Intervista a MadeinFilandia
Cos’è MadeinFilanda? Quando nasce e perché?
MADEINFILANDIA è un progetto di micro-residenza artistica che si svolge presso la Filanda di Pieve a Presciano (AR), un esempio di archeologia industriale del XIX secolo di proprietà di Arturo Ghezzi che, per una settimana, mette a disposizione della manifestazione tutto lo spazio.
Madeinfilandia, nato nel 2010 e giunto alla sua quarta edizione, è un progetto autofinanziato e sostenuto dalla generosità degli artisti (hanno partecipato fino ad ora più di cento artisti) e degli amici che vi partecipano, garantendone così la completa autonomia.
Chi sono gli autori del progetto?
I suoi fondatori sono Luca Pancrazzi, Claudio Maccari, Elena El Asmar e Loris Cecchini; molte altre persone, però, hanno contributo negli anni, ad esempio: Isabella Musolino, una delle madrine della Filanda, nonché editore del catalogo Madeinfilandia 2010-11-12 -13, edito dalla casa editrice Gli Ori con la pubblicazione del catalogo; Egle Prati con la documentazione video per Talkingart ( i video delle edizioni precedenti sono visibili su www.talkingart.it). E ancora, artisti e amici dell’organizzazione: Serena Fineschi, Francesco Carone, Loredana Longo, Eugenia Vanni, Chiara Sacchini.
Come scegliete gli artisti che invitate?
Non esiste un criterio di selezione ben preciso. Durante tutto l’anno, avviene un continuo incontro e confronto con gli artisti. Spesso, quest’ultimi vengono invitati a cena per approfondire la loro conoscenza; talvolta, sono indicati da altri artisti che hanno partecipato alle edizioni precedenti. In generale, non esistono limiti di età e nemmeno application form a cui allegare curriculum e lettere di presentazione.
Una volta in residenza gli artisti in che tipo di attività vengono coinvolti?
Gli artisti vivono una settimana di pura convivialità: preparano i pasti insieme, si concentrano sulla realizzazione pratica e teorica del proprio lavoro (installazioni, performance, foto, video) che spesso diventa ulteriore momento di condivisione e di confronto.
La residenza ruota attorno ad un tema, un concept; insomma, esiste una sorta di “tema di residenza”?
Non esiste un tema, ognuno può realizzare il proprio progetto liberamente. Si cerca di stabilire dei limiti dettati dal tempo e dal luogo in cui si svolge la residenza, questo si, ma non viene “imposto nulla dall’alto”. Non esiste la figura del critico o del curatore. Solo Pietro Gaglianò “ambasciatore della Filanda”, in qualche modo ricopre parzialmente questo ruolo in qualità di organizzatore dei talk che si svolgono durante i giorni in cui è presente le porte della filanda vengono aperte al pubblico.
Parlateci delle versioni precedenti e di quella di quest’anno che si è conclusa da poco.
Parliamo di quella appena conclusa che forse è una delle edizioni più belle.
Adalberto Abbate, Bruno Baltzer, Leonora Bisagno, Vincenzo Cabiati, Tiziano Campi, David Casini, T-Yong Chung, Gaetano Cunsolo, Marta Dell’Angelo, Oliver Geils, Francesco Lauretta, Claudia Losi, Luigi Presicce, Pierluigi Pusole, Virginia Zanetti, Stefania Zocco e i progetti speciali e performance di Michelangelo Consani, Loredana Longo, Concetta Modica, Oh Petroleum, Vera Pravda, Sophie Usunier, Eugenia Vanni sono i nomi degli artisti che hanno partecipato. Quest’anno, come per le precedenti edizioni, gli artisti hanno trascorso una settimana negli spazi della Filanda. Gli spazi interni si compongono di grandi stanze, spesso adibite all’accoglienza, al ristoro, alla preparazione dei pasti, all’esposizione delle opere, all’ascolto della musica, ecc. Gli artisti si occupano dell’organizzazione della giornata: dalla realizzazione delle opere alla preparazione dei pasti. Il clima è sempre molto cordiale e conviviale. Si trascorre molto tempo conversando del proprio lavoro, passeggiando tra i campi o facendo bagni in piscina (tempo permettendo!). Ci sono lavori che richiedono attenzioni particolari; spesso, infatti, nascono delle collaborazioni tra gli artisti al fine di realizzare l’opera venga entro i tempi necessari. Rispetto agli altri anni, questa edizione è stata caratterizzata da diverse performance: La certifica delle mani di Luigi Presicce di forte carattere teatrale che ha inaugurato l’edizione 2013; La sicurezza non è mia abbastanza dell’artista modicana Stefania Zocco che ha presentato una sorta di “diario di viaggio” in cui ha segnato le coordinate dei luoghi in cui ha vissuto. L’intervento consta anche di un cerchio di 6 metri realizzato sul “territorio di Filanda”. La Zocco spiega: “La modalità scelta per la realizzazione della mia azione site specific è stata la passeggiata. Ogni mattina, durante la residenza, ho percorso per circa un’ora a piedi il cerchio dopo essermi agganciata con imbracatura e fune al centro di esso. Esercizi di definizione dello spazio, al fine di non ritrovarsi sperduti.” A pochi metri dal cerchio della Zocco troviamo – Oddio – del coreano T-yong Chung: un tempietto tra sacro e profano in cui si miscelano oggetti e microsculture di provenienza orientale ed europea.
Interessante e numerosa la presenza di artisti siciliani, oltre a quella già citati: Adalberto Abbate con Azione Abusiva descritta dallo stesso artista così: “otto piloni in cemento armato di una costruzione che ha smesso di salire, come in un sogno futurista interrotto sul nascere. Resti archeologici indicatori di un difetto contemporaneo, si trasformano oggi nell’azione poetica di un uomo costretto a costruirsi un mondo accogliente per affrontare la violenza di una natura perturbante, di una vita ingiusta, di un’umanità sempre più disumana. Perché in questo nuovo mondo edificato per i pochi, i giusti e i forti sono soli, impauriti, abusivi per necessità. Architetture tronche nel paesaggio come templi greci, segnano e raccontano il nostro doloroso passaggio ma ci avvicinano a tutte quelle leggendarie divinità dell’Olimpo che, come noi, hanno perso il futuro”. Vicino alla piscina alcune grosse pietre delimitano e formano, attraverso la disposizione di un filo dorato, il disegno di una grande stella: è il lavoro di Tiziano Campi. In una delle pietre sorge un’immaginaria montagna di gesso bianco. Poco distante Gaetano Cunsolo ha realizzato una complessa e intrecciata costruzione di canne che collega simbolicamente il container alla costruzione della Filanda. Collegare un container a una casa palesa il carattere temporaneo e contestuale del gesto compiuto dall’artista. Il lavoro si intitola Tùp lêu , (parola vietnamita che indica un gioco in cui un bambino veste i panni di un soldato, di un sopravvissuto e/o di un rifugiato) e fa riferimento a uno spazio indefinito, sospeso tra il militarismo e la disobbedienza, tra il conflitto e il gioco.
In una stanza del piano terra troviamo – Studio primo per l’estasi nel paesaggio/Dispositivo a terra – di Virginia Zanetti, installazione in creta accompagnata da un’opera video (realizzata in collaborazione con Matteo Innocenti). L’opera più piccola ma sicuramente più preziosa è Trou, dal francese “buco”, una minuscola caverna ricoperta di cristalli che ricorda un’archeologia preziosa contenuta e nascosta all’interno della casa. L’autore David Casini afferma che il titolo è stato ispirato da una canzone di Serge Gainsbourg che parla di un personaggio che produce buchi di tutte le taglie, come spesso fa lui in occasione di alcuni interventi in luoghi intrisi di storia e fascino. Al primo piano, nella grande sala della Filanda troviamo il lavoro di Claudia Losi: una larva nera gigantesca che ingloba diversi oggetti metallici. Sempre sullo stesso piano ci appare un letto a baldacchino, un cavalletto, un salottino, e seduto su una poltroncina ci accoglie Francesco Lauretta. Il lavoro parte da una domanda dell’artista al padre: “Cosa ricordi del funerale di tuo padre?”. Il padre risponde dicendo che non ricorda nulla. Lauretta spiega: “Apologhi nasce da questo racconto-sconcerto: mi piaceva l’idea di creare – attraverso una performance in cui chiedevo alla gente di simulare la propria morte – un luogo di riposo, un’allegoria estesa e distesa sui linguaggi-medium…”. Più avanti, troviamo Vincenzo Cabiati che costruisce un modellino in creta della Stanza di Wagner accanto al tappeto di acquarelli di Pierluigi Pusole. Per vedere l’opera di Oliver Geils, devi avvicinarti ad un insolito apparecchio collocato sul muro, una sorta di scatola magica all’interno della quale vedi la facciata della Filanda dall’esterno. Leonora Bisagno e Bruno Baltzer, nonostante avessero con loro la piccola figlia, hanno realizzato varie installazioni e performance, come Apparizioni, apparsi, apparvero e apparirono in cui troviamo decine di sedie disposte in fila al centro del campo davanti ad un finto tramonto stampato su tela. In un’altra stanza un monitor trasmette il video di Marta Dell’Angelo: un susseguirsi di aggettivi sostantivati pronunciati da centinaia di persone incontrate nei dintorni della filanda nei giorni che hanno preceduto la manifestazione. Non sono mancati momenti di scambio curati da Pietro Gaglianò che ha invitato Diego Segatto e Spazi Docili a parlare di “Voyage Voyage”, tema scelto per i talk. Altri artisti già presenti nelle precedenti edizioni hanno partecipato anche quest anno, ricordiamo: Eugenia Vanni con Il secondo passeggero ha indagato la capacità del secondo passeggero di cogliere dettagli del paesaggio che sfuggono al pilota. Per tal ragione durante i tre giorni di Madeinfilandia l’artista ha fatto salire dietro la sua moto alcuni visitatori e li ha accompagnati in un piccolo viaggio notturno il cui fine era proprio l’osservazione del quadro. Concetta Modica e Sophie Usunier, con L’età del dubbio, hanno interrogato artisti e pubblico ponendo loro la seguente domanda: “il tuo dubbio?” Le due artiste lavorano da alcuni mesi a questo progetto a cui si può prendere parte anche a distanza, scrivendo a www.letadeldubbio.blgspot.com. L’ultimo giorno Michelangelo Consani si è presentato con uno strano forno a pannelli solari Barter the Solar Cooking per cuocere senza elettricità o fuoco. L’anonima Vera Pravda ha nascosto e svelato diversi oggetti realizzati con materiali poveri. Il pomeriggio della domenica è stato denso e carico di emozioni grazie alla performance di Oh Petroleum, musicista, chitarrista e performer. In chiusura, Loredana Longo ha presentato la performance La scuola del pianto#3, una sorta di scuola in cui si impara a piangere. L’artista interpreta la figura dell’insegnante severa che sottopone i suoi “allievi” all’esalazione di potenti cipolle, causando una lacrimazione indotta. Un lavoro ironico che fa riflettere sulle motivazioni del pianto e sulla difficoltà, talvolta, di emozionarsi davanti alle cose che realmente dovrebbero indurre alle lacrime. Non volevamo finire in lacrime ma con una frase di Adalberto Abbate su questa esperienza del Madeinfilandia 2013: “MADEINFILANDIA è come un luogo deve essere, catalizzatore d’energia di un presente carico di verità nel quale è assente la menzogna della contemporaneità”.
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(1) Adalberto Abbate, Azione Abusiva.
(2) Eugenia Vanni, Il Secondo Passeggero.
(3) Francesco Lauretta, Apologhi.
(4) Gaetano Cunsolo Tùp Leu.
(5) Loredana Longo , Scuola di Pianto.
(6) Luigi Presicce, La certifica delle mani.
(7) Stefania Zocco, La sicurezza non è mai abbastanza.
(8) Talk a cura di Pietro Gaglianò.
(9) T-Yong Chung , Oddio.
(10) Yoga in Piscina.
Foto – Courtesy Punk e Longo. (2013).