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Astrazioni stratificate

Lara Ilaria Braconi alla Finestreria

 

Si chiude il prossimo 16 giugno la personale di Lara Ilaria Braconi presso l’Art Studio Finestreria di Milano. Una mostra organizzata in partnership con la galleria di Lorenzo Vatalaro e con un testo introduttivo di Claudia Ponzi.

 

Veduta della Mostra “Muta nel vento” alla finestreria, Lara Ilaria Braconi. Ph Antonio Maniscalco.

 

Il progetto espositivo si presenta con un corpus di lavori eterogenei dalla nomenclatura significativa: “I sogni non hanno titolo”, un percorso visivo che a partire dalle singole opere muove verso nuovi scenari di ricerca che coinvolgono anche il pubblico.

Il lavoro della Braconi, infatti, è un continuo di stratificazioni sia formali che di suggestioni; “azione emotiva” che mediante l’attività pittorica attraversa gli stati di coscienza. Questa stratificazione di senso e di segno non si pone limiti; Lara non rinuncia mai alla tridimensionalità, alla relazione con lo spazio; sembra non curarsi del perimetro imposto dalla superficie pittorica:

 

Cerco di muovermi liberamente per quanto mi è concesso; un foglio, una tela, una parete sono spazi in cui agire.

 

Teatrino, “I sogni non hanno titolo”, Lara Ilaria Braconi. Ph Antonio Maniscalco

 

Raccogliendo lo stimolo offerto da Lucio Fontana la Braconi più volte si fa spazio “oltre il limite”, mediante l’espediente dell’asportazione: ritaglia porzioni del supporto pittorico per mostrarci un “vuoto” che diventa “pieno”, circoscritto di colore e segno.

 

Sono dei piani di lavoro altre dimensioni spaziali, delle prospettive, dei punti di vista?

 

A proposito di prospettive e punti di vista… Risulta interessante l’operazione dialogica con il pubblico messa in atto nel corso della mostra. La Braconi ha volutamente lasciato senza titolo le opere esposte (come anche rivela il nome della serie “I sogni non hanno titolo”) e ha chiesto ai visitatori di attribuirne liberamente uno. Si tratta della volontà di rilevare le diverse suggestioni prodotte dalla visione e dall’osservazione e stimolare il pubblico ad una lettura profonda delle opere, rendendolo -in qualche modo – parte di quel processo di stratificazione.

 

Degli amici ieri sera mi hanno fatto un gioco: a seconda dei titoli di ciascuno mi è stato chiesto di indovinare a quale quadro si riferissero. Non sempre ci sono riuscita, è stato divertente e sorprendente. Si sono aperti scenari disparati, a volte molto concreti e naturali, a volte emozionali e ludici.

 

L’esperienza visiva del pubblico diventa parte del fare pittura, in una costante dimensione di ascolto da parte dell’artista che s’impegna a raccogliere e a formalizzare; componendo e disgregando, annotando e cancellando.