetto con il supporto di Aitho Entertainment e 2LAB sarà visitabile sino al 10 dicembre 2021 secondo gli orari di apertura della galleria (lun-ven dalle 17.00 alle 19.00, il sabato dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00).

Il primo appuntamento della serie ha visto ospiti Marco Architetto (Milano, 1988) e Alberto Costa (Catania, 1993); il primo, print designer di tessuti d’alta moda, e il secondo DJ e produttore nell’ambito della musica elettronica.
La casualità li ha uniti sin dal loro primo incontro, avvenuto nei club di Amsterdam dove entrambi hanno vissuto. Il caso ha voluto inoltre che Marco avesse modo di “stampare” al sole siciliano i suoi tessuti, così Aitho ha avuto l’idea del progetto.
La tecnica di stampa che Marco utilizza nella sua pratica artistica accompagna in modo parallelo quella professionale. La durata, nel mondo della moda, è un concetto effimero, per cui il tempo di produzione è rapidissimo. Marco cerca con la sua ricerca artistica di riequilibrare questo tempo in senso più naturale. L’exemplum di questo modello di tempo è quello solare. Lo scolorire diventa segno significante del tempo che passa. Marco lascia i suoi tessuti piegati più o meno casualmente al sole in luoghi inutilizzati a cielo aperto, come i tetti di Milano o uno spiazzo interno a un casale presso Femmina Morta (ME). Li abbandona lì per mesi ma l’effetto nel suo (co)autore è costante. La consapevolezza della lenta e imprevedibile impressione da parte del sole, così come degli agenti naturali e incidentali, lo accompagna e riequilibra il ritmo frenetico e il controllo ferreo del lavoro richiesto nell’ambito della moda.
Così la risonanza della casualità si riscontra nella pratica musicale di Alberto Costa. La performance è già di per sé effimera e irripetibile per sua natura. Ma la portata dell’elemento casuale è raddoppiata dal fatto che l’esecuzione di Alberto è stata eseguita su un sintetizzatore modulare. Lo strumento lavora infatti sulle forme d’onda pure: non c’è niente di registrato, non ci sono suoni pre-costruiti come le note, poiché il sintetizzatore utilizza dei generatori di onde. La melodia gioca con la fisica del suono, quindi tramite la produzione e la modulazione delle onde. La performance è infatti partita da una base, un “rumore bianco”, su cui Alberto ha costruito una sequenza di modulazioni combinandole ad altre componenti emesse casualmente dallo strumento. Così si arriva a generare una serie di suoni armonici, organici con progressione ritmica ma casuale allo stesso tempo. Si parte da una base senza forma quindi, il rumore. Il processo che avviene nel tempo è indirizzato tramite lo stabilirsi di alcuni parametri ma una grandissima componente rimane casuale, come per l’impressione della luce solare sul telo. I due designer si sono ritrovati co-autori del caso.
La forte componente poetica dell’incontro tra i due artisti è resa icasticamente da una poesia del nonno di Marco, scritta per passione e destinazione familiare e ritrovata per caso dal nipote che ha scelto di condividerla in questa occasione:

 

Scorre l’acqua
tremulo l’arbusto
riflessi d’argento.

Fluisce instancabile,
sensazione di eterno
perdura il ritmo,
macigno sul torace.

Occhi al cielo
rivivono speranze
radici rimaste
del ripetersi delle cose
terrene.

 

 

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