EX MOTO
Progettare con l’altrə
Il 25 giugno si chiude da Associazione 21, Lodi la mostra Ex Moto, curata da Bianca Basile, con le opere dellə artistə: Alessio Barchitta, Nicola Biagetti, Francesca Brugola, Alessio Cerfeda, Raffaele Cirianni, Noemi Mirata, Miriam Montani, Martino Santori, Michela Zanini. La mostra indaga le dinamiche relazionali tra artistə e fruitorə, ricerca uno scambio diretto tra questə ponendo le opere come fulcro dello scambio stesso.
La fruizione di un’opera può essere parte costituente del processo creativo senza necessariamente diventarne il contenuto?
Questa è la domanda che muove la curatela di Bianca Basile nella mostra Ex Moto.
Nove artistə si confrontano con un processo di creazione che include in sé la dinamica di interazione con il fruitore. Non parliamo di arte partecipata né di arte relazionale, ma della ricerca di un rapporto dichiaratamente reciproco tra chi produce e chi, di solito, osserva.
Durante la nostra chiacchierata la curatrice cita il testo di Didi Huberman, Ex Voto:
“Ho riflettuto su cosa sia concettualmente l’ex voto, un oggetto che attraversa i secoli, qualcosa di umano e umanistico in senso trasversale che mette in contatto l’uomo con il divino e ha molto a che fare con il feticcio, come anche l’arte contemporanea. Parallelamente mi sono chiesta se nel mettere in contatto artistə e fruitorə l’opera d’arte stessa potesse diventare l’oggetto di uno scambio effettivo e dichiarato”
Basile cerca una modalità di contatto diretta attraverso uno scambio reciproco, le cui tracce siano visibili sull’opera stessa. La mostra si articola su due entità: visitatorə e fruitorə, che pur essendo distinte trovano la loro costituente connessione in due momenti distinti e consequenziali: il dono e la ricezione.
Lə nove artistə, rimanendo fedeli ai nuclei tematici delle loro ricerche, si ritrovano a progettare delle opere che già durante la fase di produzione vengono pensate per adempiere a questo scambio, come fossero un dono, un ex voto.
Alessio Barchitta, rendendo il pubblico artefice della creazione, dà la possibilità di esplorare le proprie personali icone. Anche Noemi Mirata sviluppa un’interazione diretta e visibile sull’opera: cucire e innaffiare i germogli diventa un atto di restituzione nei confronti della natura.
Miriam Montani genera una sorta di catarsi privata e collettiva, un pianto senza dolore: raccoglie le cicatrici dei visitatori e le tatua poi su una pelle derivata dalla cipolla. Alessio Cerfeda ci somministra i nostri stessi desideri inesauditi, sta a noi decidere cosa farne. Martino Santori mescola con ironia i concetti di pubblico e privato, esasperando il meccanismo della confessione.
Francesca Brugola non innesca un intervento diretto sull’opera, ma piuttosto indaga le potenzialità relazionali, o di mancato incontro, all’interno di un qualsiasi contesto. Michela Zanini invece ci invita a partecipare attivamente alla proliferazione delle sue muffe marmoree.
Contesti geografici come quello in cui si svolge Ex Moto richiedono e auspicano un lavoro di condivisione diretta con la comunità che abita tali territori, in particolar modo quando l’obiettivo è quello di sviluppare un rapporto di interazione. Nicola Biagetti presenta un lavoro che indaga il legame con il territorio: il fiume Adda, che attraversa Lodi, diventa un tramite tra gli oggetti raccolti sulle sue rive, la comunità locale e lə visitatorə della mostra.
Le dinamiche relazionali con il territorio si sono espresse soprattutto nel laboratorio per i bambini della scuola paritaria Maria Ausiliatrice, condotto dall’artista Raffaele Cirianni, a partire dal suo lavoro I bambini non credono più alle bugie del drago Tarantasio, uno stratificato progetto che, attraverso il folclore popolare, invita all’attivismo.
Chiedo alla curatrice da dov’è nata la scelta di artistə con poca o nessuna familiarità con le dinamiche della fruizione attiva e partecipata.
B: “la scelta di tale criterio è stata determinata dalla volontà di sviluppare una modalità di scambio effettivo, in una dinamica nuova per lə artistə così come per lə fruitorə. La richiesta era di pensare ad un’opera che fosse sviluppata o attivata dal pubblico. La mole della richiesta non é indifferente perché ciò comporta che lə artiste fossero in grado di controllare il processo solo fino a un certo punto: non sai che contributo ti darà l’altro, in che misura ecc. Questa relazione, nuova da entrambe le parti, permette di condividere un’esperienza reciproca in cui il pubblico performa il proprio feedback che entra così a far parte del lavoro dell’artista, il/la quale in questo modo ne acquisisce una diversa percezione”.