Giuseppe Adamo
Doom Decor alla RizzutoGallery
Un universo profondo fatto di toni legati ai colori ancestrali della natura, illusionistici rilievi che scompaiono non appena ci si avvicini alla superficie dell’opera e cortocircuiti percettivi legati alla morbidezza e alla sinuosità del tessuto o alla maestosa e scura profondità a cui il fruitore si sente in qualche modo legato.
Un lavoro che verte attorno al tema delle riemersioni di forme e immagini quello di Giuseppe Adamo, artista della nuova scena pittorica siciliana.
Le sue opere, realizzate dal 2019 ad oggi, presenti alla mostra Doom Decor alla RizzutoGallery di Palermo (fino al 5 marzo 2022) ripercorrono l’immaginario dell’artista e sono tutte legate dal filo rosso dell’invito a un rapporto introspettivo con chi le osserva. Tale richiamo è presente sia in quelle in cui si può individuare un accenno di figurazione, sia quelle in cui gli elementi rimandano a placche tettoniche continentali alla deriva, o a un lembo di tessuto organico esaminato al microscopio.
Nelle prime sale della Galleria sono presenti le opere realizzate partendo da fondi ottenuti tramite laser print o da stampe trovate, su cui Adamo appone la sua patina e i suoi rilievi. I colori e le forme richiamano il mogano e la distopica figurazione rimanda a tratti antropomorfici di personaggi che sembrano presi in trappola.
Proseguendo nel percorso della mostra, troviamo due opere che indagano il tema del corpo femminile: in Deal è figurata la distanza tra la sessualità femminile e quella maschile, vicine ma che non si incontrano, come nella scultura Palla sospesa, realizzata negli anni trenta da Alberto Giacometti, in cui una sfera e una mezza luna inducono alla frustrazione del contatto supposto ma nella realtà mancato.
Nella sala successiva dominano i toni scuri, frutto di una nuova ricerca intrapresa dall’artista.
A Black Stare si presenta come un monocromo nero con riflessi argentei, interrotto da un grande occhio quasi emerso in superficie che fluttua nell’oscurità, accompagnato da un altro elemento, simile a un asteroide che sta per scomparire inghiottito dalle tenebre.
Nelle restanti sale troviamo opere caratterizzate principalmente da pattern materici che si ripetono, assumendo la forma sinuosa di dune di sabbia viste dall’alto o di paesaggi lunari. In alcune di queste, come Bark, il pattern viene interrotto; i contorni di queste interruzioni non hanno precise forme geometriche ma sono organicamente irregolari. Nella parte apparentemente priva di forme ricorrono dei tratti, simili a delle esse, evocanti le sinuosità di un serpente: un’allusione alla testa squamata del rettile visibile nella parte inferiore del quadro.
A destra della tela compaiono due teste umane archetipiche: un perfetto esempio dell’esigenza di esprimere e dare figurazione, da parte di Adamo, a concetti assoluti e quasi sempre inafferrabili se non tramite le sensazioni avvertite da chi fruisce le sue opere.
Due domande all’artista
Nella tua pittura come si esprime il rapporto tra figurativo e astratto?
Cerco di operare fuori dalla dialettica figurazione/astrazione. Penso di fare dei lavori non descrittivi che sperano di produrre nell’osservatore uno smarrimento o uno stato di semi-ipnosi, anche solo per un istante.
Qual è il percorso che ti porta a scegliere il colore prevalente di un opera?
Il colore finale di ogni lavoro è il risultato di varie sovrapposizioni di colore. Lo scelgo in base alla sua capacità di attivare nella mia mente un processo mnemonico. Deve possedere una certa vaghezza, qualcosa che rievochi un’immagine immagazzinata nella mia memoria.