Il peso della materia
Carmelo Nicotra in mostra a L’Ascensore
Continua la proficua attività de L’Ascensore, spazio espositivo indipendente nel cuore di Palermo dedicato all’arte contemporanea, con la personale di Carmelo Nicotra dal titolo L’innesto del contrasto, con un testo di Tabea Badami.
La mostra, inaugurata ad aprile, sarà visitabile su appuntamento fino all’undici giugno, L’Ascensore da ormai quasi un decennio (correva l’anno 2015) promuove la ricerca artistica di giovani figure internazionali e nasce da un progetto di Alberto Laganà, Danilo Signorino e Vito Bongiorno, segue la direzione artistica dei Genuardi/Ruta, duo di artisti e promotori dell’arte contemporanea.
La mostra in corso permette di leggere l’attività artistica di Nicotra su tre piani differenti e convergenti, lo spazio espositivo infatti accoglie una scultura, una serie di bozzetti e un lavoro di ricercata editoria.
Ci si trova dinanzi ad una scultura la cui idea si sviluppa da una poetica artistica di base concettuale, in cui un elemento strutturale leggero ma possente si inserisce di fatto all’interno di un luogo in cui la spazialità è contenuta, destabilizzando la prospettiva di visione, l’opera infatti altera la percezione visiva servendosi di un fittizio squilibrio proporzionale tra lo slancio e il dinamismo della base scultorea e il poligono che la sovrasta, giungendo ad una visione d’insieme che ne esalta la comunione strutturale estetica e funzionale in un coro di cromie che spaziano dal grigio granitico al rosso mattone.
Carmelo Nicotra indaga il peso della materia dal punto di vista storico e urbanistico con piglio quasi archeologico come scrive la curatrice della mostra, attingendo ad un vocabolario visivo traducibile in elementi strutturali: le case, gli scarti delle costruzioni, le macerie lasciate al caso da una politica che ha trasformato negli anni il tessuto urbano impadronendosi del paesaggio e degli occhi di chi lo guarda. L’artista ripercorre sia tramite la scelta dei materiali sia del colore, le tracce dell’abusivismo edilizio i cui risultati impattanti nel territorio del Sud Italia sono ancora ben visibili e testimoni di un passato-presente molto incombente, dall’arte visiva al cinema la questione rimane aperta e dolorosa e torna alla memoria il cinema d’inchiesta di Francesco Rosi in cui il regista racconta e denuncia mutazioni e distorsioni della sua città, tempi diversi ma questioni parallele.
Tramite la registrazione e l’archiviazione delle dinamiche sociali e politiche del territorio, Carmelo Nicotra traduce la sua ricerca in elementi scultorei strutturali che, quasi come presenze, assurgono a vita propria generando una sospensione del tempo che molto largamente rimanda alle opere Dada e surrealiste.
Una serie di bozzetti permette ai fruitori di calarsi nell’immaginario dell’artista, sono tutte strutture possibili la cui realizzazione non è subordinata alla progettazione perché per l’artista l’incontro visionario tra la forma e la carta è parte di un percorso che integra lo studio del contesto urbano a quell’interesse verso lo spazio e i volumi dell’architettura, una visione progettuale che prende in prestito strumenti del design per decodificarli e inserirli in nuovi contesti.
I bozzetti dal tratto sottile, sembrano figure dal poco peso e prendendo in prestito le quanto mai efficaci osservazioni sui disegni progettuali di Ettore Sottsass, in cui l’elemento ludico era quanto mai presente e vivo nella visione progettuale del grande architetto e designer; anche i disegni per l’architettura scultorea di Nicotra sono frutto di una proiezione, ritagli di geometrie semplici dall’energia contenuta, le cui curve e volumetrie rimangono composte e sognanti, linee che definiscono in tratti semplici il decorativismo urbano e l’elegante simmetria classica.
Questo recentissimo lavoro in mostra a L’Ascensore, risente ancor di più di un’estetica connessa a quella del design senza ovviamente intaccarne le regole o produrre un oggetto che sia in qualche modo funzionale, sono le linee spinte, le soluzioni dinamiche e moderniste a lasciare intendere quanto la sfera legata all’architettura abbia potuto permeare la visione dell’artista.
L’innesto del contrasto nella sua lineare complessità ha un imprinting onirico come se volesse andare oltre un presente visibile quasi a scongiurare quella visione politica ormai più volte battuta e con coraggio dissacrata.