Il crepuscolo dell’umanità
Si sente spesso affermare ingiustamente che l’arte non debba essere capita, probabilmente perché mantenendo questo suo stato di incomprensibilità, riesce a guadagnarsi un posto sul piano dell’aulico, del “non per tutti”. È così, però, che questa diventa esclusivo appannaggio di una piccolissima élite che nutre il proprio narcisismo intellettuale grazie all’ignoranza di qualcun altro. Nulla di più sconcertante.
Effettivamente, esistono opere che non hanno la necessità di essere comprese in senso scolastico e accademico, poiché a validarle come opere d’arte sono una serie di motivazioni che hanno portato alla loro creazione, pur non avendo contenuti storici, culturali o sociali che comunemente ne garantiscano il valore esistenziale. Affermare di non dover capire l’arte significa sostenere il disinteressamento dall’esistenza delle cose che costituiscono il mondo, mentre dovrebbe essere nutrito un forte interesse per la conoscenza. Capire l’arte, dunque, non implica doverne apprendere, come uno studente, ciò che essa raffiguri, bensì significa comprendere come questa sia sintesi e raggruppamento di motivazioni che si manifestano esteticamente e che hanno mosso l’artista verso la sua realizzazione, scisse o meno dalle narrazioni che l’opera può contenere.
L’opera Twilight di Yirui Fang (ShanDong, Repubblica Popolare Cinese 1997) rientra in quello spettro di opere che non necessitano di una comprensione, in quanto non contengono una narrazione didascalica, tale da raccontare un ipotetico significato dell’opera; solo tramite attente riflessioni, suggestioni ed esaminando le scelte formali ed estetiche dell’artista è possibile raggiungere un’importante dimensione significante che apre vedute sull’uomo e sul mondo. Sembra ovvio poter affermare di avere davanti un dipinto olio su tela con strette campiture di colore che muovono le loro stesse sfumature in senso circolare, ma addentrandosi oltre il colore e le pennellate, si scopre come l’opera indaghi sul crepuscolo umano, sull’ora prossima al buio della società, un momento etereo, sospeso, ma estremamente rigido e denso di tensione. Il riferimento è chiaro, ne parla la struttura, ne parla la scelta cromatica e la parvenza di quelle ultime forme umane. Potremmo infatti essere davanti ad un affresco rinascimentale, ad una volta di angeli e santi che scrutano in basso gli inferi, la sofferenza dalla quale si separano per via di un centrale spiraglio di luce.
Nulla è lasciato al caso, persino l’astrazione stessa delle figure umane sancisce una presa di posizione da parte dell’artista, uno sguardo critico nei confronti del momento in cui l’umanità sta attualmente vivendo. Il crepuscolo non è soltanto il momento del giudizio, quell’attimo di avviamento del processo di separazione fra il bene e il male, fra il perdono e la condanna, bensì è la separazione fra la distruzione che l’uomo ha generato –in cui lui stesso è coinvolto senza rimedio– e quell’ultimo spiraglio mancato di luce, di rinascita e vita. Ecco quindi come quella apparente nuvola di santi lasci tristemente ricordare agli ultimi peggiori disastri ambientali del ventunesimo secolo, a quelle nubi rosso fuoco che hanno sovrastato le teste di tutti, nascondendo il cielo e mutando visivamente la terra in inferno. Allo stesso modo lo scenario che Yirui Fang suggerisce nel suo Twilight è quello disastroso in cui persino il cielo si priva all’uomo, si chiude e si nasconde dal suo sguardo, rimuovendo ogni separazione fra quello che era il luogo del perdono e il luogo della dannazione, gli inferi terrestri ai quali l’uomo si è condannato autonomamente.
Ma dove sono le figure umane? Dove sono il loro pentimento e la loro sofferenza? L’artista non accenna all’uomo per un motivo ben preciso, che puntualizza come quest’ultimo stia sparendo, come venga man mano sostituito dalle sue stesse invenzioni. I perimetri della figura umana sono solamente accennati, si allude alla sua presenza, ma ogni corpo si avvia alla totale sparizione, allo stesso modo di come scompare attualmente nella società contemporanea, sostituito da macchine e intelligenze artificiali che prendono il suo posto nella formulazione del pensiero e nella realizzazione pratica delle cose che lo circondano. L’uomo è svanito, si è estinto lasciando esclusivamente distruzione alle sue spalle e cancellando ogni cosa ha persino abolito l’ideale di perdono e l’aspirazione verso questo.
Fra colori e pace apparente, l’artista rivela dunque una narrazione forte, amara, difficile da accettare, ma perfettamente in linea coi tempi. L’astrazione dell’uomo è di fatti un fenomeno irrefrenabile a cui lui stesso ha dato inizio. L’inferno in terra è ciò che ha destinato al futuro, ha giudicato se stesso sostituendosi a Dio, coprendo il cielo al quale ha sempre aspirato, sprofondando sotto terra nell’unico ipotetico luogo in cui potrà continuare a vivere fino alla sua totale estinzione.
Il crepuscolo di Yirui Fang è un’opera di maestosa bellezza e attenzione intellettuale verso la società e i fenomeni che la caratterizzano, che grazie alle sue elevate dimensioni avvolge chi la osserva, inglobandolo per un attimo mostrandogli il presente e il futuro, i valori ai quali si appigliava con ogni sua forza e il modo in cui li ha dimenticati e sostituiti, ricordandogli come il tempo è giunto al termine e che la notte è più vicina del previsto.
BIO
Yirui Fang nasce a ShanDong nella Repubblica Popolare Cinese nel 1997. Dopo la laurea in Pittura presso la Lu Sun Academy of Fine Arts si sposta a Venezia e nel 2020 si specializza in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2023 partecipa alla residenza Paratissima Factory a Torino. Sempre nel 2023 partecipa alle mostre: Un trait d’union, Piazzetta Accademia Militare, Torino; Artefici del nostro tempo, Padiglione 29, Forte Marghera; Start Arte-Saluzzo, Fondazione Amleto Bertoni, Saluzzo.