Art

My purble place

La bakery di Alice Pilusi a L’Ascensore di Palermo

 

“Anche la peggiore delle torte può tornare a splendere sotto una spolverata di zucchero a velo”: questo è lo spirito con cui, il 30 Ottobre 2021, Alice Pilusi ha inaugurato il suo Purble Place a l’Ascensore di Palermo, con tanto di taglio del nastro e arco di palloncini. Se, nel gioco digitale per Windows (da cui deriva il nome della mostra), l’obiettivo è portare a termine la preparazione di torte coloratissime, nel suo showroom Alice espone torte vuote con farciture e glasse strabordanti, leccornie sciolte e ricomposte che invadono il pavimento, riferimenti pubblicitari che orientano la discussione sulla costruzione e sul mantenimento della propria immagine. L’ammiccante decadenza che promuove l’artificiosità, il grottesco e l’iperilluminazione divengono strumenti d’indagine del desiderio tormentoso di tornare bambina e, in epoca digitale, nuova chiave di lettura di una fanciullezza e innocenza feticizzate: non si è indirizzati verso un’univoca interpretazione, ma vengono offerte molteplici declinazioni.

Il lavoro della giovane artista, che nasce ad Atri nel 1997, sfugge dalla realtà e scivola in una sfera immaginaria e surreale; venendo meno l’obbligo di un’adeguata conformità, all’interno dello spazio ci si muove percorrendo un vasto panorama di media, senza dover necessariamente ricorrere a istanze inequivocabili e coerentemente adeguate. Nella fruizione delle opere, ci si immerge in una sperimentazione che produce continue metamorfosi estetiche, intime, ludiche e orride, nelle quali sono inclusi i più attuali sistemi visivi e di comunicazione in sintonia tra loro: la pittura, la scultura, il design, il web, l’arredo, la moda, il beauty, la pubblicità e il glamour producono percezioni e sensazioni che stimolano il nostro immaginario e che concretizzano i sentimenti individuali in opere dal valore universale. Alice Pilusi si fa portavoce di una generazione senza limiti ed estremamente estetizzata, si fa esponente di una giovinezza apparentemente leggera e spensierata, ma allo stesso tempo inquieta e nostalgica; espande la propria ricerca a un campo di contrasti visivi e sensibili che si uniscono in un unico linguaggio indistinto. L’artista, con il lavoro di manipolazione e montaggio produce un effetto all’apparenza incontrollato della pasticceria: tale senso di disorganizzazione, di gioco e di scherno ci conduce in una scena onirica in cui il potere spettacolare delle immagini plastiche simula la realizzazione di un desiderio, e mostra il suo percorso d’indagine in un paesaggio in cui tutto è possibile, il reale si trasforma in fantastico, il patriarcato è in declino e l’oggettificazione viene romanticizzata. Il pubblico viene sedotto da un narcisismo che lo libera da ogni aspettativa artistica, si emancipa da ogni convenzione e fruisce di un’immagine comune dissolta da ogni tipo di individualità.

Be a baby forever o Don’t let problems make you ugly: in tal modo l’artista “vende” i prodotti per la cura di sé, tra cui attivatori anti età o la maschere al chewingum masticato (elemento che ricorre per il sostegno dei manifesti pubblicitari o ingrediente di una delle torte in cui si intravedono ciocche che riportano alla mente i disastrosi momenti in cui ogni bambino ha dovuto lottare contro una gomma da masticare tra i capelli). Le stampe prodotte digitalmente richiamano certamente le tecnologie, il web, la subcultura online e le pubblicità che fanno uso degli strumenti promozionali e che costruiscono l’evidente margine plastico di falsità.

Con le energie ludiche e sensuali emesse, Alice erige un monumento alla propria identità e dissemina piacere o disagio, crea un dinamismo e un disordine quasi scandaloso da cui si estrapola una iperidentificazione emotiva e sensibile che rivendica la brama di un’eterna bellezza, la nostalgia di una felicità irradiante e una voluttà camuffata da scherzosa ingenuità. Il lato sinistro del carattere adolescenziale dell’intera esposizione viene anche decantata dalla tenda rosa in latex, che si rifà al mondo del BDSM, al vestiario feticista o alle ambientazioni “lolita”.

Tra le pareti de L’Ascensore si sviluppa un panorama che attraversa il piacere e l’orrore della fanciullezza: intravediamo, in ogni elemento, la scoperta di sé stessi, i giochi seduttivi, la sperimentazione della sensualità e del proprio corpo, e la paura di perdere la propria spensieratezza e l’inquietudine per il futuro. La fase di degradazione delle torta entra in netto contrasto con l’aspetto artefatto, colorato, luccicante, glassato e luminoso dei dolci che, con tono malinconico e quasi consolatorio, cercano di confortare chi spegne le candeline: you are still young si legge su una delle torte confezionate da Alice, la quale evoca l’amara illusione e il tagliente inganno di una giovinezza senza tempo.

Nel lavoro della Pilusi non è da escludere un’indagine sociale sull’identità femminile e sulla rivendicazione della propria immagine, sebbene questa possa risultare disturbante o deformata, ma comunque libera dagli sguardi pretenziosi e patriarcali che abbandonano lo spazio espositivo e lasciano libertà di divertimento e spettacolarizzazione, dimensione  in cui anche i curatori, Alberta Romano ed Enzo Di Marino, si prendono gioco dei contesti presumibilmente immutabili e definiscono il loro lavoro alla stregua di una vera e propria ricetta, eliminando ogni concetto serioso. Tale tipo di goliardia non abbatte gli stereotipi di genere, ma li amplifica dispettosamente come un gesto di rivolta contro una società che associa forzatamente la cura estetica alla superficialità o a una vuotezza di contenuti: l’esasperazione, in realtà, non fa altro che tradursi in potenza e disturbare, infastidire e portare il pubblico a soffermarsi sulle riflessioni proposte.

Il rosa e il bianco dominano in quest’ambiente estetico e nitido in cui gli scenari si trasformano in desiderio di slegarsi dalla realtà e sospendere il tempo: lo spazio illuminato e le scale cromatiche utilizzate agiscono su un piano in cui pare che i dolci, ormai sciolti, non oppongano resistenza fisica e sono essi stessi motore dei loro movimenti. L’approccio divertente, l’atmosfera di noncuranza e le texture giocose  ci permettono di evadere con la mente e inoltrarci in questa bakery, che per stile sembra ricordare gli anni 2000 in cui le icone diffondono una moda divertente e frivola e le beauty guru posano con ombretti pastello sulle palpebre e con i lipgloss scintillanti sulle labbra, contornate accuratamente dalle matite. La mostra riporta in voga un’estetica ossessionante da cui emergono dinamiche nostalgiche estremamente potenti in attesa di un futuro e una vecchiaia incerta. Non resta che scegliere tra aprirsi all’angoscia e alla provvisorietà, o cercare un’illusoria salvezza in una categoria ideale in cui l’agonia è ridotta al minimo.

La mostra sarà visitabile su appuntamento fino al 14 Gennaio 2022 presso l’Ascensore, Vicolo Niscemi, 8 – Palermo.

Ph. Credits: Filippo Nicoletti

 

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