Premio Nazionale delle Arti 2024
Comunità di Saperi
Il 15 dicembre, ospitata dalla città di Catania, si è conclusa la mostra diffusa del XVIII Premio Nazionale delle Arti che, annualmente, fa il punto sulle sperimentazioni e le innovazioni proposte dalle Accademie delle Belle Arti italiane, fucine inestinguibili di talento e creatività. Indetto dal Ministero dell’Università e della ricerca, al concorso aderiscono 480 studenti provenienti da 25 Accademie italiane, le quali, sebbene in competizione tra loro, rappresentano una comunità eterogenea ma in collaborazione sinergica, come sottolineano sia lo slogan –Comunità di saperi – che il logo, nel quale le lettere dell’acronimo PNA creano una solida rete graficamente interconnessa.
Due giurie specializzate hanno selezionato 129 lavori suddivisi in 13 sottocategorie che spaziano dall’ arte figurativa a quella digitale, passando per le scenografie ed il restauro. Il trascorso 18 Ottobre, gli studenti che si sono distinti per abilità, creatività ed innovazione, sono stati premiati alla cerimonia svoltasi presso il Teatro Bellini, alla quale è seguita l’inaugurazione del percorso espositivo articolato tra Palazzo della cultura, Fondazione Brodbeck e Fondazione Puglisi Cosentino: le tre prestigiose sedi hanno ospitato la totalità dei lavori in concorso, proponendosi come piattaforme di lancio per gli artisti nascenti e dimostrando di condividere la stessa finalità di un’iniziativa nata per favorire il dialogo tra tradizione e innovazione, tra il mondo accademico e il mondo dell’arte emergente.
Palazzo della Cultura
Il percorso espositivo si avvia al Palazzo della cultura e celebra la pluralità delle forme artistiche scegliendo di alternare le diverse categorie in concorso: il visitatore viene accolto dal meticoloso lavoro di Matteo Mori, iscritto all’Accademia Ligustica di Genova e vincitore della sezione fotografia grazie a Technolust I . Qui, la trasformazione in digitale di una pellicola in formato 16 mm, permette di analizzare l’impercettibile evoluzione del soggetto e, al contempo, consente di preservare l’autenticità dell’analogico amplificandone le potenzialità attraverso le possibilità espressive del digitale.
Il percorso continua seguendo i 7 pannelli in legno concatenati che compongono la lieve curva dei Tracciati dell’aquilana Greta di Naccio, premiata per la sezione decorazione. Ogni pannello è la tappa di un viaggio evocativo in cui ombre di immagini quotidiane vengono giustapposte: l’assemblaggio di memorie viene enfatizzato mediante la tecnica del collage, tuttavia ogni frammento visivo si fonde con l’altro grazie all’amalgamante uso del bianco e nero.
Lo spazio viene poi invaso da La piccola Danza, frutto della maestria della veneziana Lisa Sieni, premiata per la sezione scultura. Forme anemoniche si librano a partire da una rigida base di terracotta, il loro flessibile corpo intrecciato si aggroviglia in una scomoda danza. Sospesi tra dinamismo e negazione del movimento, i tesi tiranti che si dipanano dagli alveoli sembrano ancorare e puntellare l’opera ma sono anche i vettori di energia attorno ai quali si districa la danza.
Il premio per le arti grafiche è stato aggiudicato da Elena Zanfanti, bolognese, autrice Aid on Gaza, sei stampe calcografiche in cui utilizza l’intelligenza artificiale per dare un lieto fine alla paradossale tragedia avvenuta ad Al-Shati, dove lo scorso marzo precipitò un paracadute con le provviste destinate alla popolazione, uccidendo cinque persone. La creazione di una realtà alternativa sopperisce alle contraddizioni di una società in cui perfino l’organizzazione degli aiuti umanitari risulta inefficace, in quanto si preferisce un sistema di distribuzione arretrato e rischioso cosicché i media possano ricavarne immagini spettacolari e distorcere la narrazione degli eventi.
Lorenzo Galletti, Jingwei Liu, Chiara Marsano e Yang Zhenghao, iscritti dall’Accademia di Venezia, propongono un interattivo Viaggio nella laguna: fotogrammetrie del quartiere di Santa Marta si mescolano a ricordi individuali per creare l’itinerario emotivo che si aggiudica il premio per l’arte elettronica.
Una sala del palazzo è interamente dedicata alle proiezioni delle video installazioni e delle installazioni multimediali. Si susseguono le proiezioni di Tesoro , di Maya Grassa, Accademia di Roma, e Sopravvivere di Agnese Cuomo, Accademia di Brera: se la prima racconta delicatamente del ricordo inteso come rifugio dal violento scorrere del tempo che pur anestetizza le ferite dell’assenza, la seconda denuncia la cultura della prevenzione realizzando con amara ironia una guida in cui sono raccolti tutti i consigli che generalmente vengono indirizzati alle donne per tornare a casa in sicurezza.
Fondazione Puglisi Cosentino
La fondazione Puglisi Cosentino ospita i lavori di restauro delle categorie FPF 01 e 02, in particolare quelli delle vincitrici Maria Cristina Sarno, napoletana, e Elisa Ceccarelli, bolognese, che hanno operato rispettivamente su una Deposizione ripulita con rivoluzionari prodotti anti- graffiti e una cornice alla Sansovino, attribuita successivamente ad Orazio Samacchini.
Fondazione Brodbeck
Alla fondazione Brodbeck è possibile ammirare le Tracce di luce di Ajdini Sani, allievo dell’Accademia di Macerata e vincitore della categoria pittura: un momento di pura libertà in cui forme surrealiste, quasi organiche, fluttuano all’interno di un viscoso spazio lirico inondato da una luminosità intrinseca, che penetra attraverso i leggeri strati di pittura.
A seguire, Connubio , della catanese Maria Troina, invita il pubblico a ricostruire, pezzo dopo pezzo, l’immagine di una stazione dismessa del suo territorio attraverso il puzzle: un atto di recupero e riappropriazione capace di donare nuova vita e restituire alla collettività un luogo pubblico ormai dimenticato.
Riccardo Cavallo dell’Accademia Mario Sironi, vincitore della categoria produzioni audiovisive, mette a nudo la propria vulnerabilità rendendo pubblico un intimo colloquio con la psicologa intervallando le riprese a pensieri e commenti visivi nel suo corto Dubbi.
Infine, Sofia Brivio, dell’accademia di Brera vince il premio per la scenografia grazie a Wozzeck, in cui la scarna architettura brutalista rimarca la solitudine e l’aspra condizione dell’omonimo protagonista dell’opera.
L’appuntamento con il PNA si rinnova annualmente e, nonostante le incertezze e le acerbità tipiche degli artisti in formazione, anno dopo anno, è possibile individuare tanto un’attenzione alle tendenze attuali in campo artistico, quanto il graduale superamento delle stesse.