Onstream Gallery
Intervista a Chiara Gesualdo ed Eleonora Rebiscini
di Chiara Franzò
Onstream Gallery, sul web dal 1 luglio 2020 con la mostra WARO, Welcome to my World. (W.W.W), è una galleria online dove chiunque può visitare un’exhibition e al tempo stesso acquistare opere d’arte. Nasce da un’idea di Chiara Gesualdo ed Eleonora Rebiscini ed è una nuova realtà fresca e digitale che cerca di farsi spazio nel nostro panorama artistico e culturale.
Dal 22 ottobre al 5 novembre è stata online la mostra Are We All Connected? di Bruno Cerasi in cui artista e le curatrici si sono prefissate come obiettivo quello di rendere l’arte partecipativa coinvolgendo il pubblico. Ed è questo uno degli scopi principali di Onstream Gallery: fare in modo che tutti possano accedere facilmente al mondo dell’arte.
Chi sono Chiara Gesualdo e Eleonora Rebiscini? Parlateci di voi.
E.R.: Ho una laurea magistrale in Storia dell’Arte, dopo la quale ho deciso di dedicare un anno a un Master in Economia dell’Arte e dei Beni Culturali: in quel frangente mi sono resa conto che avevo già maturato molte competenze a causa di varie esperienze lavorative nel settore.
Negli anni dell’università ho portato avanti costantemente una formazione da autodidatta nel campo del digital marketing e, da tempo, avevo intenzione di unire le due cose.
Ho iniziato a conoscere davvero il settore dell’Arte quando ho studiato il Mercato, in particolare le gallerie, gli art advisor, le banche con le loro collezioni private, le assicurazioni e tanto altro.
Questa è stata la chiave attraverso cui ho capito finalmente che non dovevo rinunciare ad una cosa per farne un’altra: potevo unire arte e digital marketing per lavorare all’interno del Mercato.
C.G.: Ho conseguito un MA in Museums, Galleries and Contemporary Culture alla University of Westminster di Londra; la mia tesi di laurea è stata sulla comunicazione digitale e l’importanza dell’utilizzo delle piattaforme digitali nel contesto dell’audience engagement.
Durante l’Università ho avuto delle esperienze lavorative importanti come gallery assistant e assistant curator. Le gallerie con cui ho lavorato, si occupavano di arte commerciale e artisti emergenti e collaboravano già con realtà digitali (per esempio nell’autenticazione delle opere arte, certificazione opere digitali ecc.). Tuttavia, ho sempre avuto la voglia di far qualcosa di mio, nel mio paese. Ho conosciuto Eleonora tramite Instagram e ci siamo incontrate a un opening a Roma la scorsa estate. Al Talking Galleries di Barcellona lo scorso gennaio (il cui tema è stato proprio l’importanza del digitale nel sistema dell’arte) le ho confidato la mia idea di Onstream Gallery e della galleria online. Lei, ovviamente, ha sposato immediatamente l’idea e così è nata la nostra collaborazione.
Non definite Onstream Gallery “la versione migliore di una galleria” né tanto meno un Marketplace? Che cos’è allora?
Onstream Gallery è la Galleria d’Arte online dove gli utenti possono visitare una mostra come se stessero in un Museo e comprare opere d’arte allo stesso tempo, proprio come in Galleria.
Noi facciamo online exhibition, diverse dalle virtual exhibition, perché non abbiamo uno spazio fisico da riprodurre sul Web, ma il Web è il nostro spazio espositivo dal quale tutto ha origine.
L’obiettivo è semplice quanto ambizioso: portare l’Arte a casa dei Millennials, soprattutto quelli che non hanno mai messo piede in Galleria.
Durante il recente lockdown molti musei e gallerie italiane hanno compreso che per sopravvivere alla crisi, che già da anni colpisce questo settore, dovevano aprirsi al mondo virtuale. La vostra idea nasce da questa esigenza o già avevate in mente il progetto?
La nostra idea non nasce assolutamente da questa esigenza, noi abbiamo iniziato a lavorare al progetto a gennaio 2020. Sicuramente la pandemia ha accelerato la consapevolezza da parte del mondo dell’arte di doversi mettere online in modo consapevole e remunerativo, ma dal punto di vista operativo per Onstream Gallery non è cambiato niente.
In Italia si parla poco di imprenditoria digitale dell’arte. Come pensate sia stata accolta la vostra iniziativa?
Pensiamo sia stata accolta come tutte le novità che si affacciano sul Mercato per la prima volta: inizialmente con diffidenza, poi con curiosità. Fino ad oggi diverse persone hanno mostrato interesse nel nostro progetto.
Per quel che riguarda il pubblico invece, la mostra Are We All Connected? ha avuto un vero e proprio effetto virale, ci ha fatto conoscere molto ed è stata un successo dal punto di vista mediatico. Ha fatto sentire le persone più vicine fra loro.
Parlateci della vostra ultima exhibition, quella di Bruno Cerasi con la mostra Are We All Connected? Protagonisti sono i fruitori stessi chiamati a co-crearla determinando in questo modo delle connessioni e rendendo l’arte accessibile a tutti. Ce ne parlate?
Onstream Gallery è nata con l’idea di avvicinare più persone possibili al mondo dell’arte, Are we all connected ne è l’esempio. È una mostra partecipativa che chiama le persone a diventare co-creatori, da qui l’idea di superare anche il ruolo passivo del pubblico e di dar loro un ruolo attivo.
Bruno Cerasi è l’artista con cui abbiamo deciso di realizzare tutto questo. La sua ricerca artistica subisce un profondo cambiamento nel 2009 dopo un ictus celebrale che lo porta a riadattare anche la sua pratica. Da lì inizia a indagare le connessioni invisibili tra le persone arrivando ai concetti di partecipazione, inclusione e all’importanza dei luoghi (Bruno in passato ha realizzato anche site-specific installation che potevano essere fruite in un periodo limitato di tempo).
Per la seconda mostra volevamo realizzare qualcosa che posasse l’attenzione sul concetto di “mondo online vs offline”, dimostrare che questi due mondi non sono poi così opposti e soprattutto che dal loro dialogo e interconnessione può nascere qualcosa di interessante. Insomma, volevamo lanciare un messaggio. Da questi presupposti è nata l’idea della mostra ibrida: Are We All Connected, la mostra online che si realizza offline. Nel mondo reale, le persone partecipano condividendo con noi i loro luoghi speciali e questo alimenta la mappa del mondo virtuale, visibile sul sito web della galleria. Le persone quindi partecipano alla realizzazione della mostra, ma allo stesso tempo stanno facendo qualcosa in più: Cerasi partirà da questi punti per la creazione di una costellazione geografica nata dalla connessione di tutti i luoghi speciali delle persone. Ed è così che Are we all connected si propone come quello spazio dove reale e virtuale si incontrano creando un universo simbiotico. Crediamo che in un periodo come questo, dopo mesi in cui abbiamo assistito ad un boom di “mostre online”, “esperienze digitali”, Are We All Connected possa dimostrare che virtuale e reale possono coesistere e dialogare tra di loro.
Siete online dal primo luglio 2020 e avete aperto con la mostra di Waro Welcome to my World (W.W.W). Con che criterio scegliete gli artisti?
Gli artisti che scegliamo hanno tutti una cosa in comune: sono particolarmente fedeli ad uno, massimo due concetti che li rendono particolari, riconoscibili nel mucchio.
Chi visita Onstream Gallery si accorge subito come i nostri artisti sono apparentemente molto diversi fra loro, e questo per noi è un valore aggiunto: ci piace dare ad ognuno lo spazio che merita, senza doverlo necessariamente omologare o associare ad una tendenza della Galleria.
Un’altra cosa che solitamente ci chiedono è quale medium preferiamo: in realtà non ci piacciono neppure queste definizioni, al contrario ci deve colpire il “Why” dietro la ricerca di un artista, non il mezzo, e quindi il “What”, che utilizza.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Sicuramente nel 2021 vi saranno molte exhibitions, ma per ora ci stiamo concentrando sulla chiusura di Are we all Connected? e sulla messa in vendita delle opere di Bruno Cerasi, che ci sta dando davvero molte soddisfazioni. Poi ci saranno degli storytelling dedicati ai singoli artisti nel periodo natalizio, ma non possiamo dire di più!