Diego Gelosi a Studiohomewareness,
tra simbologia e ingegneria
Il 16 maggio 2024 si è conclusa la mostra di Diego Gelosi “Decaying Figure”, presso Studiohomewareness, a cura di Francesco Giannantonio.
L’artista emergente propone un percorso che sfrutta lo spazio della galleria in maniera congeniale e concede al fruitore la possibilità di scoprire passo dopo passo, senso dopo senso, il linguaggio messo in atto.
Due cose colpiscono non appena si entra nella galleria: piccoli pallini bianchi sparsi per terra e un odore acre di umidità che richiede subito di ricercarne la fonte.
I pallini bianchi sono piombini che rotolano a ogni passo, schioccano ogni volta che sono schiacciati e provengono da una pistola; l’odore di umidità invece arriva da un materasso avvolto da un piumino e che accoglie un blocco di ghiaccio che, sciogliendosi, lascia evidente manifestazione di sé in termini olfattivi.
Diego Gelosi ci dona un momento personale e importante che descrive la sua vita e definisce la necessità d’espressione; in un percorso carico di simboli, l’artista ci racconta del proprio padre, della malattia che lo ha consumato e di come questo sia, oltre che motivo di grande sofferenza personale, manifestazione della realtà che ci circonda.
La malattia è un orrore da cui tutti vogliono stare lontani, soprattutto se riguarda gli altri; osservatori indifferenti ma allo stesso tempo opinionisti ferventi, sono la pistola che spara al ghiaccio che si sta già consumando e che così si modifica ulteriormente, sono i piombini che saltano via, una volta colpito il ghiaccio. Di essi non si controlla la direzione, l’unica evidenza è l’inesorabile arresto della loro corsa che li vede rovinare sul pavimento per essere nuovamente sospinti da altre parti. Il tutto avviene sotto l’attento sguardo di una telecamera che ci restituisce subito la sua considerazione attraverso un televisore che, di fatto, è il reale primo elemento visivo che attira l’attenzione una volta entrati nello spazio di Studiohomewareness.
Quello che non è palesato al piano terra trova chiarezza al piano interrato della galleria; scendere le scale è già di per sé un momento che aggiunge solennità a una dimensione greve e difficile. Lo spazio è illuminato da una luce che accompagna in un altro percorso simbolico e descrittivo di ricerca e di scoperta. Come lungo le catacombe paleocristiano, dove ogni loculo era contrassegnato da simboli, così Diego Gelosi ci presenta un linguaggio duale, fatto della sua esperienza come ingegnere aerospaziale e della sua necessità di comunicare attraverso la ricerca artistica.
I muri del piano sottoterra accolgono appunti, studi di traiettorie, calcoli che rivelano come tutto sia stato pensato attraverso una precisa analisi corredata da forti riferimenti visivi e storici. Nella sala c’è un frigo che fa da contenitore al blocco di ghiaccio del piano superiore; ogni volta che il blocco di ghiaccio non è esposto viene riportato nel suo contenitore, in attesa di essere nuovamente collocato sul materasso in una ciclicità che lo modifica in più modi.
Al simbolismo si lega anche il gesto inteso come il senso rituale del rispetto per la sofferenza e per la malattia. Questo ulteriore invito è da leggersi come un’istanza a trovare un modo per celebrare e rispettare il ricordo con un impegno preciso a dimenticare.