Caro gennaio, buoni propositi
Per la cover di gennaio 2024 abbiamo scelto una fotografia del progetto Briganti di Adelita Husni Bey (Italia/Libia, 1985).
Realizzato nel corso del 2023 e da pochissimo presentato per la prima volta presso la galleria Laveronica di Modica nel contesto della mostra Ancora na vota cu sintimientu, la serie fotografica mi ha fatto subito pensare alle polarizzazioni locale-globale, micro e macrocosmi.
Il progetto è stato sviluppato a Catania, precisamente a Librino all’interno della club house dell’associazione sportiva, antifascista e antirazzista I Briganti Rugby Librino. Il passaggio percorso dall’artista dalla Biennale di Architettura di Venezia – per la quale venne invitata dai curatori del Padiglione Italia come advisor per uno dei sette spot individuati in tutto il territorio italiano tra cui Librino – a una delle tantissime associazioni del quartiere è significativo della forza dei micro contro i macro, del mutualismo locale contro i macro contrasti.
La pratica di Adelita Husni Bey si basa sul dialogo con le comunità, l’applicazione di tecniche teatrali come il Teatro dell’Oppresso per una metodologia alternativa e più approfondita di conoscenza dell’altro attraverso i filtri del corpo, molto spesso surclassati da quelli della parola. L’artista intende il suo lavoro non come processo creativo del singolo bensì produzione collettiva e condivisa proprio come è avvenuto per Briganti.
Il progetto è strettamente legato alla storia e alle attività dell’associazione che è molto di più che una squadra di rugby di grande successo. La storia dell’associazione comincia nel 1995 quando venne fondato il centro ‘Iqbal Masih’ in omaggio al dodicenne attivista e sindacalista indiano che denunciò lo sfruttamento del lavoro minorile, in un quartiere come Librino ad altissima densità di popolazione e altrettanto tasso di natalità. “A Librino nasce la maggior parte della nuova generazione della città” ci spiega l’artista “malgrado i disservizi, i vuoti istituzionali, l’assenza dello Stato e i conseguenti fenomeni di ghettizzazione, dispersione scolastica, sfruttamento della manovalanza giovanile in attività illecite.” Nel 2006 l’associazione ha occupato il centro sportivo san Teodoro e nel 2012 sono iniziati gli incendi dolosi da parte di esponenti di estrema destra al centro sportivo stesso, fenomeno che si è poi reiterato nel corso degli anni.
La serie fotografica è frutto di un lungo dialogo tra la Husni Bey e la squadra juniores femminile. Insieme hanno sviluppato dei – “tableaux vivantes, ritratti fotografici, e soprattutto sintesi attraverso i loro corpi, delle parole-chiave dell’associazione, senza dimenticare la loro pratica: il rugby”- racconta l’artista. E continua “Stando insieme alle giovani giocatrici ho capito molto del rugby e come sia tra tutti uno sport realmente di squadra in cui non si lascia spazio all’individualismo perciò ogni membro della squadra collabora per la vittoria di tutti”. Ad ogni parola-chiave (‘abbandono del territorio’, ‘solidarietà’, ‘difesa-attacco’) corrisponde una fotografia in cui una delle ragazze assume una posa alla quale un altro membro della squadra dovrà rispondere disponendosi sulla stessa linea.
Le composizioni dunque sono dei veri e propri giochi di squadra in cui i fondamentali dell’associazione si mischiano ai fondamentali del rugby; in cui la parola sottintesa è leggibile solo attraverso la complessità di tutte le pose delle giocatrici in cui una sostiene l’altra.
I gruppi che si formano sono significanti e assimilabili alle ‘figure’ tipiche del rugby. Le fotografie infatti sono scatti delle attività dell’associazione in campo e fuori dal campo.
La serie è corredata anche da foto di dettagli delle singole pose e il progetto comprende anche un disegno di grandi dimensioni del primo capitolo della storia dell’associazione che finalmente avrà una memoria organica. Il racconto verrà tradotto in seguito su tessuto, un telo di circa 12 metri che verrà donato dall’artista all’associazione di Librino prossimamente.