Questioni di arte
Nel luglio 2020, in occasione della collaborazione con la Maison Dior, per la sfilata della collezione Cruise 2021, decido di intervistare Marinella Senatore che, con luminarie di archi “pensosi”, ha realizzato una scenografia atta a esaltare anche la piazza del Duomo di Lecce, in cui la sfilata ha avuto luogo.
“[…] Ben vengano, allora, tutte le commissioni, come questa di Dior o di qualunque altro contesto, che possa dare modo agli artisti, non solo di esprimersi, ma anche di poter lavorare, e il lavoro è sempre dignitoso. Ricordo, inoltre, che lavorare con una casa di moda, come lavorare con un’etichetta musicale, una collaborazione specifica una tantum o in teatro o anche tante incursioni nel cinema, come tanti artisti fanno, non è meno lodevole che lavorare nel sistema arte e basta. […]”
Scelgo questo estratto dell’intervista perché si adatta bene al flusso di pensieri che mi porta a sottoporre chi legge a una riflessione: considerare la più controversa tra le relazioni, quella tra arte e moda.
Negli ultimi anni, la moda e l’arte sono diventate di tutti e per tutti in un’eclatante, ma poi non così sconcertante, apertura verso la “comprensione” comune; verso una democratizzazione che, attenzione agli esempi proposti, pone l’accento su come questi ultimi due anni, forse, non hanno creato solo distanziamento.
Nel gennaio 2021 Prada presenta la collezione MensWear FW2021, disegnata da Miuccia Prada e Raf Simons, interamente ed esclusivamente in diretta streaming.
Alla sfilata, la Maison associa un talk, anch’esso in streaming, durante il quale i co-direttori creativi rispondono alle domande di giovani studenti di università di tutto il mondo; in perfetta assonanza con l’intero intento della collezione: il desiderio di contatto.
Alla fine il contatto diventa concettuale e tematico oltre che tradotto attraverso gli abiti. Arte, architettura, design, filosofia; l’occasione di relazionare e relazionarsi con e su questi argomenti evidenzia anche la necessità di altri “contatti”. E Prada ne stimola molti; si auto-espone per attirare all’arte (Fondazione Prada), si “artifica” per attirare alla moda. La sua altisonante firma è un richiamo indiscusso; se senti Prada pensi inevitabile alla moda e all’arte.
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Interessante anche il coinvolgimento, passatemi il termine, interdisciplinare; la musica della sfilata è infatti affidata a Plastikman nome d’arte di Richie Hawtin, musicista elettronico canadese, noto per il suo sound ripetitivo di matrice techno.
Cambiano le location e i media di fruizione delle sfilate e di anteprima delle collezioni; si fa spazio la dimensione dei fashion films. Infatti, nello stesso anno, Tod’s presenta la collezione #sevenT, di Walter Chiapponi, attraverso un film che ha come protagonista un giovane uomo, impersonato da Lorenzo Zurzolo che ci narra, nella location Villa Ronchi, splendida magione di campagna a Vigevano, la sua settimana in solitaria, il tempo che scorre e la leggerezza con cui affronta l’isolamento.
Torniamo all’inizio, e quindi alla Senatore, la cui intervista ha posto le basi di questa riflessione. Per la sfilata Cruise 2021 di Dior, Maria Grazia Chiuri, da sempre sensibile all’arte contemporanea e alle sue questioni, apre una connessione tra arti e artisti visivi. La dimensione pugliese diventa ricarica energetica esplosiva, visto anche il periodo in cui si sviluppava la collezione.
Arte e moda scendono dai loro piedistalli e vanno in strada. Si spengono i riflettori e si accendono le luminarie; le luci delle feste cittadine illuminano abiti haute couture, trasformando le modelle in sante laiche e le sfilate in nuovi riti di culto sociale cui tutti siamo invitati a partecipare. I simboli di questi nuovi rituali non sono per nulla scelti a caso.
La moda e l’arte contemporanea hanno utilizzato il linguaggio delle feste patronali, per attuare la ritualità tipica di queste manifestazioni, capaci di fare scendere in piazza tutti e di appianare le differenze in nome di un sentire comune. E la Senatore lo dice bene ad apertura di questo articolo “lavorare con una casa di moda, […] come tanti artisti fanno, non è meno lodevole che lavorare nel sistema arte e basta. […]”
L’arte è descrizione e definizione del sociale; il suo linguaggio sembra ostile, è vero, ma ha imparato a possedere i luoghi e le persone in modi vari e disparati; è uscita dai musei, dai luoghi istituzionali, ha donato nuove visioni e nuove vesti a città e spazi aperti. La moda è quanto mai assimilabile alla società in cui si forma, svolge, dilaga; il suo linguaggio è forse più chiaro, perché raggiunge più facilmente i target di destinazione e crea osservatori a più ampio raggio. È entrata dirompente nei luoghi istituzionali, li ha anche trasferiti su stoffe e forme, dandogli nuove visioni e nuove vesti. Sono affermazioni che convergono quasi completamente e che perciò, per natura, permettono di affermare che la moda è arte; che non c’è relazione controversa, che rispondono entrambe a specifici dettami e non lo fanno in maniera diversa.
fonti per le foto: prada.com ©