Intervista a Thomas Braida
Chi è Thomas Braida?
Io.
Quanto il contesto in cui vivi o da cui provieni influenza la tua ricerca artistica nella scelta delle tematiche e dei supporti che utilizzi?
Assai. Il mare soprattutto. È il comburente per la mia pittura.
Quanto è importante per te il confronto con ciò che ti circonda: società, mass media, altre ricerche artistiche, ecc.? Quanto questo ti influenza e come?
È come il muro quando giochi a pelotas è un continuo scambio. È questo scambio fatto di rimbalzanti idee, che fa crescere il mio lavoro, lo trasforma. Questo è quello che ricerco.
Chi sono gli artisti che ami di più e perché?
Quelli morti, perché non mi deluderanno, ma anche quelli belli.
Come definiresti il tuo lavoro?
Decisamente pittorico… io penso al colore.
Quale messaggio vuoi trasmettere e su cosa vuoi farci riflettere con la tua ricerca artistica?
È come chiedere a un cane cosa significhi quel che sta abbaiando, e di spiegartelo in italiano.
Nel senso che della tua ricerca come dell’abbaiare del cane è più importante il suo esistere che il suo essere? Non importa conoscere cosa c’è dietro, accanto, davanti quanto piuttosto prendere atto che esiste e osservarlo solo perché c’è?
Più che altro non si capirebbe. Nel titolo delle opere c’è tutto quel che serve in teoria… Devi interpretarlo, ascoltarlo, imparare a capire le sue esigenze, accudirlo e volergli bene e lui te ne darà altrettanto, d’affetto. Occorre prendere del tempo da dedicare alle proprie domande, cioè la mia ricerca dovrebbe far Pensare.
Poi… è un segreto: non devo compiacere nessuno!
C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Il Prado, e poi José Gutiérrez Solana al Reina Sofia…beh guernica nel 2006.
Come definiresti il sistema dell’arte contemporanea in generale e nello specifico quello veneziano con cui ti confronti costantemente?
Non è un sistema quello veneziano, per fortuna.
Allora cos’è? Non devi necessariamente inquadrarlo dentro una categoria, ma parlarcene, se ti va, dal tuo punto di vista così da farci conoscere attraverso la tua esperienza anche il contesto artistico veneziano.
È fatto di gente che ama la città come fosse una donna, che gira randagia per le calli e che conosce affondo lo spritz… Ci si conosce tutti.
Sei una degli artisti del Padiglione Crepaccio at yoox.com: ci parleresti di questa esperienza?Com’è nata l’idea, come si è evoluta, come sta andando?
UrCA! È troppo lunga e non è finita… mi son divertito molto.
Allora se ti sei divertito molto, magari avrai voglia di dirci qualcosa in più?
No, è stato bello viversela vi annoierei a raccontarla… È stato qualcosa di importante, che mi ha smosso qualcosa. Non sarò più lo stesso.
Che progetti hai per i prossimi mesi? A cosa stai lavorando?
Ad un modo per sopravvivere a Venezia e alla solitudine.
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(1) Città sognata, 2013, olio su tela. 10×14 cm.
(2) La renna in più, olio su carta patinata, 2012, formato A4 cm.
(3) La terapia del dolore B, 2013, 257×233 cm, olio su tela.
(4) Spotlights (come perle ai corvi), 2013, 217×187 cm, olio su tela.
Contributo inserito il 30/12/2013