Editoriale

 

Abbiamo tutto manca il resto:

un’ode alla Sicilia contemporanea

 

In Sicilia debutta una nuova quadriennale delle arti, che include cinema, fotografia e molto altro. Alla Farm Cultural Park di Favara inaugura “Abbiamo Tutto Manca il Resto”, parte di un progetto quadriennale che coinvolge varie località siciliane. L’iniziativa, ambiziosa e innovativa, offre un racconto ricco e variegato della regione attraverso mostre ed eventi che esplorano la cultura siciliana in tutte le sue sfaccettature.

 

Vista della Farm Cultural Park di Favara (Ag) in occasione dell’apertura di “Abbiamo tutto manca il resto”.

 

“Abbiamo tutto manca il resto” è una di quelle frasi che cattura perfettamente l’essenza della Sicilia e della sicilianità. È una riflessione sullo stato delle cose, un invito a guardare il “tutto” senza essere schiacciati dalla “mancanza del resto”. Questi due verbi, “avere” e “mancare” rappresentano i due volti della stessa medaglia e alimentano sentimenti di resa e inviti urgenti al cambiamento. Descrivono ciò che spezza e, ad un tempo, unisce l’anima e l’essenza di ogni siciliano che ha imparato a guardare la vita e a sentirla attraverso l’esperienza quotidiana della pienezza e della manchevolezza e di quell’odi et amo che scandisce il ritmo della vita e delle nuove consapevolezze legate al nostro essere nati in quest’isola e nell’aver scelto di restarvi.

Lo scrittore e attore, Pino Caruso – prima – perché è sua questa affermazione; Andrea Bartoli e Florinda Saieva di Farm Cultural Park – poi – perché è loro l’idea di lanciare una quadriennale transculturale e transdisciplinare diffusa dedicata alla Sicilia hanno posizionato con il progetto – Abbiamo tutto manca il resto – l’occhio di bue sulla Sicilia e sui siciliani.

 

Dallo scorso settembre, infatti, Farm Cultural Park insieme alla Di Stefano, azienda dolciaria che mi sta a cuore, non solo perché lavoro con loro da molti anni, ma perché si è sempre impegnata a raccontare la terra in cui sono nati e hanno scelto di vivere e lavorare affidandosi al linguaggio visivo contemporaneo. Artisti e designer siciliani, infatti, hanno dato la loro personale visione della Sicilia nei loro multipli d’artista che ormai sono diventati una piccola e significativa collezione di racconti di Sicilia che mostrano un volto isolano spesso diverso da quello che viene raccontato dai media principali.

 

Una Quadriennale di riflessione politica

Ma torniamo alla quadriennale. Può una mostra diventare uno strumento di riflessione politica per la Sicilia? La mostra diffusa nel tempo e nello spazio, coinvolge artisti, fotografi, architetti, designer, scenografi, videomaker, imprenditori sociali, fisici quantistici e giuristi creativi di diverse generazioni che, andando molto oltre una tradizionale mostra, affrontano temi come quello della diaspora che sta spopolando la Sicilia, della migrazione e delle opere pubbliche incompiute cercando di ripensare luoghi, politiche e pratiche di accoglienza.

 

Carmelo Nicotra, senza titolo per Abbiamo tutto manca il resto.

 

La quadriennale ospita opere, installazioni e riflessioni su identità e stereotipi della nostra Isola, mafie e burocrazie ottuse, natura e cambiamento climatico, condizione femminile e parità di genere; racconta “l’abbiamo tutto” con slanci per qualcuno ingenui di speranza e “il manca il resto” con la crudezza dei dati che inchiodano sempre le province siciliane agli ultimi posti delle classifiche sulla qualità della vita. È ricorsa persino all’intelligenza artificiale per trasportarci in luoghi surreali con una nuova popolazione di abitanti misteriosi.

 

Uno sguardo internazionale

Non manca uno sguardo esterno e imparziale. Cinquanta studenti e professori di Architettura della Woodbury School of Architecture di Los Angeles e trenta giovani registi europei di Movimento Oficina de Cinema Colaborativo offrono una prospettiva fresca e distante sulla Sicilia.

 

 

Un invito alla consapevolezza

La citazione di Pino Caruso offre una fotografia nitida dell’ironica contraddizione della Sicilia, della sicilianità e della sicilianitudine. Andrèa Bartoli e Florinda Saieva con la loro crew hanno voluto puntare un ulteriore lente di ingrandimento sulla Sicilia, dedicandole una chiamata alle arti cui hanno aderito designer, architetti, artisti, dipartimenti universitari e imprenditori sociali e culturali siciliani, italiani e internazionali. Questo progetto ha tra i suoi intenti quello di accorciare il filo delle responsabilità della cosa pubblica ricordandoci che noi, per primi, siamo esseri pubblici e che pertanto ogni nostra azione è un’azione politica, ogni gesto privato è un gesto pubblico.

 

 

“Abbiamo tutto manca il resto” è un progetto di ricerca, scoperta e presa di coscienza sulla nostra Sicilia. Catania, Aragona, Favara e Gela: sono le sedi dove è possibile visitare nel corso dei prossimi mesi i padiglioni della quadriennale. Qui, la denuncia non è un atto d’accusa ma una presa di coscienza; la lotta non è scontro ma confronto di idee; e il cambiamento non è utopia, ma visione e realtà.

 

Per maggiori dettagli sugli artisti in mostra clicca qui.