Art

 

Bella, In&out, Tra superficie e profondità:

il corpo come soglia

 

In prosecuzione delle precedenti mostre tenute allo Standard Oslo (Norvegia), Bella e Be gone, bygones, Tuda Muda (1991, Delhi, India), nome d’arte di Samrridhi Kukreja, approda alla Galleria Massimo Ligreggi di Catania con la personale Bella, In&out. La mostra, visitabile fino al 5 dicembre, è un’occasione di arricchimento personale in cui l’artista, toccando le corde dell’animo, indaga tematiche personali che diventano universali e riguardano la società. 

 

Entrando in contatto con la parte selvaggia e ancestrale, offuscata dagli stereotipi e dai pregiudizi che hanno condizionato la psiche e l’accettazione di se stessa, con la quale ha avuto modo di confrontarsi – grazie alla lettura di Donne che corrono coi lupi (volume in cui Clarissa Pinkola Estés analizza la psicanalisi del femminile attraverso miti e racconti) – Tuda Muda alla galleria catanese presenta un’affascinante narrazione visiva in cui, attraverso corpi semplificati e a tratti deformati, esprime stati d’animo ed emozioni che la riguardano e che, chiamando in causa l’osservatore, riguardano tutti. Difatti, proponendo come tema centrale dei disegni il corpo riflesso allo specchio ed esibendo le forme con forza e potenza, l’artista oltre a evocare l’attenzione su di sé e sulla propria fisicità, come pure sulle sue riflessioni personali, dalle quali parte per abbracciare questioni di carattere attuale, mette in risalto problematiche che riguardano tutti, nonché il modo in cui percepiamo noi stessi. E questa percezione di sé, questo guardarci, è un modo alterato. 

 

Dentro l’arte: rivelazioni dell’universo interiore

Dopo aver varcato l’ingresso principale, nel momento in cui ci introduciamo nello spazio bianco della galleria, ad emergere è l’universo intimo di Bella, alter ego dell’artista, dinanzi al quale ci troviamo invitati a riflettere sull’identità e sull’accettazione di sé. È un universo che, originato dalla vita reale dell’artista e in particolare dalle esperienze personali di autosviluppo, suscita grande fascinazione e ci permette di entrare in contatto con le fragilità, la forza e la parte interiore ed esteriore di Bella.

Ed è proprio da Bella, con la quale l’artista si identifica, che inizia la narrazione. È un racconto visivo costituito da disegni realizzati con pastelli a olio e a carboncino su carta, che si sono rivelati un dispositivo purificatorio, un’occasione di analisi introspettiva, attraverso i quali ci vengono mostrate diverse versioni del modo in cui l’artista si percepisce e come concepisce il proprio corpo. Facendosi portavoce dell’interiorità e della profondità, che si concretizzano sulla superficie della carta in un gioco contrastante di forme morbide e forme spigolose, la maggior parte dei disegni, che si trasformano in strumenti di indagine introspettiva, propongono Bella che si guarda allo specchio. Quest’ultimo, nel progetto espositivo, è infatti associato al concetto di “riconoscimento” di sé. Rappresentando non solo un oggetto fisico che riflette l’immagine ma anche un mezzo attraverso il quale l’artista esplora se stessa, la propria identità e la propria percezione del mondo, esso offre una duplice funzione: riflette la realtà esterna e allo stesso tempo permette di interrogarsi sull’interiorità.

 

Il doppio volto di Bella: un viaggio tra odio e amore  

Il progetto esposito, che va letto in modo speculare o parallelo, in cui i disegni colorati sono in perfetta simmetria o in relazione con quelli in bianco e nero, per l’artista si rivela non solo un’occasione considerevole per mettersi a nudo e mostrarsi nella sua più intima natura, ma anche uno strumento per conoscersi e perfezionare il suo ruolo creativo, essere dunque una «migliore narratrice visiva», nonché per creare una vicenda che, partendo dalla definizione di amore, oscilla tra l’odio e l’accettazione di sé in un percorso conflittuale e difficile che per arrivare ad essere amore parte dall’ostilità e dal rifiuto. 

 

Veduta allestimento, ph. Luca Guarneri

 

Odio e amore, con i quali l’artista in questo percorso si confronta e deve fare i conti, si concretizzano in un gioco cromatico antitetico che definisce meglio la ricerca di Tuda: da una parte il mondo esterno, rappresentato da colori primari, da toni accesi, vibranti ed espressivi che ricordano quelli dell’espressionismo astratto e simboleggiano la famiglia che, percepita come luogo sicuro, è il primo ambiente istantaneo e di relazioni primarie con cui l’artista si confronta e nel quale Bella apprende i primi insegnamenti sull’amore. Tuttavia, ad un certo punto, comprende di vivere in un ambiente di credenze arretrate che diventano dannose per la sua sanità psichica. È proprio in questa direzione che vanno letti, dall’altra parte, i disegni in bianco e nero che, realizzati con la grafite stesa in un chiaroscuro bilanciato, compatto e sfumato, rinviano all’interiorità dell’artista, alle sue insicurezze e paure, al modo in cui percepisce tante versioni di lei, le tante “Belle”.

 

Veduta allestimento, ph. Luca Guarneri

 

Una percezione, quella dell’artista, deformata e multipla, che prende corpo attraverso sovrapposizioni di forme geometriche, alcune delle quali sembrerebbero riprendere la lezione picassiana. Sono figure geometrizzanti che evocano delle protezioni. Bella infatti in questi disegni propone delle forme che sembrano coprire il proprio corpo, delle vere e proprie armature che lo schermano, come se l’artista avesse paura e provasse vergogna di mostrarsi nella sua sostanza più profonda e far vedere il suo essere, di porre l’attenzione degli altri su di sé. In questo modo, vivendo il corpo come «oggetto di tensione», Bella è portata ad ignorare le sue potenzialità e la sua bellezza come persona e, soprattutto, come donna.                   

 

                                                                                                                                   

Se i disegni colorati mettono in risalto un corpo sicuro dalle forme che spiccano con prepotenza e orgoglio, si affermano nella loro rotondità e morbidezza in una dichiarata dimostrazione di consapevolezza e di amore del proprio essere, i disegni in bianco e nero dimostrano una poetica opposta, giacché richiamano all’insicurezza e all’odio, con i quali l’artista entra in contatto in un primo momento e dai quali, dopo un lungo percorso, grazie alla presa di consapevolezza, si allontana. Eppure, come dimostra l’allestimento, nella ricerca artistica queste due versioni di Bella, che potrebbero sembrare distaccate e autoreferenziali, sono connesse e si confrontano. Questi due mondi, quello interno e quello esterno, sono legati tra di loro proprio per il fatto che ogni giorno ci ritroviamo a combattere le nostre insicurezze e paure affinché diventino sicurezze e amore, affinché le pressioni provenienti dal mondo esterno si trasformino in indifferenza e in stima di sé. In questo modo, liberandoci dai pregiudizi, iniziamo ad accettarci realmente, a fare i conti con le due nature, quella interna ed esterna, che coesistono in universo che, come quello di Bella, ci mostra la bellezza più profonda e superficiale dell’umanità tutta.