Residenze a distanza:
stimoli e limiti dell’online
Le curatrici di Innesto Spazi di ricerca, art space ravennate, sono state intervistate in merito alla mostra collettiva su Instagram, seguita all’esperienza di residenza online, Come lenzuola al vento. Il bilancio critico di questa esperienza si evince dal confronto tra due diversi tipi di residenza realizzati dal progetto, una a distanza ‒ quella sopracitata ‒ e una in presenza, dal titolo Sonnentag, svoltasi nello spazio ravennate questa estate.
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Mentre la prima ha visto partecipare sette artistǝ di diverse parti d’Italia, la seconda ne ha avuto ospiti tre di provenienza geografica diversa, i cui lavori sono tutti scaturiti dal dialogo con il territorio ravennate. Se da un lato la componente online ha conferito alla prima esperienza la facoltà di azzerare i costi di trasporto, di allestimento, di vitto e di alloggio che ogni progetto residenziale ed espositivo richiede, la distanza ha altresì comportato l’azzeramento del dialogo tra lǝ artistǝ, che invece è stato il nucleo della residenza estiva. Da un lato quindi il progetto online ha fatto sì che tutte le proposte dellǝ artistǝ siano confluite nel progetto in parallelo, senza incontrarsi lungo la sua costruzione finale. Dall’altro ha permesso la nascita di nuove collaborazioni, lontane dal contesto territoriale dell’art space, e l’allargamento del suo bacino di fruizione, con la rinnovata attenzione alla cura del sito web e delle pagine social, nonché l’impegno di creare, oltre alla redazione cartacea dei cataloghi, una versione fruibile online.
L’aspetto delle nuove collaborazioni, dell’abbattimento delle distanze, dello stimolo a nuove esperienze allestitive è stato anche condiviso dall’esperienza di Sciame Project mobile residence, un progetto online nato prima della pandemia. In particolare, tra il 2016 e il 2017, si è manifestata l’esigenza di trasferire in un luogo non fisico Lucisorgenti, la mostra annuale di arte contemporanea, normalmente ospitata a Cascia (PG), a causa della serie di terremoti che ha duramente colpito l’Italia centrale in quegli anni, di cui abbiamo parlato in una precedente intervista all’artista Miriam Montani, coordinatrice del progetto.
Lo sviluppo dell’esperimento sul sito web era basato inizialmente sulla rete di contributi artistici, poetici, filosofici basati su alcuni temi quali l’Impermanenza, la Memoria, l’Abitare, e il Disabitare, legati strettamente al territorio e al distacco da esso. In seguito si è trasformato, trasferendosi su Instagram e prendendo forma di una residenza in differita cui hanno partecipato, con cinque post ciascuno, suddivisi in cinque giorni, 41 artisti e 6 curatori, coordinati oltre che da Miriam Montani, dagli artisti Athanasios Alexo e Vincenzo Zancana.Nonostante il riconoscimento del valore dei contenuti condivisi dagli artisti e l’auspicio che le collaborazioni instauratesi continuino in futuro, Miriam Montani ha riscontrato, oltre a questi aspetti positivi, il disorientamento personale che la modalità online ha provocato in lei nel perseguire gli obiettivi del progetto, facendo rinascere l’esigenza di ricondurre Sciame alle sue radici fisiche, nel centro Italia, motivo per cui ha portato a Cascia (PG) la mostra seguita alla residenza online.
Raccolgo un estratto dell’ultima intervista a Miriam che trovate in calce a questo articolo, per tirare una linea e provare a fare una somma di questo tipo di esperienza online e cercare di rispondere alla seguente domanda: le residenze a distanza hanno davvero sbloccato un update delle antenate in presenza o sono solo il riflesso di un’adattabilità imposta dalle esigenze della pandemia? Forse a questa domanda non c’è una risposta unica; ogni esperienza singola ha tratto le sue conclusioni, ha fatto il proprio bilancio. Forse questa è l’eredità più comune a tale tipologia di esperienza: la pandemia, l’insistenza sull’online hanno generato riflessioni a livelli concentrici: personalissimo, associato, collettivo; intimo, professionale ed etico. Come afferma Miriam: «siamo morti di noia, ma abbiamo paura di annoiarci. La modalità online vista con distacco di qualche tempo, credo ci abbia fatto capire quanta paura abbiamo di non riuscire ad essere comparse di questo mondo cinematografico».
Intervista a Miriam Montani
B: Secondo te la situazione pandemica ha fatto scoprire qualcosa della modalità online, visto che è stata adottata da voi prima dell’emergenza sanitaria? È qualcosa che secondo te continuerà, anche quando sarà tutto finito? Oppure è più una testimonianza di un’adattabilità che è stata necessaria a continuare il lavoro di confronto e di messa in gioco tra artisti e curatori?
M: Cara Bianca, rispondo alle tue domande da un mio punto di vista, forse non condivisibile da molti e forse anche da te, ma la residenza IG di Sciame (Sciame Mobile Residence) mi ha personalmente disorientata e fatta allontanare dai miei obiettivi del progetto (Sciame Project).
Siamo morti di noia, ma abbiamo paura di annoiarci. La modalità online, vista con distacco di qualche tempo, credo ci abbia fatto capire quanta paura abbiamo di non riuscire ad essere comparse di questo mondo cinematografico. Ci ha fatto capire quanta paura abbiamo di stare soli con noi stessi e il nostro pensiero; quanto siamo incapaci di cullare un dolore, una gioia o una paura dentro di noi per farle trasformare in altro; quanto non riusciamo a fare silenzio. Ci ha insegnato a comprendere come il nostro nutrimento è l’apparenza, incapace di radicarsi perché non ha un luogo fisico né le nostre profondità interiori.
La situazione pandemica mi ha fatto venire un grande bisogno di riportare Sciame Project sul territorio del centro Italia (il famoso cratere), dove il sisma c’è stato realmente e non è solo un argomento web, ma sto ancora cercando di raccogliere le energie per riuscire a farlo perché non ho ancora metabolizzando del tutto questo periodo. La scorsa estate portammo la residenza IG a Cascia (Pg) sotto forma di esposizione, proprio per questa esigenza.
Se la residenza di Sciame non fosse iniziata prima dell’inizio della pandemia in Italia, credo che non sarebbe mai partita, perché aveva esigenze diverse probabilmente dagli altri eventi anche se in comune hanno sempre avuto la mancanza di spazio.
Tuttavia è stato molto interessante e bella la collaborazione tra artisti e curatori dove vi è stata, e spesso anche i contenuti generati (anche dove operava l’artista senza curatore). Sarebbe bello poter mantenere questa collaborazione anche in altre occasioni.