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On the Contemporary, Catania / Caltanissetta sono lieti di invitarvi a

 

Won’t you not see?

(Non vuoi non vedere?)

capitolo C.

 

con Alessandro Costanzo & Anna Guillot

un progetto a cura di Emmanuel Lambion, Bn Projects

nell’ambito di “Urpflanze des Mittelmeers”

 

Opening sabato 21 settembre 2024, ore 18.00

OtC — in the Garden, Palazzo Mazzone-Alessi

Via Camillo Benso Conte di Cavour, 29

Caltanissetta

mostra aperta su appuntamento fino al 07.12.2024

(info: onthecontemporary@gmail.com)

 

 

Won’t u not see? capitolo C., a cura di Emmanuel Lambion, riguarda gli interventi di Alessandro Costanzo e di Anna Guillot per gli spazi OtC —in the Garden di Caltanissetta.

Le due operazioni site specific vanno a innestarsi nella mostra “Urpflanze des Mittelmeers” attualmente in atto a Catania presso On the Contemporary.

Con il termine “Urpflanze” Goethe indicava una pianta primordiale da ricercare in area mediterranea. Un modello archetipico formato da pochi elementi mutabili e duplicabili. Da parte dei 10 autori coinvolti nel progetto, la ricerca dell’unità nella molteplicità della natura diventa proposizione simbolica e socio-antropologica, approccio alla scienza e ipotesi fantascientifica.

Alessandro Costanzo interviene con un progetto installativo fondato su questioni socio-antropologiche passate e presenti che nel territorio della Sicilia interna hanno assunto valenza caratterizzante. L’allestimento di Anna Guillot è invece basato sulla considerazione che il ruolo della cellula e gli aspetti e i processi generativi della natura – che nell’installazione s’incrociano attraverso elementi diversi connessi alla figura paterna – sono equivalenti a quelli fondativi genitoriali degli umani.

 

Nel testo di presentazione, Emmanuel Lambion scrive: «[…] Alessandro Costanzo propone “Oscuru” (cioè buio in siciliano), una serie di installazioni scultoree che collegano in modo dialettico l’interno dello spazio con l’esterno, il giardino rigoglioso e semi-selvatico abbandonato. Come materia prima per le sue sculture, ha utilizzato un agglomerato di pietre miste che combina calcare, marna e gesso, che ha trovato nelle “zolfatare” abbandonate nel territorio della Sicilia interna. Le pietre grezze sono state parzialmente tagliate e forate per permettere alle voci cancellate o dimenticate di Caltanissetta di emergere e farsi sentire. Costanzo è riuscito a intervistare diversi ex “carusi” sopravvissuti al degrado delle “zolfatare”, insieme a migranti, ai quali ha chiesto di rievocare i momenti oscuri e bui del lungo viaggio che li ha portati in Sicilia e, infine, a Caltanissetta, dove la maggior parte di loro attende che il destino che li riguarda sia segnato (accolti o rimandati nei Paesi d’origine). Queste ultime interviste sono registrate in italiano “spezzato” e nelle loro lingue madri originali (wolof/pulaar). Le registrazioni si integrano tra loro e fuoriescono in modo flebile ma incisivo dalle sculture di pietra, che si caratterizzano come strane appendici degli elementi dell’arredo di questo spazio concepito come luogo d’arte e residenza. La più grande “scultura parlante in pietra” è collocata in giardino, come se la voce delle viscere di Caltanissetta e del suo recente passato cancellato stesse riemergendo dal terreno. […]

 

Da alcuni anni la pratica di Anna Guillot indaga il potenziale della genealogia come catalizzatore epifanico e prisma per esplorare il presente. Questo è ciò che ha elaborato, anche se in modo laterale, per “Won’t you not see?”. Il punto di partenza della sua installazione “Nucleus (Cor)” è una ricerca intorno agli scritti e alle aree di indagine del proprio padre, autore e ricercatore di scienze agrarie. Materiale testuale stampato e autografo relativo alle scienze agrarie, a biologia, botanica, chimica, fisica e matematica costituisce quindi la base dell’installazione che, come altre volte nel lavoro di Guillot, trova una ulteriore articolazione estetica e concettuale attraverso la proiezione di un’immagine, un manoscritto incentrato sulla fotosintesi, dando una duplice interpretazione al titolo dell’installazione che mette così la natura e i suoi processi autogenerativi sullo stesso piano della figura paterna. L’ibridazione concettuale in atto nella proposta di Guillot trova anche una metaforica soluzione visiva nel modo in cui annotazioni, frammenti, immagini sono inseriti e integrati nella proiezione. Rispondendo in modo specifico al fil rouge della mostra, il processo di dissotterramento dell’approccio intertestuale associativo e rizomatico caro ad Anna Guillot porta a svelare personaggi ancestrali e primordiali troppo spesso relegati nell’oblio.»

A manifestazione conclusa sarà realizzato un libro con testi critici e saggi di Paolo Emilio Antognoli, Emmanuel Lambion, Luciana Rogozinski e di alcuni artisti. La documentazione fotografica sarà curata da Studio Mōrf.

 

 

Alessandro Costanzo_Oscuru #1

 

In copertina: Anna Guillot_Nucleus_manoscritto, particolare dell’installazione.

 

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