Rendersi icona partendo dai delfini
Alberto Orilia mette in mostra tutto se stesso nella sua prima esposizione personale da Parentesitonde, l’Artist Run Space palermitano invaso da orche e delfini.
W-97 è il nome della prima mostra personale di Alberto Orilia, curata da Doriana Bruccoleri all’interno dell’artist run space Parentesitonde di Palermo (che ha già ospitato alcune mostre di cui abbia parlato come Schietta o Maritata e Come Simpodio); una mostra che parla di delfini, orche, moda, glamour, ironia, ma soprattutto di riconoscimento.
Proiettate su un telo bianco scorrono inizialmente immagini e video di delfini in esibizione, spiaggiati, catturati o morti per via dell’inquinamento dei mari, ai quali si alternano fotografie dal totale impianto fashion, in cui l’artista si ritrae citando in modo performativo, movimenti e posizioni dei mammiferi marini. In un secondo momento, sempre in forma video, l’artista si affianca e si sovrappone a riprese di orche in movimento, muovendosi anche lui, quasi ad interagire con quest’ultime, generando una struttura spaziale alterata, nella quale artista e mammiferi marini esistono in uno stesso ambiente e in una stessa situazione.
Quella di Orilia è una vera e propria ossessione verso questi animali, che in questa mostra diventano il pretesto per parlare di iconicità, partendo da un esperimento in cui è stato riscontrato come i delfini siano in grado di riconoscersi allo specchio. È in questo modo che l’artista palermitano si mette in mostra, esibendosi in una manifestazione narcisistica in cui il proprio egocentrismo e la propria eccentricità lo proiettano idealmente su un’immaginaria rivista di moda, che siamo in grado di visualizzare pur essendo inesistente.
La performance di Alberto Orilia – in modo puntuale e preciso – diventa la modalità di visualizzazione di un’ossessione e di una passione sfrenata verso questi esseri marini, attorno ai quali ruota la ricerca artistica portata avanti. La riproposizione delle forme e dei movimenti, diventa così esibizione di un comportamento estetico (esteriore), indirizzato al riconoscimento di sé.
È proprio questo processo estetico – menzionato nel testo della mostra – che conduce a qualche perplessità. Infatti, seppur l’artista non abbia nessun interesse sociale, ambientalista o animalista da riflettere nella sua opera, quest’ultima – come qualsiasi altro prodotto artistico – è costretta a fare i conti con la cultura visuale e delle immagini che si è formata nel tempo in base agli eventi storico-sociali. La confusione espressa fa proprio riferimento all’estetica, intesa nel testo e nel lavoro, come espressione esteriore e visuale e non come processo estetico, ovvero come processo di considerazione e percezione. Nonostante venga invitato l’osservatore ad essere “agente fondamentale del processo estetico”, in realtà quest’ultimo non dovrà percepire le immagini tramite una considerazione estetica, ovvero legata ad un’inevitabile cultura dell’immagine che reifica nuovi piani di senso. La non considerazione del processo di reificazione della cultura visuale, ha il rischio di far incorrere in inciampi che rendano meno agevole – ad un occhio inesperto – l’interfacciarsi con il contenuto artistico.
In sintesi, la mostra di Alberto Orilia non intende parlare di temi legati al sociale, ma punta ad essere una rappresentazione estremamente estetizzante di un modo di essere, pur utilizzando immagini che ad oggi riportano a particolari significati simbolici. Compreso questo meccanismo ed ignorata questa piccola falla – chiarita meglio nel confronto diretto con l’artista – la mostra di Orilia risulta essere stimolante nell’approccio, nella resa formale e paradossalmente nel tentativo di ignorare i temi più attuali con una serietà ironica del mostrarsi. Orilia non rende gli animali utilizzati delle icone, bensì sfrutta il loro comportamento per rendere giocosamente se stesso un’icona, portando all’interno del falso set fotografico che ricrea, temi riguardanti l’autostima, il valore del corpo e la convinzione in se stessi.
In copertina: Alberto Orilia, W-97, Parentesitonde, still da video, 2023