L’ultimo approdo, di Franco Ferro
Nei mesi scorsi la fotografia di Franco Ferro è stata protagonista del primo dei numerosi appuntamenti con l’arte che la Banca Patrimoni Sella & C. proporrà all’interno della preziosa cornice neoclassica di Palazzo Romeo, sede della filiale catanese.
L’esposizione, curata da Anna Papale, viene anticipata da piccoli dittici in mostra all’ingresso e prosegue al piano superiore, componendosi delle fotografie che Franco Ferro, classe 1964, ha realizzato nell’ultimo anno immergendosi tra le battigie delle coste siciliane, nel cruciale punto d’incontro tra il perpetuo moto del mare e la stasi della terraferma.
La ricerca si svolge in una zona liminare nella quale l’individuo si fonde con l’elemento naturale, in un panismo che è al contempo fisico ed emozionale: facendosi tutt’uno con esso, il fotografo riscopre il legame ancestrale con il mare e, affidandosi alla corrente, si lascia guidare nella realizzazione di immagini che suggeriscano il medesimo dinamismo delle onde. La rinuncia al cavalletto è la prima, emblematica libertà che il fotografo reclama per non rimanere ancorato alla tecnica e alle costrizioni formali che il medium fotografico impone tradizionalmente, privilegiando, invece, il valore espressivo e spirituale delle immagini. La fotografia che ne risulta è vitale, fugace, al punto da rendere difficoltoso definirla meramente “uno scatto”: si tratta piuttosto di immagini stratificate, in cui luci e bagliori si sovrappongono grazie ai lunghi tempi di esposizione, per poi essere intrappolati su un supporto di carta cotone e sigillati dalla patinata stampa giclée.
Non chiamatela pittura
La ricerca espressionista e spirituale del processo traspare nelle immagini stesse, in cui il soggetto non viene indagato con precisione documentaristica ma si dissolve fino a perdere di consistenza. Creste schiumose sono ancora riconoscibili in lavori come Onda su onda e L’essenziale, nei quali la sfocatura intenzionale è accostabile a fluide pennellate, mentre le increspature argentee delle onde creano una trama luminosa totalmente astratta in studi come Purple Water, nei quale il colore vibrante del mare notturno viene enfatizzato dall’introduzione di fasci di luce artificiale.
In ogni caso il paragone con la pittura è inevitabile: in La piccola onda, la palette tenue e l’immagine poco nitida, con contorni dissolti in sfuggenti tratti, rievoca l’immaginario impressionista, suggestione avvalorata da titoli come Omaggio a Monet che confermano l’intento del fotografo di ripercorrere gli studi luministici dei pittori francesi. A differenza di quest’ultimi, tuttavia, egli non è semplicemente interessato alla resa della realtà nella sua più immediata essenza, ma cerca un dialogo attivo e costante con la natura, ne modifica l’aspetto, servendosi di un inedito medium e di tecnologie in grado di creare nuove composizioni che riflettano lo stato d’animo del fotografo. E’ così che nascono composizioni come Oro Notturno, in cui il netto contrasto tra la luce dorata del tramonto e la profondità delle acque creano guizzi di luce abbaglianti come neon, la cui tensione orizzontale racchiude un’intensa carica emozionale, amplificata dal formato quadrato che accomuna tutte le fotografie esposte.
Nuovi Porti
Il soggetto marino, dunque, diventa pretesto per poter riflettere sul movimento ed il suo incessante andare costituisce metaforicamente un modello di resilienza per l’individuo, nonché un invito a combattere la stasi e reagire all’inettitudine che spesso lo attanaglia e lo costringe ad una stagnante immobilità. Il titolo dell’esposizione è, infatti, in netta contrapposizione con la dinamicità della ricerca del fotografo: più che l’ ultimo approdo, Franco Ferro si concede una piccola sosta per fare un riepilogo della sua ricerca, pronto a ripartire verso nuovi porti. Allo stesso modo, lo sguardo della Banca Patrimoni Sella & C. rimane puntato verso nuovi orizzonti, suggellando la promessa di aprire nuovamente le sue porte e offrire visibilità a promettenti artisti locali.