Intervista a Silvia Idili
di Valentina Lucia Barbagallo
Chi è Silvia Idilli?
In tutto questo tempo penso di essermi fatta un’idea di chi io sia, ma credo che la piena scoperta e consapevolezza del vero “io” avvenga solo alla fine della propria esistenza, quando si chiude il cerchio… Dipingere, per me è un buon metodo per imparare a conoscere me stessa: è la mia ricerca interiore.
Quanto il contesto in cui vivi o da cui provieni influenza la tua ricerca artistica nella scelta delle tematiche e dei supporti che utilizzi?
Da sempre ho avuto una predilezione per le tavole di legno. Forse, perché questo materiale
esprime la forza della natura. Un buon tramite capace di generare un impulso per poter
manifestare la propria identità individuale.
Tutti i posti nei quali ho vissuto e tutto ciò che vivo influenza in maniera significativa non
solo la mia pittura ma anche la mia vita, le mie giornate, i miei sogni, sensazioni e visioni.
Sicuramente, anche il mio luogo d’origine, la Sardegna – terra antica e mistica, ricca di antiche tradizioni e arcaiche culture – mi influenza.
Credo sia molto importante farsi travolgere da tutto ciò che ci circonda per capire meglio chi siamo e quale direzione stiamo prendendo. Penso esista un sistema di metabolizzazione di tutto ciò che viviamo che, in qualche modo, sfocia in qualcosa.
Nel mio caso questo avviene tramite la pittura. La pittura diventa un’elaborazione di
di tutto ciò che è stato assorbito e che ha lasciato un segno, un ricordo.
Quanto è importante per te il confronto con ciò che ti circonda: società, mass media, altre ricerche artistiche, ecc.? Quanto questo ti influenza e come?
Il confronto, la relazione con qualsiasi aspetto della vita è per me importante.
Tramite il confronto si capiscono meglio molte parti di sé e della propria ricerca è una
occasione di scambio, riflessione e crescita.
Chi sono gli artisti che ami di più e perché?
Non ho degli artisti che amo particolarmente rispetto ad altri, ne esistono tanti…
Mi piace osservare, scoprire e ritrovare nei lavori di artisti sia storici che contemporanei
elementi comuni. Questo non fa altro che confermarmi che l’ arte generi un linguaggio comune di visioni e significati. Sono particolarmente affascinata dal visionario David Lynch: è interessante il modo in cui utilizza il cinema come strumento per vedere “oltre”.
Come definiresti il tuo lavoro?
“Ut pictura poesis”.
La tua è una pittura molto evocativa e ricca di simboli: nulla è come appare; bisogna sempre andare oltre. Quale messaggio vuoi trasmettere e su cosa vuoi farci riflettere?
Vorrei far riflettere sul non soffermarsi solo sulla realtà esteriore ma anche su quella interiore, poiché credo che vi sia sempre una corrispondenza tra ciò che è fuori e ciò che è dentro.
L’arte dovrebbe necessariamente stabilire uno stretto contatto con l’anima e condurre alla riflessione interiore. La pittura, nel mio caso, è lo strumento di cui mi avvalgo per ricercare la spiritualità suggerita da simboli ed immagini che non hanno solo un fascino estetico ma anche un potere evocativo.
C’è stato un evento o un incontro in particolare che ha segnato una svolta nella tua ricerca?
Tutto ciò che lascia un segno nella mia vita crea una riflessione nella mia ricerca. Non
c’è stato un evento o incontro così fondamentale rispetto ad altri: tutto è una somma di avvenimenti che lasciano la propria impronta, il proprio sapore. Gli incontri ed i periodi negativi sono quelli che s’imprimono di più ma che allo stesso tempo danno la possibilità di riflettere, ricominciare, cambiare, ed ecco, la svolta.
Come definiresti l’arte contemporanea italiana?
Non saprei… forse, rispetto al passato il termine più esatto per definirla oggi sarebbe, indefinibile.
Che progetti hai per i prossimi mesi? A cosa stai lavorando?
Ho intenzione di fare un viaggio… leggere, approfondire le mie ricerche.
(1) Il passaggio verso l’infinito orizzonte del vuoto, 57×100 cm, olio su tavola, 2012.
(2) Sulla cima, 27×17 cm, 2012.
(3) Visionaria 1, 20×20 cm, 2011.