Editoriale

Il gioco semiserio del palloncino

 

Quanti di noi ricordano la gioia di aver ricevuto in dono dai propri genitori o nonni un palloncino? Magari proprio durante una festa di paese in cui il sacro e il profano danzano con una disinvoltura tale da non far alzare il sopracciglio di nessuno.

Torniamo al palloncino, regalo che non ci viene solo donato ma di cui ci viene raccomandato di averne cura e di non allentare mai la presa, pena vederlo volare via senza alcuna possibilità di riportarlo indietro… Insomma, il palloncino simbolicamente rappresenta per ognuno di noi una vera e propria tappa evolutiva: forse, la prima responsabilità. Eppure, nonostante i consigli, puntualmente, il palloncino è fuggito di mano a tutti noi, svettando sui tetti tra il pianto disperato del bambino rimasto senza il giocattolo e lo sguardo a metà tra sogno e realtà degli adulti che in quel palloncino rivedono un ricordo della loro infanzia ma anche la libertà e la forza di spiccare il volo e andare via incurante delle conseguenze per chi lo ha amato (il suo primo e unico compagno di gioco) e per sé stesso.

Forse l’abbiamo presa un po’ larga, ma quando nel 2012 abbiamo deciso di lanciare il nostro Blog (quello con il dominio improbabile, vi ricordate?), abbiamo scelto proprio un nomen omen, ovvero, Balloon perché in esso vedevamo: il nostro primo impegno editoriale basato esclusivamente sulle nostre risorse e capacità (sì, eravamo solo in due e avevamo sogni e ambizioni di  2000 persone!); la libertà di volare in alto, scegliendo senza alcun condizionamento le mostre, gli artisti e i curatori di cui scrivere; la possibilità di sgonfiare le bolle del sistema dell’arte contemporanea facendo, metaforicamente, inalare l’elio contenuto nei palloncini e dando loro voce (per poco una voce meno impostata) solo dopo aver compiuto questo gesto e, ad un tempo, per noi, la possibilità di dare aria ai nostri polmoni – leggi “mente” – potendo finalmente trattare argomenti che ci stavano davvero a cuore. Oggi, quello spazio c’è ancora, nonostante tutto; e anche la nostra voglia di scrivere, di nutrirci e di nutrire di arte, ma anche di design, contaminazioni del linguaggio e della cultura contemporanea tout court.

Eravamo solo in due e oggi abbiamo con noi un gruppo di giovani, talentosi e appassionati che s’impegnano quotidianamente a stare con l’arte, per dirla alla maniera di Gilbert & George.

Alle porte del nostro decimo anno (chi l’avrebbe mai detto!?), abbiamo deciso di portare avanti un’operazione di restyling del nostro primo vero spazio virtuale e dei nostri contenuti… Ma per sapere davvero cos’abbiamo in mente non dovete mai perderci di vista durante il 2022!

Valentina & Giuseppe