Design

Grafica Unita

mostra urbana di pubblica utilità

Un manifesto di Risorgimento

 

 

Il 17 marzo del 1861 viene proclamato il Regno d’Italia, a seguito di mesi di insurrezioni e sommovimenti popolari capitanati da Giuseppe Garibaldi alla conquista del Regno delle Due Sicilie. Liberarsi dall’oppressore, risorgere in nome di un’unità, scuotere una coscienza italiana già presente in nuce.

Una coscienza oggi forse assopita dietro il velo delle maschere che indossiamo contro un nuovo nemico, ma che vuole rinascere a gran voce riducendo quelle distanze fisiche a cui siamo costretti e concretizzandosi in un cammino di memoria visiva e storica all’insegna di un’unione culturale e sociale.

Per commemorare il 160 ͦ Anniversario dell’Unità d’Italia 1861-2021 lAccademia di Belle Arti di Catania, con il patrocinio del Comune di Catania, dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, del Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania, del Palazzo Butera di Palermo, dell’Aiap e della Fondazione Domenico Sanfilippo editore, ha pensato di smuovere gli animi dei cittadini con una mostra urbana di pubblica utilità, esponendo per le vetrine dei negozi di Via Etnea, sotto gli occhi del pubblico incedente, una serie di manifesti progettati dagli studenti, dai cultori e dai professori del corso di secondo livello in Design della comunicazione visiva che reinterpretano un evento storico di capitale importanza per la nostra nazione.
L’esposizione potrà essere fruita a maggio in un inedito allestimento presso la sede dell’Accademia in Via Franchetti.

«Il progetto grafico nasce dall’idea di superare i vincoli posti dalla decretazione ministeriale con l’intento di portare un clima di ottimismo alla città, trasformata per un giorno in palcoscenico di una narrazione visuale. Un’iniziativa iscritta in realtà in un programma più ampio di occasioni che l’Accademia vuole promuovere in relazione al territorio catanese e al suo tessuto urbano.» – ci rivela Lina Scalisi, presidente dell’Aba e professore ordinario di Storia Moderna al Disum UniCt, curatrice e ideatrice della mostra assieme al docente Gianni Latino. «L’Anniversario dell’Unità d’Italia è una data significativa che la pandemia ha lasciato in sordina così come tante altre ricorrenze e sembrava sterile farne una celebrazione formale, vuota. Le fruizioni si caricano di senso se riescono ad entrare profondamente in connessione con i cittadini, così le vetrine dei negozi che si affacciano sulla via principale della città sono divenute i contenitori naturali per le piccole opere d’arte dei nostri ragazzi. Sono stati selezionati alcuni manifesti, dopo avere effettuato un concorso di idee, dove la grafica si fa memoria. È stato un gruppo di lavoro seguito dai docenti dell’accademia, primo fra tutti Gianni Latino e non solo. Eravamo molto curiosi di osservare la reazione del pubblico tanto che durante l’arco della giornata i nostri allievi hanno prodotto una documentazione fotografica, sviluppando una metanarrazione. Abbiamo bisogno di unità più che mai, di una collettività che si possa riconoscere in un carattere identitario. Siamo troppo separati dalla pandemia, dalle diseguaglianze oggettive, per cui riportare indietro l’orologio a quel clima di entusiasmo, a quel momento di grande passione e di esaltazione, parlare nuovamente di Unità ha avuto una carica terapeutica».

Pensata come una passeggiata guidata per le vie del centro, il cittadino viene invitato a un percorso di reminiscenza che ha avuto il suo inizio in piazza Università, attorniato dai palazzi settecenteschi. Accostandosi alle vetrine di Palazzo Gioeni D’Angiò, attirato dal piacere all’acquisto, il “viandante” si è trovato di fronte un racconto di segni tipografici, di forme, di immagini, una fusione estatica di pensiero e ricordo. Venticinque manifesti, progettati metodologicamente perseguendo una definita linea di ricerca sia sul piano storico che di pianificazione grafica, hanno reso manifesto la rielaborazione del lungo e complicato processo che ha portato allo stato unitario, manifestando un forte sentimento di appartenenza e un chiaro messaggio per la comunità alla compartecipazione alla bellezza.

Contaminazioni di idee, di «narrazioni e contronarrazioni, non di retorica ma di antiretorica», sintetizzate nei concept di 300 caratteri sotto forma di cartellini accompagnati da un tricolore, si illustrano argomenti e personaggi protagonisti del Risorgimento italiano.

Sulle note dell’inno di Mameli, Fratelli (d’Italia) Uniti di Valeria Alberio ricalca accordi di lettere e versi, inneggiando alla forza e alla coesione in vortici circolari verdi, bianco e rosso. Temeraria, impavida Anita, «pietra, alabastro risorgimentale», in groppa al suo destriero spodesta Garibaldi nel suo ruolo di condottiero, visione di libertà ed effigie delle donne che lottarono per l’unità in Sorelle d’Italia di Martina Giustolisi. Se Le culture diverse di Sofia De Grazia rappresentano la frammentazione in Stati attraverso gli stemmi tra regni e ducati, Viva la gran risorta! di Tommaso Russo rivela tutto lo spirito patriottico per un’Italia unita al ritmo delle parole dell’inno, racchiuse in una bandiera sventolante. Adrianna Slonecka in un’opera di montaggio a mo’ di collage tra ritaglio di giornale e di riviste mette in bella mostra su una mano l’articolo unico che il 17 marzo proclama, per Volontà della Nazione! , il Regno d’Italia, il cui testo viene pubblicato nel numero 68 della Gazzetta Ufficiale. Manifesto, “dunque sono” di Giorgia di Carlo, un bilanciamento di colori e di segni, sollecita un’unione oltre i confini geopolitici. Giusi Pantò stilizza la sagoma dello stivale componendo tipograficamente le due parole libertà e unità, abbracciate dall’ulivo e dalla quercia, simboli e Valori d’Italia. Una forma poligonale composta dall’ “assembramento” di triangoli ospita le pagine dei romanzi di Tomasi di Lampedusa, di De Roberto, di Sciascia che descrivono la storia unitaria da un punto di vista isolano ne Il peso della parola di Margherita Malerba. Uniti di Alessia Calì si identifica nell’unità armoniosa della natura per mezzo dell’intreccio di forme attorcigliate, Siamo umanamente Uniti di Ludovica Privitera mette in evidenza l’incapacità di sentirsi veramente uniti nelle rivalità tra nord e sud, tra regioni, tra comuni. L’accentuazione dell’elemento tipografico, Unit(à), nel blu Savoia e la scelta della stella (insieme che, pur formato o derivato da più elementi, risulta tuttavia unitario, omogeneo e solidale) costituiscono elementi di identità di un Paese nel lavoro del docente Maurizio Lo Curzio. In Uniti siamo l’Italia di Gianluca Santoro e in Rinascita di Corrada Caccamo si ritraggono i volti delle personalità che hanno contribuito all’unificazione, l’uno nei profili, l’altro in un mosaico di frammenti figurativi stagliati su un sole che risorge. Per Olga Gurgone, Ri-disegnare un’Italia sotto un’unica bandiera oggi significa ridisegnarla sotto forma di un fiore, la primula, emblema della liberazione dal virus. Una Italia, un ottagono dal cui centro si diramano Otto Stati indipendenti, otto linee diagonali, otto sistemi diversi, viene delineato quale ripetizione progressiva dei caratteri e delle frasi nel manifesto progettato dal docente Giuseppe Maurizio Astuti.

Uno Stato Rinascente viene poi figurato negli otto manifesti di Orazio D’Urso (Unità/Un’Italia), Federica Bistoletti (Verso tutte le direzioni), Chiara Contarino (Un’Italia Preunitaria), Christian Plurione (Risorgimento e Rivoluzione), Anna Compagnone (Donna d’Italia), Valentina Giocondo (Italia Divisa), Rachele Sciacchitano (Amata unità d’Italia) e di Isabella Gliozzo (Viva V.E.R.D.I). Il docente Gianni Latino spiega che «la grafica non è un’arte fine a se stessa e il grafico non è un artista, piuttosto un progettista. Attraverso il segno grafico, l’illustrazione, il lattering i ragazzi hanno creato degli artefatti con la volontà di trasmettere un’idea, un messaggio. Per esempio al negozio della Rinascente, vediamo esposto il pugnale di Garibaldi perfettamente geometrico all’interno di cerchi che formano una R, la R di Risorgimento in cui tipografia, artefatto e manufatto si fondono insieme. Vediamo ancora una mappa dell’Italia suddivisa non più tra stati ma con le monete che si utilizzavano al tempo oppure disegni come sono questo gioco di parole Unità/Un’Italia, la Stella, simbolo del risorgere, l’Italia Turrita o il Viva Verdi, dietro cui si cela Viva Vittorio Emanuele Re di Savoia. Si tratta dunque di piccoli messaggi che tra di loro diventavano spunti e soprattutto conoscenza: senza memoria non c’è futuro. Attraverso la grafica, attraverso il segno, che è un segno di interpunzione e segno tipografico, si può comunicare quello che è il pensiero culturale e storico.»

Con Letteratura Unita di Leonardo Maltese e con Qui si fa l’Italia o si muore di Nora Arnone, celebre frase attribuita a Garibaldi, sovrapposta su uno sfondo rosso con l’immagine di due mascherine chirurgiche, quel rosso che allude al colore delle camicie dei garibaldini, si conclude il tragitto di una testimonianza storica che ha il suo culmine al civico 306 di Via Etnea, dove si erge il monumento del 1921 dedicato a Giuseppe Garibaldi in onore della sua visita a Catania nel 1862.

Come sottolinea Lina Scalisi: «L’arte nasce per essere vista, per parlare di un linguaggio non verbale che colpisce l’immaginazione di un popolo. L’arte è un processo di contaminazione perché fai delle domande, ti chiedi, ti informi, cerchi di capirne un po’ di più, ti incuriosisce, non possiamo sottrarla alla cittadinanza. E se c’è una pandemia che contagia, noi contagiamo con le immagini».

 

Documentazione fotografica a cura di Rosario Antoci e Armando Romeo Tomagra