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Flussi lirici e sonori: Inesse

Leopoldo Mazzoleni e Michele Spadaro

 

Secondo l’Enciclopedia Treccani il termine flusso individua, in senso proprio, lo scorrimento di un liquido o di un altro fluido su una superficie o attraverso un determinato condotto e, con valore concreto, la quantità stessa di liquido che fluisce.

In senso figurato, il termine indica un movimento continuo di persone o cose (anche astratte) che susciti l’immagine dello scorrere… Quindi anche un flusso di note in uno spartito, di nodi in un intreccio, di pensieri concatenati in un ragionamento.

Il lavoro dell’artista e architetto catanese Leopoldo Mazzoleni (1953) articola visivamente tutte le sfumature di significato sopra evocate attraverso diversi tipi di incontro.

Il primo si svolge tra acqua, colore acrilico e tessere di carta. Seguendo uno schema matematico che viene stabilito dall’artista prima di depositare l’acrilico sulla carta, l’acqua – per il principio di capillarità – attraversa il colore e, di tessera in tessera, ne scinde le componenti.

Giallo e nero sono i colori coinvolti nella prima metamorfosi che si scorge, entrando, sulla parete sinistra. Lo schema scelto dall’artista segue la regola della permutazione, già usata da Mozart nelle sue composizioni, ma facilmente riscontrabile in natura. In breve, il principio di permutazione potrebbe essere reso così: mantenendo gli stessi elementi, ma mutandone l’ordine, il risultato cambia. Come usando le stesse note in ordine inverso si compongono diverse melodie, così un paesaggio è diverso da un altro pur condividendo gli stessi elementi, solo composti diversamente.

Così, nello schema illustrato alla Fondazione Brodbeck, l’artista programma quattro flussi partendo da un unico schema che, ruotato di volta in volta di 45°, cambia l’ordine di successione delle tessere e di conseguenza l’incontro dell’acqua col colore, creando così nuove mescolanze. Modificano il flusso dell’acqua dei “riduttori di flusso”, consistenti in mascherine impermeabili che con dei fori costringono l’acqua a incanalarsi, modificandone il percorso.

Ruotando verso la parete in fondo, di fronte l’entrata, il visitatore vede illustrato il processo di distribuzione del colore, effettuato dall’acqua, a partire da 100 tessere nere. Il nero di queste tessere viene distribuito, attraverso 48 passaggi, in 4800 tessere e, distribuendosi nello spazio, manifesta tutti i colori di cui è composto, dai blu ai rossi, ai gialli. La metafora evocata è quella del buco nero; l’entropia nel punto fermo. Spiega Mazzoleni: «la realtà è frutto da un continuo mescolarsi di elementi nel flusso dell’esistenza. Un punto fisso nel tempo e nello spazio non è reale, è tutto frutto di un’infinita trasformazione».

 

Leopoldo Mazzoleni, Inesse, Fondazione Broadbeck, 2022. Ph. Luca Guareri

 

Una piena manifestazione di questo concetto è la traduzione dell’ultima trasformazione cromatica illustrata in melodia, realizzata dall’ingegnere del suono Michele Spadaro (Catania, 1994) e che corrisponde alla seconda tipologia di incontro, tra chimica e armonia. Questi, servendosi del proprio bagaglio tecnico e compositivo, ha trasformato in suoni il processo della trasformazione delle 100 tessere nere. Usando lo schema di Mazzoleni come una sorta di spartito che, attraverso una decodificazione algoritmica, ne genera il suono. Un’ulteriore trasformazione è quella evocata nell’immaginario del visitatore ed è del tutto personale, pur mantenendo uno schema chiaro, dettato dai toni dei colori che il suono mantiene. Il nero della partenza è infatti reso con un suono cupo come un rombo per poi schiarire nel giallo che viene interpretato da dei suoni leggeri che cinguettano come trapelando nel rombo iniziale. L’immaginazione del pubblico varia, costituendo il terzo tipo di incontro tra melodia e immaginazione. Una volta procede da un temporale in arrivo nei pressi di una foresta al conseguente affacciarsi degli animali, passata la tempesta; un’altra volta si manifesta nell’eco di una frana, per poi allargarsi alla rifrazione dei raggi solari sui bianchissimi ghiacciai da cui era scaturita.

 

Michele Spadaro, Inesse, Fondazione Broadbeck, 2022. Ph. Luca Guareri

 

Inesse, a cura di Gianluca Collica, manifesta il caos da cui deriva l’ordine della realtà, così come della immaginazione. L’incessante metamorfosi degli elementi – naturali e artificiali – si riversa e converge in un torrenziale flusso di pensieri. Alla fine della mostra è collocata a parete una fila di grandi cuscini che, da un lato, conservano la schematicità delle serie sinora illustrate; dall’altro, richiamano volutamente una stasi, morbida e temporanea, evocata anche dal titolo del lavoro che compongono, La pelle del tempo. Il lavoro costituisce un punto d’appoggio dove far (ri)posare la mente e l’occhio e porta a interpretare il flusso protagonista dell’intera mostra come un processo di continua rigenerazione.

La mostra sarà visitabile presso Fondazione Brodbeck di Catania ogni venerdì e sabato dalle 18.00 alle 20.30 (ultimo ingresso alle 20.00) sino al 2 ottobre 2022.

 

 

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In copertina: Ph. Luca Guarneri