Intervista a Micol Di Veroli
Dall’1 febbraio al 17 marzo 2013 il MACRO Testaccio, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, ospita la mostra itinerante “Israel Now – Reinventing the future”. Curatrice della mostra è Micol Di Veroli, protagonista della nostra intervista.
Chi è Micol Di Veroli?
Sono storico dell’arte e curatore con una passione per la Nutella e con qualche chilo di troppo.
Quale percorso formativo e professionale hai seguito e da quanto tempo fai il curatore?
Dopo gli studi in storia dell’arte ho iniziato a curare mostre ed in seguito ho ricoperto il ruolo di direttore artistico della galleria Dora Diamanti di Roma. Il mio primo evento risale al lontano 2004, da quella data sono cambiate moltissime cose, sia nel nostro tessuto sociale che nel mondo dell’arte. Diciamo che il percorso formativo non si esaurisce mai, bisogna sempre studiare, informarsi e considerarsi sempre agli inizi di qualcosa.
Che ruolo svolge oggi il curatore e quale ruolo si accinge a ricoprire in futuro all’interno del “sistema dell’arte”?
Diciamo che il curatore è tra le figure più discusse del mondo dell’arte contemporanea. Molti pensano che fare il curatore si riduca a presentare un progetto e a farsi pagare, in realtà se questa figura vuole continuare ad esistere in futuro deve per forza di cose evolversi. Per il mio modesto parere il curatore professionista dovrebbe ricoprire un ampio spettro di ruoli teorico-pratici. Si parte dagli studio visits passando per il supporto e la promozione degli artisti sino a giungere al dialogo con le parti istituzionali, al fundraising, alla gestione del rapporto collezionisti-galleristi ed all’ideazione e all’analisi critica dei progetti.
Ci sono caratteristiche indispensabili per fare questo lavoro? Se sì, quali?
Alla base di tutto c’è una caratteristica fondamentale: avere una visione ben precisa sostenuta da un continuo studio. Poi bisogna munirsi di perseveranza, tenacia e coraggio. Non farsi condizionare dalle mode del momento. Il curatore non è un lavoro per tutti e nemmeno per pochi, passione ed amore devono essere il motore centrale della vostra professione.
Credi che il ruolo del curatore sia trasversalmente riconosciuto? Perché?
Come ho già detto il curatore deve essere trasversale più che trasversalmente riconosciuto. Nell’ideazione del progetto “Israel Now” ho provato a sovvertire gli schemi, a rimettere l’opera al centro della scena invece di sottolineare per l’asfissiante presenza della linea curatoriale. Siamo abituati ad esser prevaricati dall’ingombrante figura del curatore, ormai giunto alla sua ennesima essenza catodica, questo perché abbiamo un disperato bisogno di qualcuno che ci guidi all’interno di un’arte contemporanea sempre meno comprensibile. Sin troppo spesso però, chi dovrebbe chiarirci le idee le confonde ancor di più.
Quando curi una mostra quali criteri segui? Come scegli gli artisti e il tema della mostra? Spiegaci il tuo metodo di lavoro.
Solitamente tutto parte da uno spunto letterario, filosofico, cinematografico o semplicemente legato alla vita di tutti i giorni. Attorno all’incipit si sviluppa l’intero progetto. L’idea però rimane sempre aperta, poiché deve essere completata dalle opere degli artisti selezionati in base al tema trattato. In genere non voglio forzature, preferisco che l’opera e l’artista sviluppino l’idea prescelta e non rappresentino semplici pedine atte a convalidare le scelte curatoriali.
Consigli per chi voglia intraprendere questa professione?
Tranne quello di avere le spalle larghe e non mollare mai non saprei proprio cosa consigliare, del resto ognuno ha le giuste carte da giocare ed i mille sbagli da fare. Diciamo che la professione del curatore segue dinamiche diverse da persona a persona e da città a città. L’iter è sempre quello, si comincia da piccoli eventi, si scrive qualche articolo e si cerca di creare movimento attorno a quello che si fa. L’importante però è differenziarsi e non accontentarsi delle soluzioni di facile portata. Avallare le scelte del resto del sistema vi renderà solo l’ennesima copia di figure preesistenti e ben più potenti di voi.
Parlaci di un progetto o un incontro, per te, significativo in positivo o in negativo…
Di incontri sia positivi che negativi ne ho fatti parecchi. Ognuno di questi ha stimolato la mia voglia di crescere e di non mollare mai. Il lavoro del curatore è sovraesposto alle critiche, soprattutto a quelle negative da parte di colleghi ed altri addetti al settore. Bisogna riuscire a trasformare tutto questo in energia positiva.
Si è appena inaugurata la mostra “Israel Now – Reinventing the future”. Una sede importante, un gran numero di artisti dalla diversa produzione coinvolti nella mostra, collaborazioni prestigiose come l’Ambasciata d’Israele in Italia, la Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti ed istutuzioni e il Museo di Arte Moderna e Contemporanea (MAMBA) di Buenos Aires, solo per citarne alcuni, un fitto calendario di eventi collaterali. Insomma un progetto ambizioso. Come nasce “Israel Now – Reinventing the future”?
“Israel Now – Reinventing the Future” è un grande ed ambizioso evento che raccoglie le esperienze artistiche di 24 artisti israeliani provenienti da differenti realtà ed esperienze. La mostra offre al pubblico un vasto panorama multidisciplinare in modo da fotografare attentamente nuovi stili e tendenze. L’obiettivo principale è quello di mostrare al pubblico italiano la visionarietà e la potenza creativa di un grande Paese, troppo spesso associato al conflitto. Israele è invece il centro nevralgico del futuro, una nazione capace di proiettarsi in avanti pur mantenendo salde le sue millenarie tradizioni. Queste caratteristiche mi hanno convinto ad orientarmi sulla tematica del futuro reinventato, in modo da fotografare il presente ed anticipare l’avvenire. Oltre alla mostra principale, abbiamo cercato di dare voce ad altre realtà culturali della terra di Israele, ospitando una rassegna di corti d’animazione selezionati dal PK Festival ed il convegno “Imprint di una Nazione: Israele” organizzato da Drago. Per finire abbiamo affiancato alla mostra un ricco programma didattico per bambini.
La mostra “Israel Now – Reinventing the future” non si è ancora chiusa, hai già dei progetti futuri?
Le regole del gioco impongono di non fermarsi mai. Tra pochi mesi sarò impegnata in un altro grande progetto internazionale ma non voglio anticipare nulla. L’obiettivo è sempre quello di portare più pubblico possibile all’interno dei musei per ricomporre una frattura aperta dall’arte contemporanea nell’ultimo decennio con scelte curatoriali non proprio “user friendly”.
(1) Keren Cytter, The hottest day of the year, 2010, video, 12’55”
(2) Lea Golda Holterman, Untitled (dalla serie Orthodox Eros), 2009-2011, fotografia, 100×100 cm
(3) Shai Kremer, Idf structure near the Turkish railroad station, 2009, c-print, 101×127 cm
(4) Nahum Tevet, Islands, 2012, vernice industriale su legno, specchi, 368X254x106, Courtesy dell’artista e Galerie Anne De Villepoix, Parigi. Foto di Elad Sarig, Tel Aviv