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Gli undici anni di sperimentazioni

del Verein Düsseldorf – Palermo e.V.

 

Il Verein Düsseldorf Palermo e.V. celebra undici anni di attività con la mostra collettiva ELF – Le mostre di Düsseldorf, recentemente conclusa. L’esposizione ha riunito 11 artisti protagonisti dei programmi di residenza e scambio tra Palermo e Düsseldorf, esplorando linguaggi artistici diversi e innovativi che riflettono il legame culturale tra le due città, gemellate dal 2015. Il titolo, ispirato al film di Fritz Lang M., richiama la suggestiva fusione tra realtà e immaginazione.

 

Nella Düsseldorf dei primi del ‘900, Peter Kürten divenne famoso in virtù della sua singolare parafilia: il sangue. Si trasformò presto nell’incubo cittadino, commettendo decine di omicidi fino alla sua decapitazione nel 1931 e conquistandosi il soprannome di ‘Vampiro di Düsseldorf’ o “Mostro di Düsseldorf”. L’aura quasi ‘mitica’ dell’assassino e l’estrema efferatezza dei suoi omicidi, occasione per dare libero sfogo alle sue depravazioni, ispirarono Fritz Lang per il suo film noir M: opera in cui è lampante la vicinanza del regista tedesco alla scuola espressionista e in cui per la prima volta introduce nella sua filmografia l’utilizzo del sonoro. La pellicola è un esempio di come l’angoscia postbellica venne rielaborata nella sperimentazione artistica, in cui diversi stilemi, temi sociali e politici, metodi espressivi si mescolavano tra loro rompendo gli argini delle categorizzazioni, senza fagocitare la ricerca tecnica e puntando sull’artigianalità del lavoro. L’incubo del mostro è anche l’incubo della guerra, e delle irreversibili spaccature e contraddizioni di una società in crisi.

 

 

Il film è ambientato a Berlino, ma per il titolo italiano (M – Il mostro di Düsseldorf) si scelse di mantenere il nome del luogo in cui avvenne il caso di cronaca nera, legando così strettamente la città originaria col suo assassino. 

Düsseldorf però non è solo la città di un mostro, ma una città di mostre, che da undici anni lega il suo ruolo fondamentale nell’arte contemporanea con gli artisti di Palermo, tramite l’associazione culturale Verein Düsseldorf – Palermo e.V., impegnata nel dialogo tra artisti palermitani e tedeschi e concentrato su ciò che può nascere dal confronto tra differenze. Il Verein festeggia l’undicesimo anno di attività con una mostra presso la Haus Der Kunst dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo: ELF – Le mostre di Düsseldorf, in chiusura lo scorso 7 dicembre. 

 

Installation View, ELF, HausderKunst, foto di Adriano La Licata

 

Il riferimento a Fritz Lang nel titolo della mostra rimarca quanto la sperimentazione sia centrale nel lavoro degli undici artisti selezionati (Dimitri Agnello, Stefania Artusi, Giuseppe Borgia, Stefano Cumia, Francesco De Grandi, Daniele Franzella, Adriano La Licata, Gabriele Massaro, Francesca Polizzi, Francesco Romano, Giulia Sofi), caratterizzati da formazioni diverse e dall’appartenenza a diverse generazioni. Come le varie ispirazioni e suggestioni nel film di Lang, le opere in mostra contribuiscono a creare una narrazione senza appiattire i contrasti tra di loro, ma valorizzandoli – il risultato è una visione prismatica del mondo, in cui ogni artista in mostra ne incarna uno degli aspetti molteplici: un ‘Mondo Nuovo’, come il titolo dell’opera di Francesco de Grandi, in cui attraverso un foro in una scatola di legno prende forma un paesaggio naturalistico, boschivo e onirico insieme, realizzato in pittura fluorescente e luci di wood. 

 

 

Tema naturale che ritroviamo in Thrursday di Giuseppe Borgia, in cui un cielo che ricorda l’alba (o il tramonto) fa da sfondo a una serie di betulle: nella semplicità della scena colpisce la vividezza dei colori, quasi metafora di uno stato di pace diffusa. Sono paesaggi, sia quello di De Grandi che quello di Borgia, che sembrano fungere da manifestazioni della propria interiorità: l’umano non è presente fisicamente, è presente sottoforma di stati mentali e sensoriali – così in Passo Francesca Polizzi rielabora il rapporto con la materialità e gli elementi ‘grezzi’, ad esempio feltro di lana e acciaio, e con ciò che essi riescono a evocare. Daniele Franzella in Austerliz amplifica l’intensità di questo rapporto presentando un’enorme trincea di sacchi di juta su un veicolo di legno, riconnettendosi ai temi della storia politica e sociale tedesca (e non): il militarismo, i confini geografici, il patriottismo, la resistenza, il concetto di difesa e ciò che ne scaturisce. La presenza umana riaffiora esplicitamente in Gyproc STUCP di Adriano La Licata, in cui l’immagine dell’artista stesso viene trasferita in una tavola di cartongesso che riporta la data di produzione: se prima era la materia a conferire un’identità all’umano, qui è l’umano ad attribuirla alla materia, così reinserita in una nuova narrazione che ne riconfigura il senso. 

 

 

Le opere citate sono un esempio di quanto ELF sia una mostra che propone diversi livelli di lettura, concretizzati nella varietà degli stili e dei materiali delle opere e dall’identità peculiare che veicolano: Il mondo della mostra è il mondo di Lang e della tradizione tedesca, in cui le paure, le angoscie e le bizzarrìe del quotidiano non sono nascoste o represse, ma sublimate in un’esperienza visionaria, da vivere anima e corpo.