Editoriale

L’arte pubblica:

la quarta parete tra il visibile e il visionario

 

L’arte è una questione sociale?

L’arte è una questione sociale!

L’arte è una questione sociale…

L’arte è una questione sociale.

 

Non molto tempo fa, iniziammo così un intervento critico che ci portava a riflettere sul connubio sempre più stretto tra arte e politica, arte e comunità cittadina. Quando l’arte esce dai luoghi preposti alla sua fruizione e invade i luoghi del “quieto vivere quotidiano” cosa accade davvero? E chi è il deus ex machina che vuole che accada davvero qualcosa? L’artista, il gallerista, il collezionista, il sindaco o l’assessore alla cultura? Oggi l’uso delle parole pubblico, partecipato, democratico è inflazionato e il rischio è che diventi difficile per i non addetti ai lavori fare un distinguo tra arte, comunicazione, retorica politica, marketing. Occorre conoscere e capire per poter leggere questo legame sempre più stretto e sempre più voluto tra arte contemporanea e territorio, tra arte e luogo, tra arte e comunità, tra arte e persone.

La questione legata all’arte pubblica risulta quanto mai spinosa perché si muove lungo argini così sottili a metà tra il politicamente corretto, il commercialmente vincente, l’instagrammabile da urlo e l’intervento artistico puro che è davvero difficile fare la differenza in termini di qualità. Da qualunque prospettiva la si guardi sembra sempre che ci sia qualcuno che decida di donare del “bello” alla collettività per un tornaconto personale e non per un benessere condiviso fatto di partecipazione, riflessione e contemplazione.

Luoghi di passaggio come le stazioni ferroviarie, ex edicole o vari spazi preposti ad altro e oggi abbandonati riprendono vita grazie a degli interventi artistici che tentano di rianimarli sottraendoli a una morte prematura e preservandoli da un’incuria collettiva cui il nostro pigro senso civico ci induce sempre più spesso a cedere il passo.

Si tratta di interventi di trincea, in cui si fa ciò che è possibile fare con le risorse di interventi indipendenti ma non per questo meno interessanti, meno potenti, meno fondamentali per potere avanti una rivoluzione all’insegna dell’arte, del bello.

Festival e kermesse internazionali intendono valorizzare e promuovere la città attraverso interventi artistici che il più delle volte hanno il compito di far emergere la città. Quali sono i pro e i contro di alcune scelte di imprenditori/aziende private che invitano gli artisti a compiere azioni partecipate in città e documentarle o che donano dei musei alla collettività? L’arte come memoria e commemorazione di un luogo e l’arte come possibilità di azioni e luoghi: l’arte come quarta parete che ci consente di avere un occhio su ciò che è visibile e uno su ciò che è visionario. Forse, questi interventi sono sempre più frequenti perché da entrambe le parti – politica e arte – è sempre più lapalissiana l’urgenza di “un po’ di possibile altrimenti soffoco” per dirla alla Gilles Deleuze.

 

La copertina di questo numero: Gianni Moretti, Anna – Monumento all’Attenzione, costruzione condivisa del monumento. Parco Nazionale della Pace, Sant’Anna di Stazzema (LU). Courtesy l’artista e MiBAC, Crediti fotografici Fosca Piccinelli.

 

 

SOMMARIO

 

Agire il monumento: Anna (LU) e Aurora (TO)

di Bianca Basile

 

Se l’uomo non arriva all’arte, l’arte può arrivare all’uomo?

di Alessandra Mazzeppi

 

Ingerenze incombenti / Inserimenti pertinenti

di Anna Papale

 

Le pubbliche relazioni

di Alessandra Tomasello