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Le Bandiere Nere di Mario Consiglio

Per favore, poliziotto, non uccidere mio figlio in una giornata di sole

 

Le Bandiere Nere di Mario Consiglio (Lecce, 1968) in mostra presso l’artist-run space Spazio Rivoluzione di Palermo, a cura dell’artista Adalberto Abbate (Palermo, 1975). In un edificio nel cuore di Palermo, i manifesti di Consiglio presentano una critica sociale nero su bianco e senza intellettualismi, dando voce agli inascoltati e agli sconfitti.

 

Spazi di rivolta, luoghi di resistenza

Per comprendere delle opere in mostra, è fondamentale osservare anche il luogo che le ospita e in cui vengono contestualizzate, che sia un ex magazzino o un palazzo storico. La mostra Bandiere Nere dell’artista Mario Consiglio, in corso dal 15 giugno al 15 settembre presso Spazio Rivoluzione (Palermo), è uno dei casi in cui per capire il lavoro di un artista non si può prescindere dal comprendere la peculiarità dell’ambiente espositivo.

Spazio Rivoluzione, nasce nel 2018 da un’idea dell’artista Adalberto Abbate,

che lo situa in un ex magazzino all’interno di un palazzo storico. Il nome “Rivoluzione” ha, infatti, una duplice chiave di lettura: la prima è il chiaro rimando a Piazza Rivoluzione, luogo in cui è collocato il palazzo e che assistette ai moti rivoluzionari contro il regno borbonico; la seconda è la volontà di svincolarsi dalle leggi di mercato e da un sistema elitario. La funzione di Spazio Rivoluzione si avvicina alla ricerca antropologica che porta alla luce tramite l’arte i conflitti politici, ideologici e sociali del nostro tempo.

 

Mario Consiglio, BANDIERENERE, a cura di Adalberto Abbate, Spazio Rivoluzione, Palermo. Vista della mostra.

 

Le bandiere delle nostre coscienze

Tale ricerca accomuna il ruolo dello spazio con le opere di Consiglio in mostra: il legame tra luogo e opere si esplica in una serie di manifesti su fondo spoglio, realizzati a mano in tinta nera, che danno corpo a una denuncia del contemporaneo spiazzante nella sua semplicità.

Il colore nero pece e la densità delle lettere che compongono gli slogan danno una sensazione quasi vischiosa, come a voler ricordare delle macchie di bitume sul muro. “Please cop don’t kill my son on a sunny day” è la supplica di una madre avvilita, che vede il figlio divenire l’ennesima vittima uccisa dall’abuso di potere della polizia: la sua supplica rimane inascoltata, nell’ombra, come ombre sembrano le bandiere di Consiglio.

 

Mario Consiglio, Please cop don’t kill my son on a sunny day, 2024.

 

“Le mie certezze non sono pacifiche” chiarisce che non c’è niente di rassicurante e niente ad indorare la pillola, rimane solo la disillusione, il prendere atto che le perversioni del contemporaneo derivano da quelle passate e saranno il nutrimento di quelle future. Le frasi lapidarie di Consiglio e Davide Banda ci riportano all’urgenza sociale di riconoscere la sconfitta delle generazioni precedenti e di riflettere sul presente, sugli orrori che si ripetono. Eloquente anche la composizione “DATEVI FUOCO 5345” di Gianmaria Coccioluto che affianca le bandiere, creata intorno al concetto e al movimento dei falò.